Dopo l’attacco al nuovissimo
ponte che collega la Crimea con la terraferma russa sono stati decisi dallo
stesso Putin interventi mirati con missili di precisione nelle principali città
ucraine. Sono state colpite Kiev, Leopoli, Dnipro, Odessa, Saporisia, tra le
altre. Mosca ha lanciato 80 missili dei quali 43 sono stati intercettati e 24 droni
di cui 13 sono stati intercettati.
Mosca sembra avere
due obiettivi: uno più psicologico mirato a colpire obiettivi civili e la vita
quotidiana dei cittadini ucraini e l’altro più strategico per via degli
attacchi ad infrastrutture cruciali, come la centrale termoelettrica di Kiev o
il ponte Klitschko. Il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha parlato di
undici infrastrutture colpite in otto regioni del Paese. Le forze russe hanno
così risposto all’attacco subìto nel fine settimana al Ponte di Crimea, sebbene
questo non sia stato rivendicato ufficialmente da Kiev. Inoltre i bombardamenti
seguono la recente nomina del generale Sergej Surovikin a nuovo comandante
dell’operazione speciale russa in Ucraina, disposta dal ministero della difesa.
Surovikin è stato in precedenza a capo della missione militare russa in Siria,
per poi essere spostato al comando del fronte meridionale nella campagna in
Ucraina.
I raid russi
producono effetti anche a livello economico per Kiev, costretta a sospendere le
sue esportazioni di energia elettrica all’Unione europea. Una decisione presa per “stabilizzare” il
sistema energetico nazionale dopo i recenti attacchi da parte di Mosca. Il
tutto mentre l’ambasciata statunitense a Kiev invita i connazionali a lasciare
il Paese “utilizzando trasporti di terra disponibili e sicuri”.