Manca ancora qualche giorno all’inizio ufficiale
della stagione ciclonica, ma la prima tormenta ha già fatto capolino. Succede
sempre più spesso. Uragani e tormente si originano un po’ prima e un po’ dopo
le date di inizio e chiusura ufficiali che sono il 1 giugno e il 30 novembre.
Del resto si tratta di date approssimative rilevate statisticamente.
Comunque ecco che dopo le esperienze allucinanti
dell’anno scorso, di Irma e di Maria, ci ritroviamo di nuovo i soliti diagrammi
e coni di traiettoria sulle pagine dei giornali.
Questa tormenta si chiama Alberto. È nata nel golfo
del Messico, si è andata rafforzando e ora è alle porte degli Stati Uniti, a
sud della Florida e il suo cono di proiezione attraversa tutto il territorio
USA e addirittura il Canada quasi al completo. Queste almeno sono le previsioni
che però sono sempre un po’ esagerate per aumentare l’indice di ascolto… In
fondo tormente e uragani sono da queste parti soprattutto un grande business
mediatico.
La velocità dei venti è di 64 km/h e quella di spostamento
di 16 km/h. Non diventerà mai un uragano. I suoi venti interni dovrebbero a tal
fine raggiungere i 119 km/h. La sua traiettoria però è esclusivamente terrestre
e al di fuori del mare queste tormente non si rafforzano. Si ritiene comunque
possibile che durante il suo percorso possa arrivare ai 105 km/h: un quasi
uragano di primo grado quindi. C’è da dire però che la sua marcia lungo gli
stati meridionali degli USA con quell’intensità e a una velocità di 16 km/h che
probabilmente andrà riducendosi ancora strada facendo, i danni che questa
tormenta può arrecare sono tantissimi. L’edilizia americana di periferia, infatti,
si basa principalmente su materiali leggeri, legno e plastica, non atti a
resistere alle forti tormente.
La sua traiettoria è però alquanto irregolare e sono
diversi gli stati americani sotto allarme. In particolare la Florida. E questo
fa parte del solito copione. Fiato sospeso per milioni di persone, angoscia
nelle famiglie, preparativi urgenti e spese a non finire per affrontare il
peggio e, soprattutto, tanta attenzione agli show di notizie. Non c’è che dire:
uragani e tormente nell’economia del consumo hanno un grande impatto che viene
anche ampiamente sfruttato.
Intanto nei Caraibi si parla sempre di più di isola
sicura contro gli uragani. Le piccole Antille che hanno subito gravissimi danni
l’anno scorso si stanno risollevando in modo sostenibile. D’ora in poi non ci
vorranno mesi o anni per riprendersi dal passaggio di un uragano di categoria
5, basteranno poche settimane. Vengono interrati i cavi elettrici, si diffonde
al massimo l’utilizzo di pannelli solari per le case, in quanto resistono meglio
alle raffiche di vento e non smettono mai di produrre elettricità, sono stati
fatti ingenti investimenti in attrezzature per rimuovere i detriti. Nelle
costruzioni si utilizzeranno viti e non chiodi e sono già pronte delle finestre
praticamente indistruttibili.
Questi preparativi non riguardano ovviamente la
Repubblica Dominicana dove la settimana scorsa è stato inaugurata la funivia. C’è da attendersi che un eventuale uragano anche di categoria uno sia
in grado di spazzare via in pochi minuti questo sistema di trasporto.
Evidentemente quando hanno deciso di fare il
teleferico non hanno nemmeno per un instante pensato agli uragani. Eppure ormai
sarebbe bene tenerli sempre presenti. Il clima è cambiato e le tormente con
nomi che si possono poi trasformare in uragani da record sono sempre più
frequenti.