Il premier Giorgia Meloni la definisce “la madre di tutte
le riforme”. Sicuramente questa volta ha esagerato. Sappiamo che il
presidenzialismo era uno degli obiettivi che si era posto il centro-destra
durante l’ultima campagna elettorale. Per tale però si pensava che si
intendesse un sistema tipo quello degli Stati Uniti.
Dopo un anno di studi a cura di un’apposita commissione
la modifica che viene proposta riguarda l’elezione diretta del Presidente del
Consiglio e, nella stessa scheda in cui i cittadini esprimeranno il loro voto,
dei presidenti delle due Camere.
Il Presidente del Consiglio eletto direttamente dai
cittadini sarà il capo del governo. Le funzioni del Presidente della Repubblica
non muteranno granché, nominerà i ministri su proposta del premier e interverrà
qualora questi non abbia la fiducia delle camere. Potrà essere nominato un
altro premier in sostituzione dell’eletto direttamente ma solo scelto tra i
presidenti delle camere e quindi presenti nella stessa scheda. Quest’ultimo
premier potrà infine in caso di mancata fiducia delle camere chiedere lo
scioglimento delle stesse e l’indizione di nuove elezioni.
Come “madre di tutte le riforme” pare un po’ pochino. Si
tratta di un timido tentativo di evitare i soliti ribaltoni con governi tecnici
tipo Monti e Draghi, magari temuti dall’attuale premier anche se lo nega
recisamente.
Un ribaltone non sarà più possibile, ma una correzione sui generis sì, perché si potrà sempre ricorrere al secondo premier.
I poteri del Presidente della Repubblica verranno ridotti leggermente, in quanto come sostiene Giorgia Meloni: “Abbiamo deciso di non
toccare le competenze del presidente della Repubblica. Il ruolo del Presidente
della Repubblica viene da tutti considerato, anche dalla stragrande maggioranza
dei cittadini, un ruolo di assoluta garanzia. Le competenze del capo dello
Stato non vengono toccate dalla riforma, salvo per l'incarico che si dà al
presidente del Consiglio, che in questo caso è eletto dai cittadini“.
È dubbio che sul “ruolo di assoluta garanzia” del Presidente della Repubblica la maggioranza degli italiani convenga con il
premier. In ogni caso gli viene rimossa la possibilità di nominare cinque
senatori a vita e questo è senz’altro positivo.
Altro tema che se viene trattato qui per ultimo ma che non lo è
certo per importanza è che al premier eletto direttamente, con una percentuale
minima del 40%, verrà garantita una maggioranza di parlamentari pari al 55%. Le
modalità di questo “premio” vengono tralasciate appositamente alle successive discussioni
dei legislatori che ovviamente dovranno modificare a tal fine il sistema
elettorale attuale noto con il nome di Rosatellum.
Un 55% è troppo poco probabilmente e non risulta legato
alle elezioni dei membri del parlamento. Qualunque sia l’esito di queste al
premier verrà garantito il 55% dei parlamentari?
Tutto è possibile nel mondo della politica che ogni
giorno cerca di staccarsi di più dalla volontà popolare!
Con ogni probabilità per questa modifica verrà indetto un
referendum il cui esito pare sin d’ora molto incerto.