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lunedì 30 dicembre 2019

Impedimento di salida o divieto di espatrio: talvolta una sgradita sorpresa per chi si presenta alle partenze in aeroporto




Ci sono oltre 300.000 dominicani che non a cui non è consentito lasciare il paese per diversi motivi. A questi si aggiungono circa 17.000 stranieri che vivono nel territorio nazionale e che hanno controversie legali diverse: spagnoli, francesi, tedeschi, italiani, canadesi, cinesi, americani e cittadini di altre nazionalità che nel paese hanno cause pendenti per mobili, immobili, aggressione fisica e sostegno all'infanzia.
Nel caso dei dominicani, molti di loro sono coinvolti in bande di droga, atti di corruzione, fallimenti di aziende e frodi contro lo Stato, contrabbando di armi e merci, violazioni sessuali, omicidi, ecc.
I divieti di espatrio contro dominicani e stranieri, sono imposti dalla Procura Generale della Repubblica su richiesta di giudici e pubblici ministeri di diverse giurisdizioni e sono notificati alla Direzione Generale della Migrazione per l'esecuzione.
Tuttavia, le fonti hanno rivelato che molti divieti di espatrio risalgono a 10, 15 e persino 20 anni fa, e che le loro cause in gran parte sono scomparse,  ma che sono tenuti vigenti dalle autorità.
Tra i dominicani a cui è stato impedito di viaggiare all'estero ci sono numerosi ex funzionari governativi, ex sindaci e consiglieri, membri attivi e in pensione delle forze armate e della polizia nazionale, ex diplomatici, sportivi e uomini d'affari di diversi settori.
https://www.facebook.com/groups/506846253094468/search/?query=divieto%20di%20espatrio&epa=SEARCH_BOX


domenica 29 dicembre 2019

Cosimo Maraglino ci parla dell'andamento della sua impresa nella Rep. Dominicana dopo il suo rientro in Italia



Un post di Cosimo Maraglino che ci racconta la sua esperienza come imprenditore nella Repubblica Dominicana. Un tema molto interessante e molto ben illustrato dal giovane connazionale.
“A Giugno 2018 ho lasciato in Rd un'attività edile con un parco clienti costruito in 8 anni di sacrifici tra privati, aziende multinazionali, banche, assicurazioni ecc ecc. Invece di venderla ad un estraneo, ho voluto lasciare l'azienda (a pagamento) a chi mi aveva seguito negli ultimi due anni, la segretaria, l'ingegnere e il capo cantiere, ho lasciato un ufficio avviato, un mezzo completamente pagato, un conto bancario nuovo (senza debiti), due container pieni di materiale comprati e da pagare con la stessa l'attività. Quando sono andato via, la mia azienda fatturava una media di 1,5 milioni di pesos al mese da circa 3 anni. Avevo previsto una riduzione del fatturato, previsione ovvia che avrebbe comportato comunque una buona vita a tutti e tre, infatti con soli 500 mila pesos di fatturato mensile avrebbero comunque vissuto una bella vita agiata con una bella azienda avviata e ben inserita nel mercato dominicano. Tenendo conto che stiamo parlando di persone di ceto sociale medio basso. Nei primi sei mesi si è scesi drasticamente da 1,5 milioni a 1,0 di media al mese, successivamente da 1 milione al mese si è passati a 500 mila. Il secondo anno non entravano piu lavori nonostante si continuasse a pubblicizzare l attività come prima, nessuno piu li contattava e si è passati subito a 0 di fatturato con conseguente vendita (di nascosto) del mezzo e di tutto cio che c'era in ufficio.
Perche? Semplice!!!
Il dominicano non ha fiducia del dominicano. Vedevano in me (italiano) una persona responsabile, a cui poter dare acconti, lavori di una certa entità, trovavano professionalità e garanzia. Entravo negli uffici dei clienti ed essendo italiano avevo piu probabilità di prendere un lavoro rispetto ad un dominicano. Con loro al comando tutto è andato a rotoli perché nonostante conoscessero alla perfezione il medtodo infallibile con cui si lavorava, non sono capaci di gestire un lavoro in proprio.
Cosa voglio dire con questo? Se avete un attività in Rd non affidatevi mai ai vostri collaboratori dominicani, i migliori sono delle schiappe, ovviamente parlo della maggior parte di essi, non tutti. Contate solo sul vostro sforzo, non fidatevi mai di nessuno, sfruttate al massimo il valore di essere italiani e godetevi quella meravigliosa terra senza fare intrallazzi con nessuno, senza andarvi a mettere nei casini con nessuno.
In rd chi vuole avere successo nel mondo del lavoro ci puo riuscire solo grazie a se stesso e non affidandovi a consiglieri della vita o falsi amici, siano essi italiani o dominicani.
Buena suerte a todos.”

