Il paese è in subbuglio e i connazionali qui residenti sono preoccupati. A partire dal prossimo 18 ottobre non si potrà nemmeno salire su un mezzo di trasporto pubblico se non si sarà in grado di dimostrare di aver ricevuto almeno due dosi del vaccino oppure se non si sarà in possesso di un esito negativo del tampone PCR eseguito non oltre sette giorni prima.
Innanzitutto c’è da notare che a imporre questa nuova misura non è un decreto né tanto meno una legge. Si tratta, invece soltanto di una risoluzione del ministero della salute, uno strumento assolutamente insufficiente visto che si tratta di restrizioni che violano la costituzione, soprattutto tenendo presente che non esiste più lo stato di emergenza.
Mi viene chiesto:
i requisiti della scheda in questione possono essere ritenuti soddisfatti in caso di vaccinazione eseguita all’estero, ad es. in Italia? Evidentemente no, salvo ulteriori precisazioni;
questa misura riguarda anche i turisti? Evidentemente sì;
i supermercati sono inclusi? Evidentemente sì, perché ricompresi nei centri commerciali e negozi (tiendas).
Uno strumento giuridico insufficiente, impreciso, che genera dubbi e disperazione tra i cittadini…
Molto probabilmente si tratta dell’ultimo colpo di coda del governo per indurre i circa un milione di cittadini che hanno solo la prima dose a inocularsi anche la seconda.
Il governo tace. Nel frattempo l’afflusso ai centri vaccinali si è impennato.
Una misura praticamente impossibile da attuare e con dei risvolti tragicomici: chi intende farsi il tampone ogni sette giorni dovrà spendere 18.000 pesos al mese, l’equivalente a uno stipendio medio.
E tutto sulla base di una semplice risoluzione ministeriale!
Potremmo essere anche solo in presenza di un incentivo a completare la vaccinazione per chi non l’ha ancora fatta.
Nulla di più! In fondo una guerra non dichiarata come quella attualmente in atto tutto deve ritenersi lecito!