Prima o poi doveva capitare. Non aveva senso che con
la seconda economia del mondo la R. Dominicana non avesse rapporti diplomatici.
Un ordine impartito dall’alto tanti anni fa, dagli
Stati Uniti, dall’allora presidente Richard Nixon, che nel frattempo però queste
relazioni le allacciava, ai paesi della regione latinoamericana. Si voleva supportare
l’esistenza di Taiwan che la Cina considera da sempre parte del suo territorio.
O la Cina o Taiwan.
E così la scelta è stata presa e Taiwan ha ammainato la bandiera della
sua ambasciata di cui tra qualche giorno svuoterà anche i locali. Ha già
abbandonato tutti i numerosi progetti di aiuto intrattenuti con la Rep.
Dominicana.
Una nazione sostenitrice in meno per l’isola che la
Cina non vuole che venga riconosciuta da nessuno. Ormai Taiwan ha rapporti
diplomatici solo con 19 stati in giro per il mondo. Haiti almeno gli è rimasto
fedele.
E come mai la Rep. Dominicana ci ha messo tanto per
fare questo passo, così fortemente voluto dalle lobby economiche locali, soprattutto
da quella turistico-alberghiera?
Beh, bisogna dire che questo sostegno, Taiwan lo ha pagato
bene con progetti e soprattutto con privilegi di tutti i tipi a favore delle
persone che contano all’interno del governo di turno.
Non è per fedeltà né per principi morali di sorta
che finora la R. D. ha preferito mantenere le relazioni diplomatiche con
Taiwan. Ora però le cose sono cambiate. E Taiwan accusa: la RD ha ceduto a
ingenti somme di denaro offerte dalla Cina. Si parla di 3.000 milioni di
dollari. Il presidente Danilo Medina smentisce: “tomaria yo”, magari fosse così, ha sostenuto in una sua recente
intervista.
La lobby turistica ha da sempre fatto pressione a
favore di questa virata verso la Cina.
Di fatto i cinesi rappresentano il primo flusso turistico del mondo con 136.5
milioni di turisti che hanno effettuato viaggi internazionali nel 2017. Una
cifra molto superiore a quella degli USA che occupano la seconda posizione nel
ranking mondiale. E attualmente in pratica i cinesi non sono presenti tra i
visitatori della Rep. Dominicana. Si spera che questo cambi presto e che si
possa raggiungere la meta dei 10 milioni di turisti che l’italo-dominicano
Frank Ranieri si è prefissato per il 2022.
Ma ce n’è di più. Tanto di più… Nel bel mezzo di una
guerra commerciale annunciata e iniziata in parte, promossa da Trump con dazi
proibitivi imposti all’industria cinese tra le altre, la posizione privilegiata
delle imprese radicate nella Rep. Dominicana per accedere agli Stati Uniti
diventa di un’importanza strategica senza precedenti.
Di fatto lo spostamento verso la Cina era da qualche
tempo nell’aria, tant’è che lo scorso mese è stata inaugurata a Santo Domingo l’impresa
Kingtom Aluminio Srl, la prima azienda cinese che si insedia nel paese e il cui
investimento iniziale supera i 530 milioni di pesos e crea 400 posti di lavoro
diretti.
Si prevede quindi a breve il proliferare di
investimenti cinesi nell’insediamento di industrie di ogni tipo in grado di
esportare direttamente negli USA i loro prodotti.