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lunedì 27 novembre 2023

Il voto è una cosa seria e all’estero non soddisfa questo requisito

 



Attraverso il voto un popolo decide il suo futuro. Sussiste, quindi, un interesse personale dell’elettore che riguarda anche la sua famiglia. 

Oltre confine ci sono 6 milioni di cittadini italiani, la maggioranza dei quali con doppia cittadinanza, che possono accedere al voto. Quanti di questi hanno risieduto per qualche anno in Italia? Pochissimi! Del resto sono anche pochi tra loro quelli che parlano italiano. Qual è il loro interesse nel partecipare alle elezioni italiane? Nessuno, per il solo fatto che non rischiano niente. Eppure il voto all’estero è riuscito talvolta anche a condizionare l’esito delle elezioni e la formazione del governo. Ad esempio nel 2006, la prima volta che è stato reso possibile su iniziativa della destra e in particolare di Mirko Tremaglia, su 18 parlamentari solo uno apparteneva alla destra. Tale voto è stato decisivo per consentire a Romano Prodi di diventare premier e di formare il governo. Col senno di poi, un passettino avanti verso la distruzione della nostra nazione.

«Non pagano le tasse, è piuttosto discutibile che possano votare». Così il leader della Cdl, Silvio Berlusconi, ha commentato in un’intervista il fatto che il voto degli italiani all'estero abbia consentito la vittoria del centrosinistra.

Al di là di questo, c’è da dire che il voto che determina le cariche dello stato non è equiparabile a quello di un’associazione sportiva. Innanzitutto è condizionato dalla costituzione. E che il voto all’estero sia incostituzionale così come è stato impostato, lo dimostrano i costanti brogli che si sono verificati immancabilmente in ogni elezione dal 2006 al 2022. Lo stesso senatore Roberto Menia ha dichiarato in una recente assemblea del CGIE che in parlamento c’è qualcuno che è stato eletto con i brogli. Evidentemente non è stato rispettato il secondo comma dell’articolo della costituzione che stabilisce che: “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto”.

Nel 2018 i governi giallo-verde e giallo-rosso, con Giuseppe Conte come premier, si sono avvalsi del voto di fiducia del senatore Adriano Cario eletto attraverso i brogli come venne constatato ufficialmente, consentendo in pratica la nomina di sottosegretario agli esteri di Ricardo Merlo che lo inserì nella sua coalizione.

Ora si esamina una modifica del sistema di voto che dovrebbe accogliere la modalità online, la quale però non potrà mai ottemperare al rispetto del secondo comma dell’articolo 48 della costituzione e dovrà quindi ritenersi anticostituzionale.

L’unico sistema accettabile sarebbe quello del voto da esprimersi personalmente nelle urne presso le sedi diplomatiche, previa iscrizione degli aventi diritto, che viene adottato dall’Argentina e che in Italia non si vuole prendere in considerazione.

Al di là di tutto questo, si dovrebbe cambiare la costituzione, ammettendo al voto soltanto il cittadino italiano che ha risieduto per un determinato periodo in un comune italiano. In questo modo il voto all’estero diventerebbe un’espressione democratica più autentica in quanto rivestita dall’almeno presunto interesse dell’elettore.