Attraverso il voto un popolo decide il suo futuro. Sussiste, quindi, un interesse personale dell’elettore che riguarda anche la sua famiglia.
Oltre confine ci sono 6 milioni di cittadini italiani, la
maggioranza dei quali con doppia cittadinanza, che possono accedere al voto.
Quanti di questi hanno risieduto per qualche anno in Italia? Pochissimi! Del
resto sono anche pochi tra loro quelli che parlano italiano. Qual è il loro
interesse nel partecipare alle elezioni italiane? Nessuno, per il solo fatto
che non rischiano niente. Eppure il voto all’estero è riuscito talvolta anche a
condizionare l’esito delle elezioni e la formazione del governo. Ad esempio nel
2006, la prima volta che è stato reso possibile su iniziativa della destra e in
particolare di Mirko Tremaglia, su 18 parlamentari solo uno apparteneva alla destra.
Tale voto è stato decisivo per consentire a Romano Prodi di diventare premier e
di formare il governo. Col senno di poi, un passettino avanti verso la
distruzione della nostra nazione.
«Non pagano le tasse, è piuttosto discutibile che possano
votare». Così il leader della Cdl, Silvio Berlusconi, ha commentato in un’intervista
il fatto che il voto degli italiani all'estero abbia consentito la vittoria del
centrosinistra.
Al di là di questo, c’è da dire che il voto che determina
le cariche dello stato non è equiparabile a quello di un’associazione sportiva.
Innanzitutto è condizionato dalla costituzione. E che il voto all’estero sia
incostituzionale così come è stato impostato, lo dimostrano i costanti brogli
che si sono verificati immancabilmente in ogni elezione dal 2006 al 2022. Lo
stesso senatore Roberto Menia ha dichiarato in una recente assemblea del CGIE
che in parlamento c’è qualcuno che è stato eletto con i brogli. Evidentemente
non è stato rispettato il secondo comma dell’articolo della costituzione che
stabilisce che: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto”.
Nel 2018 i governi giallo-verde e giallo-rosso, con Giuseppe
Conte come premier, si sono avvalsi del voto di fiducia del senatore Adriano
Cario eletto attraverso i brogli come venne constatato ufficialmente,
consentendo in pratica la nomina di sottosegretario agli esteri di Ricardo
Merlo che lo inserì nella sua coalizione.
Ora si esamina una modifica del sistema di voto che
dovrebbe accogliere la modalità online, la quale però non potrà mai
ottemperare al rispetto del secondo comma dell’articolo 48 della costituzione e dovrà
quindi ritenersi anticostituzionale.
L’unico sistema accettabile sarebbe quello del voto da
esprimersi personalmente nelle urne presso le sedi diplomatiche, previa
iscrizione degli aventi diritto, che viene adottato dall’Argentina e che in
Italia non si vuole prendere in considerazione.
Al di là di tutto questo, si dovrebbe cambiare la
costituzione, ammettendo al voto soltanto il cittadino italiano che ha
risieduto per un determinato periodo in un comune italiano. In questo modo il
voto all’estero diventerebbe un’espressione democratica più autentica in quanto
rivestita dall’almeno presunto interesse dell’elettore.