Impeachment: messa in stato d'accusa di persona che
detiene un'alta carica pubblica, ritenuta colpevole di azioni illecite
nell'esercizio delle proprie funzioni, allo scopo di provocarne la destituzione.
Lo stesso Mattarella di recente in un incontro con
degli scolari, rispondendo a una domanda di un bambino si è espresso così:
Domanda: “Quando le capita di firmare degli atti che
non le piacciono come si comporta?”
Risposta: “Quando mi arriva qualche provvedimento,
una legge del parlamento o un provvedimento del governo, pur non condividendolo
appieno ho il dovere di firmarlo. Anche se la penso diversamente devo
accantonare le mie convinzioni personali perché devo rispettare quello che dice
la Costituzione e cioè che la scelta delle leggi spetta al parlamento e la
scelta dei decreti che guidano l’amministrazione dello Stato spetta al governo.
E se non firmassi andrei contro la Costituzione. C’è un caso in cui posso anzi
devo non firmare: quando arrivano leggi o atti amministrativi che contrastano
palesemente con le norme costituzionali, ma in tutti gli altri casi non contano
le mie idee, perché non è a me che la Costituzione affida quel compito di fare
le regole e le leggi, ma lo affida ad altri, al Parlamento e al governo, e io ho
l’obbligo di firmare perché se ognuno pensasse che le proprie idee personali
prevalgono sulle regole dettate dalla Costituzione la Repubblica non
funzionerebbe più.”
Sulla base di questa sua interpretazione del ruolo
del presidente, Mattarella ammette in pratica di aver violato la costituzione.
E ora cosa si fa? È la prima volta che succede?
Se due controparti legittime, i rappresentanti della
maggioranza parlamentare e il presidente della Repubblica hanno un conflitto
dovuto a una violazione della costituzione, in uno stato di diritto si deve
ricorrere ai meccanismi previsti per il superamento di tale conflitto. Al
riguardo l’articolo 90 della costituzione recita quanto segue: «Il Presidente
della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle
sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a
maggioranza assoluta dei suoi membri».
Il primo presidente minacciato di impeachment in
Italia è stato Giovanni Leone, che si è dimesso nel 1978.
È stato minacciato di impeachment anche Oscar Luigi
Scalfaro, dopo la caduta del primo governo Berlusconi e la nascita del governo
guidato da Lamberto Dini (1995).
Il procedimento di impeachment è stato invece
avviato soltanto per Francesco Cossiga, accusato dal Pds di Occhetto di aver
attentato alla Costituzione con le sue “picconate”. Non si è mai arrivato però
al voto.
Per Napolitano anche se i presupposti per un impeachment
non sarebbero mancati non se n’è mai nemmeno parlato perché chi ne avrebbe
avuto l’interesse faceva parte dell’opposizione e non disponeva del necessario numero di parlamentari.
L’avvio del procedimento infatti ha una ragione
d’essere se chi contesta l’operato del presidente si può attendere il voto
favorevole della maggioranza assoluta dei parlamentari. E questo attualmente è
un dato di fatto.
Ed è un’occasione che non ci si dovrebbe far
sfuggire tanto per mettere i paletti una volta per tutte all’eccessivo
protagonismo dei presidenti che dopo Cossiga è diventato ormai una costante.
Mattarella ha sbagliato, l’impeachment può essere
avviato e il meccanismo costituzionale previsto per queste situazioni deve
mettersi in atto con urgenza: ne va di mezzo l’essenza stessa della democrazia.
La situazione di vantaggio della coalizione penta
leghista in questo frangente è evidente e non si capisce come possa venire in
mente di fare ritorno alle urne. In base a che cosa? Innanzitutto bisogna
risolvere questo conflitto costituzionale, le maggioranze per istituire un
governo ci sono, una figura dello stato sta prevaricando le sue funzioni… Non è
con il ritorno alle urne che si risolve qualcosa.
Si deve andare avanti con l’impeachment, arrivare
alla destituzione di Mattarella e alla nomina di un altro presidente. Il
ritorno alle urne è inutile ed è addirittura un’offesa all’Italia e ai suoi
cittadini.