L'omonimia, un problema che si presenta più di qualche volta



I casi di omonimia sono frequenti e creano spesso disagi ai nostri connazionali sia quando entrano nel paese che quando chiedono la residenza. Ecco descritto nei particolari un caso relativamente recente.

“Nel 2017 decisi di trasferirmi definitivamente in RD. Premetto che mancavo dall’Italia da molti anni perché avevo vissuto e lavorato all’estero prima di approdare in questo paese. Iniziai ad informarmi sulla residenza tramite amici e scelsi alla fine di rivolgermi ad un avvocato. Prima di fare questo avevo già ottenuto prezzi e informazioni da 3 studi legali diversi. Alla fine decisi di rivolgermi ad uno in particolare. 
Nell’estate 2017 arrivai all’aeroporto Las Americas di sera e giunto al desk di Migración, l’ufficiale mi indicò con il braccio di recarmi all’ufficio che si trovava nelle vicinanze.  Lì dovetti aspettare mezz’ora l’arrivo del capo-responsabile il quale mi fece notare che il mio nome e cognome compariva sul loro monitor e si trattava di una persona non gradita o ricercata. Fortunatamente in valigia avevo con me tutti i documenti che dovevo consegnare all’avvocato per iniziare la pratica di residenza, pertanto mostrai il mio certificato penale, il certificato di nascita ecc. e spiegai all’ufficiale che il mio nome e cognome è comune nella regione nella quale sono nato in Italia e che comunque data e luogo di nascita sono diversi, come pure la foto che compariva nel computer.
Alla fine dopo un paio di ore e dopo aver esaminato a fondo i miei documenti mi lasciarono entrare in RD senza problemi (premetto che non ho pagato niente).
Iniziai il lungo percorso della residenza con questo ufficio legale che effettivamente mi creò non pochi problemi perché faceva sembrare il processo una cosa semplice e fattibilissima. È stato un calvario portato avanti per quasi 2 anni di cui non chiarisco il perché, in quanto non pertinente con l’oggetto  dell’articolo. A fine estate 2018, dopo essere stato in Italia ed aver ottenuto il visto di residenza, al mio rientro in RD, sono stato ribloccato in dogana all’aeroporto per un’ora. Mostrando ancora i documenti ecc. e spiegando di essere a conoscenza del caso di omonimia, mi hanno fatto uscire senza problemi. Così ho consegnato altri documenti all’ufficio legale e dopo circa 2 mesi e mezzo, Migración ha chiamato l’avvocato per fissare la data della visita medica  per proseguire con il processo di Residenza. Visita fatta, circa 15 giorni  più tardi, Migración ha voluto rifissare un appuntamento senza indicare il perché. Mi sono presentato a Migración e mi hanno fatto accomodare in fondo ad un corridoio dove c’erano gli uffici dell’intelligence. Sono stato lì per circa 4 ore, piantonato da una persona in borghese e quando ho chiesto di andare in bagno, sono stato accompagnato (avevo intuito che il problema era connesso all’omonimia). Alla fine un ufficiale in borghese si avvicinò e io gli chiesi se si trattava di un problema di omonimia perché spiegai che già in entrata all’aeroporto mi avevano fermato. Mi fecero firmare una carta la quale raggruppava un bel po’ di documenti che erano quelli da me presentati a Migración, e mi lasciarono andare.  L’ufficiale incaricato del mio processo di residenza mi avvertì di non uscire dal paese fino al ricevimento di una risposta (mi disse nel giro di 10 giorni), altrimenti avrei potuto avere grossi problemi. 
L’ufficio legale al quale mi ero rivolto non procedeva, a quanto pare non era in grado di risolvere il problema. Dopo diverse settimane senza alcun aggiornamento, decisi di cambiare avvocato. Tramite un conoscente, mi rivolsi ad un altro studio e per fortuna accettarono di proseguire con la mia pratica di residenza. Nel giro di un paio di mesi mi fecero fare le impronte presso la DNCD  che furono certificate dal più alto funzionario del dipartimento. Il tutto si risolse nel migliore dei modi ed ora ho la cédula”. 

