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mercoledì 8 novembre 2023

È stato approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge di riforma costituzionale sul premierato

 



Il premier Giorgia Meloni la definisce “la madre di tutte le riforme”. Sicuramente questa volta ha esagerato. Sappiamo che il presidenzialismo era uno degli obiettivi che si era posto il centro-destra durante l’ultima campagna elettorale. Per tale però si pensava che si intendesse un sistema tipo quello degli Stati Uniti.

Dopo un anno di studi a cura di un’apposita commissione la modifica che viene proposta riguarda l’elezione diretta del Presidente del Consiglio e, nella stessa scheda in cui i cittadini esprimeranno il loro voto, dei presidenti delle due Camere.

Il Presidente del Consiglio eletto direttamente dai cittadini sarà il capo del governo. Le funzioni del Presidente della Repubblica non muteranno granché, nominerà i ministri su proposta del premier e interverrà qualora questi non abbia la fiducia delle camere. Potrà essere nominato un altro premier in sostituzione dell’eletto direttamente ma solo scelto tra i presidenti delle camere e quindi presenti nella stessa scheda. Quest’ultimo premier potrà infine in caso di mancata fiducia delle camere chiedere lo scioglimento delle stesse e l’indizione di nuove elezioni. 

Come “madre di tutte le riforme” pare un po’ pochino. Si tratta di un timido tentativo di evitare i soliti ribaltoni con governi tecnici tipo Monti e Draghi, magari temuti dall’attuale premier anche se lo nega recisamente.

Un ribaltone non sarà più possibile, ma una correzione sui generis sì, perché si potrà sempre ricorrere al secondo premier. 

I poteri del Presidente della Repubblica verranno ridotti leggermente, in quanto come sostiene Giorgia Meloni: “Abbiamo deciso di non toccare le competenze del presidente della Repubblica. Il ruolo del Presidente della Repubblica viene da tutti considerato, anche dalla stragrande maggioranza dei cittadini, un ruolo di assoluta garanzia. Le competenze del capo dello Stato non vengono toccate dalla riforma, salvo per l'incarico che si dà al presidente del Consiglio, che in questo caso è eletto dai cittadini“.

È dubbio che sul “ruolo di assoluta garanzia” del Presidente della Repubblica la maggioranza degli italiani convenga con il premier. In ogni caso gli viene rimossa la possibilità di nominare cinque senatori a vita e questo è senz’altro positivo.

Altro tema che se viene trattato qui per ultimo ma che non lo è certo per importanza è che al premier eletto direttamente, con una percentuale minima del 40%, verrà garantita una maggioranza di parlamentari pari al 55%. Le modalità di questo “premio” vengono tralasciate appositamente alle successive discussioni dei legislatori che ovviamente dovranno modificare a tal fine il sistema elettorale attuale noto con il nome di Rosatellum.

Un 55% è troppo poco probabilmente e non risulta legato alle elezioni dei membri del parlamento. Qualunque sia l’esito di queste al premier verrà garantito il 55% dei parlamentari?

Tutto è possibile nel mondo della politica che ogni giorno cerca di staccarsi di più dalla volontà popolare!

Con ogni probabilità per questa modifica verrà indetto un referendum il cui esito pare sin d’ora molto incerto.