Pochissimi italiani si trasferirono a vivere a Santo
Domingo (come veniva chiamata allora la Repubblica Dominicana) nei primi secoli
dopo la scoperta dell'America nel 1492. Praticamente pochi religiosi (insieme
ad alcuni avventurieri e mercanti) costituivano il nucleo centrale di questa
piccolissima migrazione italiana, fino alla metà dell'Ottocento. I principali
cognomi italiani nella Repubblica Dominicana erano: Soderini, Cambiaso, Vicini,
Bonetti, Billini, Barletta, Moreta, Maggiolo, Menicucci, Luciano, Segarelli,
Bono, Caffaro, Cocco, Giudicelli, Figari, tra gli altri.
Juan Soderini era un commerciante fiorentino di
zucchero, italiano radicato nella
Repubblica Dominicana nel XVI secolo. Nato in Toscana, Firenze, morì a Santo
Domingo, Repubblica Dominicana. Figlio di Luys Soderini e Simonetta de
Gualterotti. Possedeva proprietà a Santo Domingo, Azua e Neyba. La sua casa era
nella Calle Las Damas, aveva uno zuccherificio a Santa Bárbara, una fattoria ad
Azua, una mandria di mucche ad Azua e due mandrie di mucche a Neyba. Sposato
con Isabel de Las Varas, figlia di Alonso Hernández de las Varas e Francisca
del Castillo. Padre di Francisca e Juan Luis Soderini de las Varas. Sepolto
nel 1556 insieme al suocero nel Monastero del Señor Santo Domingo.
Gli anni turbolenti dell'indipendenza dominicana
videro addirittura un presidente dominicano i cui antenati provenivano da
Ravenna. Francisco Gregorio Billini. Billini, infatti, fu Presidente della
Repubblica dal 1884 al 1885, dimettendosi dopo aver rifiutato di limitare la
libertà di stampa.
All'inizio del 20° secolo, l'industria dello
zucchero produsse una notevole ricchezza sull'isola e attirò alcune centinaia
di italiani che si stabilirono soprattutto nella capitale Santo Domingo e
dintorni, come La Romana. Molti divennero ricchi, ma dovettero affrontare
molestie e ricatti economici da parte dell'oligarchia dominicana.
Con la nazione dominicana in continua crisi
politica, Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi minacciarono di inviare navi
da guerra a Santo Domingo nel 1905 per fare pressioni sul pagamento dei debiti
a nome dei loro compatrioti. Anche per anticipare un possibile intervento
militare da parte di queste nazioni, il presidente degli Stati Uniti Theodore
Roosevelt introdusse il Corollario Roosevelt alla Dottrina Monroe e
successivamente i Marines occuparono la Repubblica Dominicana nel 1916. Ciò
pose virtualmente fine alla piccola emigrazione dall'Italia.
La prima motorizzazione nella Repubblica Dominicana
fu favorita dall'italiano Amedeo Barletta, che arrivò nel 1920 e fondò la
General Motors della Repubblica Dominicana: divenne tanto importante (anche
nella produzione di tabacco) da creare problemi diplomatici tra l'Italia e il
dittatore Trujillo (per un presunto tentato omicidio del dittatore dominicano
che lo costrinse a recarsi a Cuba nel 1939 pur essendo "console
onorario" d'Italia).
Alcune famiglie italiane sono riuscite a stabilirsi
in zone agricole, come la zona di La Romana: lì la famiglia Vicini ha dominato
la produzione e l'esportazione di zucchero nella prima metà del 20° secolo e
dagli anni '60 ha promosso il turismo mondiale verso la famosa "Casa de Campo".
Ma dopo la caduta di Trujillo nel 1961, si è
originata una peculiare emigrazione di "pensionati" italiani, che in
numero di quasi 15.000 sono venuti ad abitare (in molti casi nei mesi
invernali) nella zona di La Romana (principalmente in "Casa de Campo"
e dintorni).
Infatti, nel 2002 erano più di 3.200 gli italiani
ufficialmente residenti nella nazione caraibica, soprattutto a Boca Chica,
Santiago de los Caballeros, La Romana e nella capitale Santo Domingo. Marcio
Veloz Maggiolo stima che i dominicani di origini italiana siano attualmente
300.000.
Attualmente 120.000 turisti italiani visitano
l'isola ogni anno e danno lavoro a molti dei quasi 9.000 italiani che esercitano
il lavoro stagionale nell'isola durante l'inverno nel settore turistico locale.