venerdì 27 dicembre 2019

Le peripezie di un italo-dominicano all’AILA per un problema di omonimia



Arriva dall’Italia insieme alla moglie dominicana. Si tratta di un settantenne veneto naturalizzato. Presenta alle autorità migratorie il suo passaporto dominicano. Poi viste le perplessità degli addetti esibisce anche quello italiano sul quale è stato apposto l’ultimo timbro di uscita dal paese.
C’è qualcosa che non va. La moglie si preoccupa. Vuole assistere il marito che parla male lo spagnolo. Non glielo consentono. Riesce però a prelevare dal nastro i bagagli di entrambi e a sdoganarli. Ad attenderla fuori c’è il figlio di lui.
Il connazionale finisce nel centro di raccolta stranieri di Haina, il famoso “Vacacional”. Dietro al veicolo cella arrivano anche il figlio e la moglie.
Si apre uno spiraglio. Ci sarebbe un caso di omonimia. Stesso nome e cognome di un ricercato dalle autorità italiane, 20 anni di differenza però. Per le autorità è irrilevante. È già successo. Scambio di persona, omonimia, nel mese di marzo del 2018. Un friulano gestore di una ONLUS per poco non viene rispedito in Italia con lo stesso aereo.
Gli addetti non entrano nei dettagli. Non tengono conto degli elementi evidenti che non supportano i loro sospetti o non vogliono ammettere di avere sbagliato o magari si divertono a rendere la vita difficile a uno straniero anche se naturalizzato. Chissà.
Il connazionale settantenne riesce ad avere dalla moglie le medicine che obbligatoriamente deve prendere ogni sera. Manca l’acqua. Il bottiglione è finito. Bisogna attendere il giorno dopo. Per fortuna tra i suoi compagni di cella c’è un tedesco che gliene dà un po’. Insieme a lui, altri stranieri, due argentini, due cileni, un brasiliano, due indiani. Quasi tutti si erano presentati ai controlli con passaporti falsi. La cella si trova all’interno di un appartamento, uno dei tanti del “Vacacional”.
Le amicizie del figlio sono altolocate. Al mattino presto il connazionale deve essere trasferito assolutamente agli uffici migratori della Feria. Lì viene accertato il caso di omonimia, ma c’è dell’altro.
Nella pratica di cittadinanza ci sarebbero delle irregolarità. Gli si contesta di aver dichiarato il falso sostenendo di essere figlio di dominicani. L’avvocato che ha seguito la pratica è però noto. L’errore è dell’ufficio. Viene quindi rilasciato. Brutta esperienza e vista l’età qualche rischio di troppo, ma tutto è bene quel che finisce bene.
Gli suggeriscono allora di utilizzare solo il passaporto italiano in entrata e in uscita, esibendo semmai la “cédula” dominicana.
Non si capisce come con un passaporto dominicano autentico il connazionale sia finito a Haina, nel centro raccolta stranieri. Sono tante però le cose misteriose di questa vicenda… Qualcuno sostiene che dicembre è il mese in cui tutti vogliono passare il Natale “al caldo”!

lunedì 23 dicembre 2019

Operazione: “Un patto per la vita, Natale sicuro 2019-2020”



Il Centro operativo di emergenza (COE), insieme alle 22 istituzioni che lo compongono, inizierà oggi, lunedì 23 dicembre, la prima fase dell'operazione “Un patto per la vita, Natale sicuro 2019-2020”
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L'agenzia ha riferito che questa fase avrà inizio alle ore 14:00 di oggi e terminerà alle ore 18:00 del 25 dicembre.
Lo scopo è proteggere le vite e ridurre gli incidenti durante le festività natalizie. Si cercherà di prevenire in particolare le intossicazioni alimentari e alcoliche e gli incidenti stradali.
Per questa operazione, il COE avrà a disposizione 40.433 persone tra cui squadre di intervento, medici, paramedici, militari, polizia e specialisti di ricerca e salvataggio.
Le stazioni di aiuto sono 1927, situate in punti critici del paese.
141 ambulanze, tre elicotteri, adibiti a sorvolare punti strategici precedentemente stabiliti su strade e autostrade (forniti dal Ministro della Difesa, tenente generale Rubén Darío Paulino Sem), 97 unità di risposta immediata (URI), 13 unità di soccorso per veicoli situate su strade e punti strategici, nove centri di comando regionali e 37 officine mobili.
L'Istituto Nazionale di Transito e Trasporto terrestre (INTRANT), ha vietato la circolazione dei veicoli da carico in tutto il territorio nazionale dalle ore 12:00 di oggi a giovedì ventisei (26) alle ore 6:00 e da lunedì, trenta dicembre (30), dalle ore 12:00 a giovedì due (2) gennaio 2020 alle ore 6:00.
Inoltre, l'organismo di regolamentazione del traffico ha limitato la velocità di circolazione a 70 chilometri all'ora, viaggiando sempre lungo la corsia più a destra.
INTRANT ha vietato il trasferimento di più di due persone su ciclomotori e ha specificato che entrambi gli occupanti devono indossare il casco protettivo.
Per garantire gli spostamenti sicuri dei cittadini, i tecnici INTRANT eseguiranno ispezioni tecniche veicolari su diversi percorsi e fermate del trasporto pubblico di passeggeri, compresi quelli del trasporto in ciclomotori.

