Un ligure, Carlo Barbieri e un veneziano, Carlo Basso. Ecco spiegata la loro
passione per il diving. Carlo Barbieri, di Levanto in provincia di La Spezia e
Carlo Basso, veneziano di nascita, risiedeva a Lavagna in provincia di Genova.
Il 44enne veneziano Carlo Basso
era arrivato a Santo Domingo nei primi giorni di febbraio, la prima vacanza che
si concedeva dopo molto tempo in cui aveva dedicato la sua vita al lavoro. Nato
alla Cipressina, un quartiere della terraferma veneziana, Basso si era trasferito
in Liguria più di una decina di anni fa. Faceva l’istruttore subacqueo e gestiva
un’attività con corsi di diving, garantendo immersioni in sicurezza.
Gli amici infatti lo ricordano
come un professionista molto esperto e premuroso, anche per questo ha potuto
immergersi nella laguna dove l’accesso è concesso solo in seguito alla
presentazione di una certificazione che attesti l’addestramento idoneo e solo
dopo il noleggio di un’attrezzatura particolare per quel tipo di immersioni.
L’eco della scomparsa è
arrivato ieri anche a Mestre, tanto che in serata nella chiesa della Cipressina
si è tenuta una veglia di preghiera organizzata dalla comunità che il mestrino
frequentava prima di trasferirsi in Liguria.
Da giovane frequentava gli
scout, giocava a football americano negli Islanders Venezia, aveva anche due
figli, poi si è trasferito all’estero prima di ritornare in Italia. Negli
ultimi mesi aveva cambiato attività e lavorava come collaudatore presso il
Sundeck Yachts riuscendo così ad organizzare la tanto agognata vacanza assieme
all’amico che viveva da tempo in Repubblica Dominicana dove faceva
l’imprenditore edile.
Carlo Basso ha un fratello
sacerdote della Diocesi di Venezia che opera da anni nella missione di Ol Moran
in Kenya. «Mio fratello era un bravo istruttore, ma non conosceva la zona,
forse è stato un azzardo immergersi in quel lago, almeno da quello che ci
raccontano le autorità del posto», spiega don Giacomo dal Kenia. Le lagune
infatti sono due, collegate da un circuito di tunnel in profondità, alcune sono
particolarmente pericolose tanto che alla più grande è posto il divieto di
avvicinamento a cinquanta metri.