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lunedì 11 giugno 2018

Nuove rivelazioni dello storico Moya Pons sull’estrazione dell’oro nella Repubblica Dominicana. Alla base del rilancio del paese come produttore a livello mondiale c’è un geologo italiano




Secondo lo storico Moya Pons la Barrick Gold Corporation produce in un solo anno un milione di once troy che equivalgono a 33,71 tonnellate per un valore monetario immediato di 1.300 milioni di USD pari a 63.700 milioni di pesos dominicani.
Moya Pons ha sostenuto che gran parte dell’oro estratto nella Hispaniola nell’epoca coloniale è rimasto nell’isola dal momento che soltanto 3.44 tonnellate del metallo prezioso sono state inviate a Siviglia, in Spagna, nella prima metà del secolo XVI.
Lo storico afferma inoltre che negli ultimi quattro anni, la Barrick Gold è riuscita a estrarre 135 tonnellate d’oro da un giacimento che fu scoperto dagli spagnoli nel 1505.
Questa storia è iniziata oltre 500 anni fa quando Cristoforo Colombo mise piede sull’isola. Il suo interesse per l’oro era tale che questa è la parola più menzionata nel suo giornale di navigazione: 153 volte. Il pepe, 45, le spezie 25…”-
Lo storico dominicano che ha pubblicato oltre 30 opere ritiene anche che non si saprà mai con precisione il volume totale di oro estratto dal 1494 fino alla metà del XVI secolo.
Ha inoltre aggiunto che l’ubicazione delle città all’epoca non era casuale in quanto queste venivano fondate nelle vicinanze di importanti miniere del metallo prezioso, come Bonao, Santiago o La Vega, il che ha fatto fiorire un’economia contadina basata sul lavaggio con un permanente interesse dello stato per la sua estrazione a partire dalla nascita della repubblica.
Una parte considerevole del metallo restava nell’isola per far fronte al pagamento di salari, servizi e forniture. L’oro era il mezzo di pagamento preferito nella Hispaniola anche se non coniato.
Moya Pons ha rivelato lo sviluppo di un’attività mineraria artigianale basata su padelle (batea) da parte di persone “povere e non tanto povere”. Per oltre 500 anni è stata un’attività mineraria praticata nello stesso modo in cui lo facevano gli spagnoli verso la fine del XV secolo e gli inizi del XVI. Nei periodi di maggiore povertà della colonia di Santo Domingo e anche in buona parte del periodo repubblicano, il lavaggio dell’oro è stato uno dei pilastri dell’economia contadina in determinate regioni.
Moya Pons ha sottolineato che questa attività viene ancora praticata in alcune zone del territorio nazionale anche se in minor misura, principalmente dalle contadine dominicane, in particolare nella Valle del Cibao.
Con la riscoperta della famosa miniera spagnola di Cotui da parte di un geologo italiano, Renato Zoppis de Sena, nel 1947, si è aperto un nuovo capitolo nella storia dell’oro dominicano. È stata eseguita da parte del governo di turno una stima dell’oro esistente nel cosiddetto Pueblo Viejo. Da questi studi emerse che esistevano grandi volumi di oro fusi microscopicamente in strisce che dovevano essere processate utilizzando procedimenti costosi fisico-chimici. Ed è così che la Repubblica Dominicana riacquistò la posizione di importante produttore del metallo.
Renato Zoppis de Sena era stato nominato direttore del settore minerario nel 1949 dal governo di Trujillo. I suoi studi non si limitarono all’oro, ma anche all’ambar per determinarne l’età e a tutti i minerali in genere. Ha pubblicato nel 1969 un Atlante geologico e mineralogico della Repubblica Dominicana e altre opere anche riguardanti il Nicaragua.

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