giovedì 19 dicembre 2019

M.I.R.E.: un nuovo partito, nasce nella Repubblica Dominicana e ha sede negli Stati Uniti. Si presenta già con delle idee molto chiare



È nato un nuovo partito italiano all’estero: il Movimento Italiani Residenti Estero (M.I.R.E.). Il suo fondatore e leader è Vincenzo Odoguardi, console onorario di La Romana ed ex presidente della Camera Dominico-Italiana.
Si tratta quindi di un’iniziativa che ha origine nel territorio che ci ospita anche se la sede è negli Stati Uniti. Il        M.I.R.E. si presenta nella circoscrizione America del Nord e Centrale. Il programma del movimento e di Odoguardi è legato alla sua esperienza di uomo delle istituzioni come Console Onorario, come Presidente della Camera di Commercio e come imprenditore nello sviluppo e realizzazione di grandi progetti immobiliari e commerciali.
Il M.I.R.E. si posiziona nella panoramica politica della nostra circoscrizione come alternativa ai tradizionali partiti italiani. Ricalca come strategia di base la ragione di esistere del MAIE, Movimento Associativo Italiani all’Estero, che alle ultime elezioni politiche si è piazzato al primo posto nella Repubblica Dominicana con circa il 44% dei voti e al quarto, con l’8%, dietro alla coalizione di destra, al PD e al M5S in tutta la circoscrizione.
Il M.I.R.E. quindi punta a sostituirsi al MAIE nella Rep. Dominicana e nell’America Settentrionale e Centrale. Nulla di più facile visto che il partito sudamericano ha deluso non poco le aspettative dei suoi elettori e dei suoi quadri soprattutto a seguito della sua recente alleanza con il PD ma anche con il ripetuto appoggio a iniziative volte a ridurre i parlamentari della Circoscrizione Estero.  
Lo slogan del nuovo movimento è: “..Costruiamo un futuro per gli Italiani all’estero”..
Nel suo proclama di lancio si sostiene che:
“Il movimento M.I.R.E.  rappresenta un chiaro rinnovamento del Panorama politico italiano, che schiera Professionisti, Imprenditori e cittadini seri e onesti che si sono distinti all’estero per il grande impegno e lavoro nei paesi stranieri.
Il Movimento e Pronto a valutare e ad informarsi su tutti i temi sensibili degli Italiani  all’estero e metterà a disposizione tutta la sua esperienza e capacita.
Saranno molte le idee e le novità che verranno introdotte dal M.I.R.E.”
Segreteria M.I.R.E., tel. +1 617 886 5167 
Sito ufficiale: www.miremondo.com

Il dengue e il bisticcio sulle cifre



La stima dei decessi per dengue nella Repubblica Dominicana è di più di 100 fino alla data di oggi. “Nel paese è in corso la peggiore epidemia della sua storia”. Lo sostiene il presidente del Collegio Medico Dominicano (CMD), dott. Waldo Ariel Suero.
Inoltre il presidente del CMD ha riferito che i casi di dengue finora registrati nel corso dell’anno sono oltre 30 mila.
Secondo il ministero della salute, invece, i casi di dengue sono stati circa 18 mila e i morti 47.
Una situazione che la dice lunga sulla propensione delle autorità ad alterare cifre statistiche e non solo nel settore sanitario.
“I dati non vengono forniti in modo veritiero perché il governo teme che se si parla di epidemia il turismo ne risenta.” Il dott. Suero ritiene che le autorità sanitarie sbaglino nascondendo la vera situazione epidemiologica del dengue.
"Solo nell'ospedale pediatrico Robert Reid Cabral sono deceduti 60 bambini e oltre 2.600 hanno contratto la malattia, una cifra spaventosa. Perché dicono che nel paese ci sono solo 47 decessi finora e circa 18 mila casi? Non è logico”.
Attualmente, circolano nella Repubblica Dominicana i sierotipi D1 e D3.
L’occultamento della gravità della situazione fa sì che non vengano lanciate allarmi internazionali in grado di avere un impatto sul turismo.
Ad esempio la Farnesina sconsiglia le Filippine ai connazionali tra l’altro perché in quel paese è in corso un’epidemia di dengue che ha provocato finora 600 morti. Facendo le dovute proporzioni tenendo conto delle differenze demografiche, i 100 della Rep. Dominicana diventerebbero 1.000 per cui si deve ritenere che stiamo peggio delle Filippine…