La
strage di “prestamisti” continua. Un mestiere redditizio e sicuramente
rischioso. Mi diceva un operatore del settore, da noi li chiamano usurai,
un'attività illecita e penalmente perseguibile, non qui però, che per
esercitare il suo mestiere aveva smesso di sorridere. Secondo lui, se il
debitore intuisce che il suo creditore è affabile, smette subito di pagare e
inizia a raccontare storielle. Questo mio conoscente girava anche armato, ma
questo non significa niente a livello di sicurezza personale perché la sorpresa
e l'agguato annullano l'efficacia della tutela che potrebbe offrire un'arma. Francisco
Montero, alias Papito Prestamo, 46enne, è stato ucciso venerdì scorso a Miches,
provincia El Seibo.
È stato
sequestrato, caricato su un veicolo e trasportato da qualche parte.
Successivamente è stato chiesto per il suo rilascio un riscatto per un importo
di qualche milione di pesos. I sequestratori hanno anche affrontato una
sparatoria con la pulizia. A seguito della mancanza della consegna del denaro
richiesto, il “prestamista” è stato ucciso ed è stato abbandonato a bordo del
veicolo con il quale era stato sequestrato all'altezza del chilometro 17 della
strada provinciale che porta da El Seibo ad Hato Mayor.
In
un periodo in cui sono in auge i sequestri di persona noti anche con il nome di
“sequestri express”, i “prestamisti” sono a rischio non solo in quanto la loro
morte può rappresentare l'estinzione di un debito, ma anche perché i
delinquenti ritengono che esista la possibilità di incassare lauti riscatti.