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lunedì 4 dicembre 2017

Nasce un nuovo partito, ancora una volta dalla mente di un ex magistrato. Il suo fondatore settantaduenne Pietro Grasso si definisce un “ragazzo di sinistra”





Sono momenti importanti per tutti gli italiani. Un ex magistrato (ancora) concepisce un nuovo partito. Si tratta del presidente del senato Pietro Grasso, la seconda carica dello stato. Dovrebbe attingere ai voti del PD in disfacelo post renziano.
Certo una faccia più pulita di così è difficile da trovare, l’è diura, direbbero in Lombardia. Un magistrato è un magistrato! E poi era amico di Borsellino e di Falcone. Quelli sono morti però, davano fastidio. Lui invece è vivo! Bene questo è senz’altro un punto a suo favore!
Pietro Grasso si definisce “un ragazzo di sinistra”. Importante saperlo! Di fatto a più di qualcuno non sarebbe mai venuto in mente. Con i suoi 72 anni fa pensare piuttosto a una cariatide di sinistra (?), ma si vede che ha tanta autostima.
Comunque la creazione della nuova forza politica dal punto di vista dell’originalità è stata un po’ deludente per il nome scelto. Questo a meno di clamorosi ripensamenti dovrebbe essere: “Libertà e Uguaglianza”. L’erudito ex magistrato è andato a pescarsi il nome niente meno che copiando praticamente lo slogan della Rivoluzione Francese. Quando si dice che la mediocrità non ha limiti a volte si pensa che non sia vero, invece... E poi c'è una preoccupante attinenza con i più importanti principi propugnati dalla massoneria. Un motivo di riflessione?
Che riesca a togliere voti al PD? Qui si sbaglia domanda, non si tratta di togliere, ma di attirare a sé coloro che stanno pensando di andarsene per votare magari M5S. I voti comunque li avrà, c’è sempre qualcuno che subisce il fascino degli ex magistrati.

Tutto questo sia ben chiaro non riguarda noi italiani all’estero, ragazzo o cariatide di sinistra, ex magistrati, ex cavalieri, ex puttanieri, ex secessionisti, ex dipendenti di Wall Street non fanno per noi una grande differenza.


Vogliamo persone che si battano per i nostri interessi, e questi si limitano fondamentalmente al diritto di continuare a essere italiani e di tramandare ai nostri figli la cittadinanza e allo svolgimento di tutte quelle pratiche anagrafiche indispensabili per vivere come italiani senza essere costretti a ricorrere ad altre cittadinanze o, peggio, a diventare apolidi.