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martedì 3 settembre 2019

Rousseau approva l'inciucio. Per l'alleanza M5S-PD non ci dovrebbero essere ostacoli



Ormai la strada per l’alleanza di governo M5S-PD sembra del tutto spianata. Anche la manciata di scritti al sistema Rousseau ha espresso il suo voto favorevole.  Circa 63.000 pentastellati hanno approvato l’alleanza. Non si capisce bene quale sia la significatività di questo risultato a fronte dei 10 milioni di italiani che hanno votato il movimento l’anno scorso soprattutto per avere un’alternativa al PD con il quale ora invece ci si intende alleare.
Di maggiore rilievo ai fini della fattibilità dell’inciucio sono stati gli interventi della Merkel sul PD, con l’invito ad allearsi ad ogni costo e quindi a cedere alle richieste di Di Maio, e dell’Elevato Belin su quest’ultimo per richiamarlo all’ordine.
Certo che comunque vadano le cose tra Grillo e Di Maio non sarà più lo stesso. Il giovane avellinese ha osato ribellarsi. Ha rivendicato delle posizioni anche contro la linea di Conte e di Grillo e avrebbe dovuto solo indossare la livrea e stendere il tappetto rosso a Zingaretti e al professore del popolo. L’Elevato Belin dagli occhi che spesso vanno fuori dalle orbite e dalle frequenti urla assordanti queste cose non le dimenticherà e lo aspetta al varco. La fine politica del giovane avellinese sarebbe scontata: al momento opportuno scomparirà dalla scena. Questo ovviamente secondo l’ex comico genovese.
L’età fa brutti scherzi e quel che pensa Grillo, non più lucido come una volta, conta fino a un certo punto perché anche la “creatura” pensa… Non ha voluto uno scontro frontale con l’Elevato Belin e dice sì per accontentare tutti, ma in tempi non sospetti si è vantato di avere dalla sua parte un numero di senatori fedelissimi con i quali a tempo debito potrebbe far saltare l’inciucio. L’Elevato Belin può urlare quanto vuole e  il professorino di provincia si sdegni pure dall’alto della sua bravura riconosciutagli ai vertici della politica mondiale, tanto di fatto non conta niente.
Al di là di Rousseau con un sostegno pari a nemmeno l’1% di tutto l’elettorato, ci sono milioni di populisti che stanno dalla parte di Di Maio, perché l’ex “creatura” ha anche un curriculum: è stato titolare di un governo che ha raggiunto diversi obiettivi per 14 mesi. Non teme le elezioni, anzi le cerca per una conferma, per un’emancipazione dall’Elevato Belin e dal professore di provincia Giuseppe Conte. Gioventù, divino tesoro…