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martedì 8 maggio 2018

Il settore turistico e l’economia in generale hanno gradito l’allacciamento delle relazioni diplomatiche con Cina




Prima o poi doveva capitare. Non aveva senso che con la seconda economia del mondo la R. Dominicana non avesse rapporti diplomatici.
Un ordine impartito dall’alto tanti anni fa, dagli Stati Uniti, dall’allora presidente Richard Nixon, che nel frattempo però queste relazioni le allacciava, ai paesi della regione latinoamericana. Si voleva supportare l’esistenza di Taiwan che la Cina considera da sempre parte del suo territorio.
O la Cina o Taiwan.  E così la scelta è stata presa e Taiwan ha ammainato la bandiera della sua ambasciata di cui tra qualche giorno svuoterà anche i locali. Ha già abbandonato tutti i numerosi progetti di aiuto intrattenuti con la Rep. Dominicana.
Una nazione sostenitrice in meno per l’isola che la Cina non vuole che venga riconosciuta da nessuno. Ormai Taiwan ha rapporti diplomatici solo con 19 stati in giro per il mondo. Haiti almeno gli è rimasto fedele.
E come mai la Rep. Dominicana ci ha messo tanto per fare questo passo, così fortemente voluto dalle lobby economiche locali, soprattutto da quella turistico-alberghiera?
Beh, bisogna dire che questo sostegno, Taiwan lo ha pagato bene con progetti e soprattutto con privilegi di tutti i tipi a favore delle persone che contano all’interno del governo di turno.
Non è per fedeltà né per principi morali di sorta che finora la R. D. ha preferito mantenere le relazioni diplomatiche con Taiwan. Ora però le cose sono cambiate. E Taiwan accusa: la RD ha ceduto a ingenti somme di denaro offerte dalla Cina. Si parla di 3.000 milioni di dollari. Il presidente Danilo Medina smentisce: “tomaria yo”, magari  fosse così, ha sostenuto in una sua recente intervista.

La lobby turistica ha da sempre fatto pressione a favore di questa virata verso la  Cina. Di fatto i cinesi rappresentano il primo flusso turistico del mondo con 136.5 milioni di turisti che hanno effettuato viaggi internazionali nel 2017. Una cifra molto superiore a quella degli USA che occupano la seconda posizione nel ranking mondiale. E attualmente in pratica i cinesi non sono presenti tra i visitatori della Rep. Dominicana. Si spera che questo cambi presto e che si possa raggiungere la meta dei 10 milioni di turisti che l’italo-dominicano Frank Ranieri si è prefissato per il 2022.
Ma ce n’è di più. Tanto di più… Nel bel mezzo di una guerra commerciale annunciata e iniziata in parte, promossa da Trump con dazi proibitivi imposti all’industria cinese tra le altre, la posizione privilegiata delle imprese radicate nella Rep. Dominicana per accedere agli Stati Uniti diventa di un’importanza strategica senza precedenti.
Di fatto lo spostamento verso la Cina era da qualche tempo nell’aria, tant’è che lo scorso mese è stata inaugurata a Santo Domingo l’impresa Kingtom Aluminio Srl, la prima azienda cinese che si insedia nel paese e il cui investimento iniziale supera i 530 milioni di pesos e crea 400 posti di lavoro diretti.
Si prevede quindi a breve il proliferare di investimenti cinesi nell’insediamento di industrie di ogni tipo in grado di esportare direttamente negli USA i loro prodotti.