Gli israeliani
spesso sono in possesso di altri passaporti. 18.000 italiani sono iscritti all’AIRE,
la maggioranza anche cittadini israeliani, dei quali 1.000 sono stati arruolati
nell’esercito e partecipano al conflitto bellico in corso. Diversi stati, dopo
il 7 ottobre, data in cui ha avuto inizio la guerra, hanno inviato voli ufficiali
per rimpatriare i loro cittadini. Tra questi: Germania, Spagna, Dinamarca,
Francia, Portogallo, Canada e Messico. Anche l’Italia ha effettuato il
rimpatrio di oltre 1.000 cittadini.
Il Ministro degli
Esteri Antonio Tajani ha esteso questa possibilità a tutti gli italiani dello stato
mediorientale, anche a quelli in possesso del passaporto israeliano. A tal fine
bisogna registrarsi sul sito “Viaggiare sicuri” e scaricare l’app “Unità di
Crisi”, attivando la geolocalizzazione.
La novità di tutto
questo è che l’Unità di Crisi sta intervenendo in situazioni in cui i cittadini
italiani sono in possesso della cittadinanza del paese che li ospita.
Bisognerebbe sapere se ciò vale solo per Israele o anche per tutto il mondo. In
questo secondo caso immagino che se
qualcosa del genere dovesse capitare in Argentina con 1.000.000 di italo-argentini,
l’Unità di Crisi andrebbe sicuramente in tilt.
Israele è però un
paese particolare nel quale si verificano diverse eccezioni. Ad esempio un
cittadino tedesco che prende la cittadinanza di un paese non UE perde la
cittadinanza tedesca. Questo non succede più, però, dall’anno scorso per chi
prende la cittadinanza israeliana.
Anche per la
Striscia di Gaza la doppia cittadinanza acquista una particolare importanza.
Solo i palestinesi in possesso di un passaporto di un’altra nazione possono
varcare il confine con l’Egitto e abbandonare il territorio attualmente oggetto
di costanti bombardamenti.