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domenica 26 novembre 2023

Il voto argentino, la scurrilità di Milei e i veri vincitori delle recenti elezioni presidenziali argentine

 



Il voto argentino va rispettato. Lo dicono tutti. Javier Milei il neo eletto presidente è sicuramente un soggetto che solo dal modo in cui si presenta e dalla volgarità con cui si esprime non verrebbe preso in considerazione altrove nel mondo. E questo senza tener conto dei suoi progetti economici e politici. Ad esempio nella Repubblica Dominicana, Paese ritenuto del terzo mondo, che non accetta la scurrilità quando si parla in pubblico, Javier Milei sarebbe improponibile. In Italia qualche parolaccia la dicevano i Grillini senza però fare mai riferimenti di carattere prettamente sessuale. In Argentina sí. Quindici milioni di elettori hanno gradito e votato questo personaggio, il che mette in evidenza la diversità culturale del popolo argentino rispetto al resto del mondo.

Per quel che riguarda le sue proposte, sono volte come lui stesso riferisce, a provocare uno shock a livello nazionale. Di certo non esiste nessun paese a livello globale che abbia adottato o adotti attualmente un sistema anarco-capitalista come quello proposto da Milei.

In realtà la maggioranza della gente che lo ha votato non ha capito il progetto del neo eletto presidente, sono rimasti ipnotizzati dalla parola LIBERTÀ che non significa altro che assenza dell’intervento dello stato e governo ai detentori di capitali, privatizzazione delle imprese statali e dei servizi pubblici.

Quindici milioni di argentini non hanno capito niente e sono caduti nella trappola posta dall’ex presidente Mauricio Macri, che è comparso al fianco di Milei, sostenendo che non c’era niente da temere, che lui avrebbe funto da garante.

Ma il neo-eletto presidente ha confermato che il suo progetto politico ed economico non è trattabile e che verrà eseguito punto per punto. Questo lo sapeva Macri in partenza, ma non lo sapevano gli incauti elettori. Milei, che qualcuno sostiene che è un agente del Mossad, non ha bisogno di Macri, alle sue spalle ci sono gli Stati Uniti, Israele e il sionismo mondialista.

La vittoria elettorale dell’anarco-capitalista è in realtà una vittoria geo-politica importantissima per gli Stati Uniti, in termini di sostegno al dollaro che è in una profonda crisi, in termini di risorse di materie prime e di controllo della produzione agricola e delle esportazioni alla Cina, in termini di non aderenza al BRICS. È una vittoria anche per Israele che ha gli occhi puntati sulla Patagonia, da sempre un’alternativa alla Terra Promessa del Medio-Oriente.