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mercoledì 29 novembre 2023

La cittadinanza italiana per discendenza non ha limiti generazionali ma soltanto una data: il 17 marzo 1861

 



Basta un antenato deceduto successivamente al 17 marzo 1861, data di proclamazione del Regno d’Italia, per essere cittadino italiano. Bisogna ricostruire l’albero genealogico con certificati di nascita, di matrimonio e di morte, fissare un appuntamento nella competente sede consolare, la parte più difficile, dopodiché la cittadinanza italiana viene accertata e si ottiene il “passaporto rosso”, come lo chiamano nei paesi sudamericani, e il diritto di voto.

Più che di ius sanguinis si potrebbe parlare, invece, di ius gutae sanguinis, diritto della goccia di sangue.

Vengono presi in considerazione ai fini della cittadinanza gli antenati in linea paterna fino ai nati dopo il 1 gennaio 1948, successivamente anche in linea materna.

Inutile dire che non esiste al mondo un’altra nazione con una legislazione di così larghe vedute. Relativamente allo ius sanguinis, di solito si prevede che si possa acquisire la cittadinanza, se si è nati all’estero, attraverso uno dei due genitori. Tranne rare eccezioni, non vengono nemmeno presi in considerazione i nonni. Da nessuna parte si parla di una ricostruzione di generazioni fino a circa la metà del secolo XIX. Lo stato, infatti, dovrebbe concedere la cittadinanza al coniuge del cittadino e ai suoi figli, questo ai fini della tutela della famiglia.

Le conseguenze di questo criterio “romantico” di concessione della cittadinanza, che ricorda i valori risorgimentali che risalgono a 200 anni fa, sono sotto gli occhi di tutti.

Per una goccia di sangue si può avere il passaporto italiano, il diritto di radicarsi in Italia o in un altro stato UE e il diritto di votare alle elezioni italiane.

In Argentina, gli iscritti AIRE erano alla fine del 2021 circa 1.100.000, 700.000 di loro circa avevano diritto di voto nelle ultime elezioni politiche del 2022. Si stima che 17.000.000 di argentini siano in grado di acquisire la cittadinanza italiana per discendenza e sono 5.000.000 circa quelli fra loro che hanno ottenuto un appuntamento a tal fine presso la sede consolare competente.

L’Italia è in crisi, l’Argentina è in crisi e, ultimo ma non per importanza, tutto il mondo è in crisi. “Mala tempora currunt”. La situazione è insostenibile e presto la legislazione italiana sulla cittadinanza verrà modificata senza però avere effetti retroattivi. E questo significa che tra non molto in Argentina risiederanno 6 milioni di cittadini italiani, oltre il 10% della popolazione del paese sudamericano, non italofoni.