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venerdì 29 giugno 2018

Rapina nella succursale Hiper Uno del Banco Popular Dominicano. Novità e considerazioni




La rapina nella filiale del Banco Popular Dominicano del settore Isabelita ha avuto luogo a mezzogiorno nella giornata di ieri. Cinque uomini armati di fucili e pistole che indossavano giubbotti antiproiettili grigi e uniformi di tutto punto della polizia sono arrivati con due ciclomotori. Almeno uno di loro imbracciava un fucile M-16. Con tre passeggeri in un ciclomotore e in possesso di armi lunghe, non si può dire che abbiano fatto di tutto per passare inosservati.
Si sono fermati alla porta della banca e quindi a quella adiacente del supermercato Hiper Uno e hanno disarmato la guardia giurata esterna. Sono due le guardie giurate, ce n’è una anche all’interno. Tre di loro sono entrati subito in banca. In tutto dodici impiegati presenti, quattro al servizio assistenza, uno addetto ai finanziamenti, cinque agli sportelli, un dirigente e un addetto alle pulizie. Approssimativamente è così, si tratta in fondo della mia banca e la conosco bene.
C’è stato subito all’interno uno sparo a scopo intimidatorio, tanto per stimolare la solerzia dei dipendenti. Questi secondo il dirigente intervistato dopo la rapina hanno rispettato alla lettera il protocollo di comportamento previsto per questi casi e hanno consegnato ai rapinatori quanto richiesto.
Del resto è fuori dubbio che i delinquenti fossero a perfetta conoscenza delle disponibilità di contanti in pesos e in valuta estera giacenti in quel momento nella cassa della banca. Si sono portati via racchiuso in quattro valige un bottino di 3 milioni di pesos, 38 mila dollari e 5000 euro circa, in tutto oltre cinque milioni di pesos.
Si possono vedere due fotografie dei rapinatori. Uno con il casco da ciclomotorista e con il fucile imbracciato con la canna rivolta verso l’alto e l’altro alla cassa a viso scoperto e con un passamontagna indossato come copricapo mentre riceve i contanti.
All’ingresso della banca sono rimasti due di loro. Armi in mano, controllavano i passanti e le persone in entrata e in uscita dal supermercato. Le prime desistevano dall’entrarci e le altre venivano invitate a rimanere dov’erano.
Una volta fuori dalla banca con il bottino gli altri tre hanno ripreso i loro posti sui ciclomotori e hanno sparato delle raffiche in aria con l’M-16 mentre si davano alla fuga.
Dettagli:
Il commando non si è curato di passare inosservato. Hanno agito a viso scoperto, hanno sparato subito all’interno e hanno lasciato due uomini armati all’esterno. Indossavano abbigliamento militare, si parla anche di tute mimetiche, ma quelli di cui sono state pubblicate le foto portavano uniformi da poliziotti. Da escludere che la polizia non sia stata informata tempestivamente.
Questa però si è presentata sul posto in un secondo tempo e ha bloccato la strada per fare degli accertamenti.
I dodici impiegati della banca sono stati subito sottoposti a delle cure psicologiche. Se ieri questa affermazione sembrava anche plausibile, oggi viene in mente però che tale trattamento psicologico per il superamento del trauma sia anche una sorta di interrogazione mascherata. Sicuramente si tratta di una prassi di rito nei casi di rapina di una banca e del resto appare anche evidente che i rapinatori fossero bene informati sulla disponibilità di contanti della banca in quel momento e che si possa sospettare che ci siano state delle complicità al suo interno.
Appare anche evidente che i rapinatori non fossero dei delinquenti qualunque e che si trovassero a loro agio con le uniformi che indossavano e le armi che portavano: gente insomma con un buon addestramento militare mica delinquentelli dei bassi fondi! 
E non a caso qualcuno ha ricordato il tenente dell’esercito Percival che dopo diverse rapine a banche è stato ucciso in un motel nel quale si era rifugiato.