La rapina nella filiale del Banco Popular Dominicano
del settore Isabelita ha avuto luogo a mezzogiorno nella giornata di ieri.
Cinque uomini armati di fucili e pistole che indossavano giubbotti
antiproiettili grigi e uniformi di tutto punto della polizia sono arrivati con
due ciclomotori. Almeno uno di loro imbracciava un fucile M-16. Con tre
passeggeri in un ciclomotore e in possesso di armi lunghe, non si può dire che
abbiano fatto di tutto per passare inosservati.
Si sono fermati alla porta della banca e quindi a
quella adiacente del supermercato Hiper Uno e hanno disarmato la guardia giurata
esterna. Sono due le guardie giurate, ce n’è una anche all’interno. Tre di loro
sono entrati subito in banca. In tutto dodici impiegati presenti, quattro al
servizio assistenza, uno addetto ai finanziamenti, cinque agli sportelli, un
dirigente e un addetto alle pulizie. Approssimativamente è così, si tratta in
fondo della mia banca e la conosco bene.
C’è stato subito all’interno uno sparo a scopo
intimidatorio, tanto per stimolare la solerzia dei dipendenti. Questi secondo
il dirigente intervistato dopo la rapina hanno rispettato alla lettera il
protocollo di comportamento previsto per questi casi e hanno consegnato ai
rapinatori quanto richiesto.
Del resto è fuori dubbio che i delinquenti fossero a
perfetta conoscenza delle disponibilità di contanti in pesos e in valuta estera
giacenti in quel momento nella cassa della banca. Si sono portati via racchiuso
in quattro valige un bottino di 3 milioni di pesos, 38 mila dollari e 5000 euro
circa, in tutto oltre cinque milioni di pesos.
Si possono vedere due fotografie dei rapinatori. Uno
con il casco da ciclomotorista e con il fucile imbracciato con la canna rivolta
verso l’alto e l’altro alla cassa a viso scoperto e con un passamontagna
indossato come copricapo mentre riceve i contanti.
All’ingresso della banca sono rimasti due di loro.
Armi in mano, controllavano i passanti e le persone in entrata e in uscita dal
supermercato. Le prime desistevano dall’entrarci e le altre venivano invitate a
rimanere dov’erano.
Una volta fuori dalla banca con il bottino gli altri
tre hanno ripreso i loro posti sui ciclomotori e hanno sparato delle raffiche
in aria con l’M-16 mentre si davano alla fuga.
Dettagli:
Il commando non si è curato di passare inosservato. Hanno
agito a viso scoperto, hanno sparato subito all’interno e hanno lasciato due
uomini armati all’esterno. Indossavano abbigliamento militare, si parla anche
di tute mimetiche, ma quelli di cui sono state pubblicate le foto portavano
uniformi da poliziotti. Da escludere che la polizia non sia stata informata
tempestivamente.
Questa però si è presentata sul posto in un secondo
tempo e ha bloccato la strada per fare degli accertamenti.
I dodici impiegati della banca sono stati subito
sottoposti a delle cure psicologiche. Se ieri questa affermazione sembrava
anche plausibile, oggi viene in mente però che tale trattamento psicologico per
il superamento del trauma sia anche una sorta di interrogazione mascherata.
Sicuramente si tratta di una prassi di rito nei casi di rapina di una banca e
del resto appare anche evidente che i rapinatori fossero bene informati sulla
disponibilità di contanti della banca in quel momento e che si possa sospettare
che ci siano state delle complicità al suo interno.
Appare anche evidente che i rapinatori non fossero
dei delinquenti qualunque e che si trovassero a loro agio con le uniformi che
indossavano e le armi che portavano: gente insomma con un buon
addestramento militare mica delinquentelli dei bassi fondi!
E non a caso qualcuno ha ricordato il tenente dell’esercito Percival che dopo diverse rapine a banche è stato ucciso in un motel nel quale si era rifugiato.
E non a caso qualcuno ha ricordato il tenente dell’esercito Percival che dopo diverse rapine a banche è stato ucciso in un motel nel quale si era rifugiato.