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giovedì 21 febbraio 2019

Michele Minghelli Vanni il cuoco di Parma deceduto a Santo Domingo alla vigilia di Natale del 2016. A seguire il caso è il noto avvocato Claudo Falleti


Torna alla ribalta dei media un caso di cui ci siamo già occupati. Si tratta di un cuoco morto alla vigilia di Natale del 2016. Michele Minghelli Vanni, 38enne di Ronco Campo Canneto in provincia di Parma. Il caso viene seguito dall’avvocato Claudio Falleti, legale della madre Stefania Boselli, che segue anche il caso delle famiglie Russo e Cimmino i tre cittadini napoletani venduti in Messico ad un gruppo di narcos il 31 gennaio 2018 e dei quali non si hanno più notizie. L’avvocato è riuscito a entrare in possesso della cartella clinica e del referto dell’autopsia che adesso verranno analizzati con cura. La signora Boselli aveva richiesto e pagato la documentazione senza ottenerla a causa della resistenza delle autorità locali. Ha ricevuto in consegna solo il corpo del figlio con un passaporto mortuario. Corpo trattato con formaldeide, svuotato degli organi e riempito di carta.
Michele era un ragazzo di sana e robusta costituzione senza problemi di salute. Si era diplomato come cuoco in un Istituto Tecnico Alberghiero di Parma. Conosceva bene la sua professione e il lavoro non gli mancava. Si era preso delle meritate ferie dopo un’intensa stagione estiva in Riviera. Un bravo ragazzo, sostiene la madre. Era già stato nella Repubblica Dominicana quattro anni prima ed era rimasto contento. È per questo che aveva deciso di ritornarci. È arrivato a settembre. A ottobre si è sentito male. Lo hanno ricoverato per anemia cronica. Ha riferito alla madre che probabilmente aveva bisogno di trasfusioni. Il 20 dicembre si è fatto sentire ancora una volta. La madre ha registrato la telefonata. Si sente che faceva fatica a parlare. Aveva infatti acqua nei polmoni, indossava la maschera di ossigeno. Aveva le gambe gonfie. Stentava anche con il suo italiano ormai, dopo così poco tempo, troppo inquinato di spagnolismi. Aveva deciso di rivolgersi all’ambasciata. Comunque al tempo eravamo senza ambasciata. Dipendevamo da Panama.
Michele aveva finito la stagione estiva prima di venire a Santo Domingo. Si suppone che avesse risparmiato qualcosa. A dicembre pensando di tornare in Italia si rivolge a un’ambasciata che al tempo non c’era e chiede a sua madre soldi per mangiare. La madre gli manda 200 euro. A ritirarli è una ragazza. Questo il giorno prima del suo decesso. Quindi in poco tempo aveva speso tutti i suoi risparmi. Le avvisaglie della malattia e il primo ricovero risalgono a ottobre. Ha trascorso tutto questo tempo in ospedale?
Ho sentito la registrazione dell’ultima telefonata di Michele a sua madre e da come parlava l’italiano dopo qualche mese di soggiorno qui non si direbbe che abbia frequentato tanti connazionali. Viveva immerso tra dominicani. Purtroppo ne sappiamo poco. Si trovava a Santo Domingo? Dove? In che ospedale è stato ricoverato? Chi lo ha ospitato? In che ospedale è morto? 
Tutte informazioni che ovviamente sono in mano all’avvocato.
La signora ha speso 6.000 euro per il rimpatrio della salma e per le altre spese.