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sabato 2 giugno 2018

Iscritti all’AIRE e assistenza sanitaria in Italia



Recentemente il nostro connazionale Guido Di Bernardo rientrato in Italia ha affrontato personalmente il tema della copertura sanitaria degli iscritti AIRE e ci ha fornito di prima mano delle importanti informazioni
Sappiamo che abbiamo diritto all’assistenza sanitaria per una durata massima di tre mesi nell’arco di un anno e limitatamente a cure urgenti. La procedura per avere queste prestazioni, ce lo dice Guido, è semplice e veloce, ma soprattutto è necessaria. Lo ha sostenuto già recentemente anche il console di Montreal Filippo Lonardo. E l’esperienza di Guido conferma le istruzioni date dal diplomatico che sono poi le stesse di cui si fa portavoce la Farnesina.
Il cittadino rientrante temporaneamente in Italia deve iscriversi all’ASL, a quella del suo comune di provenienza o a qualunque altra ASL della località di destinazione. Infatti, Guido ci dice che: “Prima di tutto dobbiamo scegliere quale sarà il nostro domicilio durante la permanenza in Italia. Una volta scelto il domicilio ci dobbiamo recare presso l’ASL di appartenenza con un’autocertificazione nella quale dobbiamo indicare i nostri dati anagrafici incluso il paese e l’indirizzo estero di residenza e specificare di essere iscritti all’AIRE”.
Deve essere inoltre espressamente richiesta la copertura sanitaria temporanea, indicando il domicilio, il tempo di permanenza e i dati di tutti i componenti del nucleo familiare in caso di rapporto coniugale con figli conviventi, anch’essi iscritti all’AIRE.
Anche qui l’esperienza di Guido è in sintonia con quanto riferito dal console Lonardo, che però include anche il coniuge non italiano e quindi non iscritto all’AIRE. La novità assoluta di Lonardo e di Guido sta nel diritto all’assistenza sanitaria per i figli non nati in Italia pur essendo italiani e nel coniuge diventato italiano all’estero. Per il console Lonardo questa estensione vale comunque soltanto per i figli minorenni.
Insieme a questo documento di richiesta contenente le menzionate dichiarazioni, ci informa Guido che va compilato un altro stampato che il connazionale riceverà direttamente dall’ASL. Il tutto dovrà essere presentato poi all’anagrafe sanitaria dove in pochi minuti verrà fornito al richiedente un certificato, vedere foto, per ogni componente del nucleo familiare, dove sarà indicata la data di copertura (massimo tre mesi annui) e il medico assegnato che potrà essere scelto da una lista di professionisti accreditati fornita dall’ASL al momento della richiesta. Per i bambini in età pediatrica potrà essere scelto uno specialista pediatra sempre nelle liste dell’ASL.
Questa è l’esperienza diretta di Guido Di Bernardo presso l’ASL Napoli 3 Sud. Almeno lì sappiamo che le cose funzionano così. Altrove funzionano diversamente perché non c’è un comportamento uniforme a livello nazionale.
Per la verità nemmeno l’interpretazione della Farnesina, molto più ampia dell’interpretazione ufficiale del Ministero della Sanità, di cui si fa portavoce il console Lonardo, prevede la possibilità di scegliere un medico di base o addirittura un pediatra. “La tipologia delle prestazioni sanitarie per gli iscritti AIRE ha solo ed esclusivamente carattere di urgenza”.
Si sa ad esempio che la regione Veneto era all’avanguardia fino a un paio di anni fa nell’assistenza degli iscritti AIRE con medico di base e quant’altro. Ora invece secondo le ultime testimonianze ricevute si è adeguata alla comunicazione che non è mai stata smentita e che si trova sul sito di tale ministero sin dal 2008 con aggiornamento al dicembre del 2017 dalla quale si evince che:
“Ai sensi del DM 1° febbraio 1996 ai cittadini con lo stato di emigrato (sono tali coloro che hanno acquisito la cittadinanza italiana sul territorio nazionale, nati in Italia) ed ai titolari di pensione corrisposta da enti previdenziali italiani, che rientrino temporaneamente in Italia, sono riconosciute, a titolo gratuito, le prestazioni ospedaliere urgenti e per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa, pubblica o privata, per le suddette prestazioni sanitarie.”
Ci vorrebbe un’interrogazione parlamentare e dopo 22 anni vista anche la partenza del nuovo governo non sarebbe male chiarire una volta per tutte la tematica, in fondo sono coinvolti oltre 5 milioni di connazionali, quelli residenti all’estero.
Al riguardo vedansi anche i tre articoli pubblicati sull’argomento in questo blog: