Discorso chiuso per quanto riguarda l’omicidio dell’architetta 35enne il 2 ottobre scorso a Boca Chica: la donna ha investito con la sua jeep il ciclomotore a bordo del quale c’era un poliziotto non in servizio con tutta la sua famiglia, la moglie e due figli, e non si è fermata. Il poliziotto è salito a bordo di un mototassì con l’arma in mano costringendo il mototassista a inseguire il veicolo della collisione e sparandogli contro diversi colpi di pistola. Quando il veicolo inseguito si fermò, il poliziotto abbandonò il ciclomotore, ruppe il vetro del finestrino lato guida con il calcio della sua arma di servizio e fece due spari colpendo con uno in faccia a bruciapelo la vittima. Dopodiché, caricò la donna ferita sul ciclomotore e la portò insieme al mototassista al vicino ospedale dove poco dopo si verificò il suo decesso.
Tutto perfettamente chiarito! Il poliziotto ha anche dichiarato di essersi pentito. Siamo commossi!
Nel frattempo si scopre che la parte anteriore della vettura della vittima era in perfette condizioni subito dopo l’incidente, mentre le foto scattate nel parcheggio del commissariato mostrano un paraurti anteriore incidentato. Capita qui che quattro e anche cinque persone circolino per le strade a bordo di un ciclomotore anche nelle ore notturne e senza fari accesi. Non è stato dimostrato però che il poliziotto effettivamente portasse con sé la sua famiglia se si esclude la testimonianza del mototassista che non vale niente talché anche a lui è stato comminato un anno di carcere preventivo.
Per quel che riguarda la manomissione dolosa del paraurti della vettura della vittima, non pare che si debba aggiungere altro. Danni artefatti, testimonianze fasulle, verbali fasulli…
Non c’è proprio motivo di fidarsi della polizia a quanto pare, soprattutto dopo un anno e sette mesi che l’istituzione che dovrebbe porre un freno alla delinquenza si dedica a reprimere le violazioni delle misure anticovid.
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