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lunedì 28 novembre 2022

IL PADRE HA RICONOSCIUTO IL BAMBINO ALLA NASCITA, MA CINQUE ANNI DOPO GLI HA FATTO UN TEST DEL DNA E HA APPRESO CHE NON ERA SUO FIGLIO.

 



L'articolo 62 della legge 136-06, del Codice per la protezione dell'infanzia e dell'adolescenza, prevede, tra l'altro, che le prove scientifiche possano essere utilizzate per confermare o negare l'affiliazione paterna. In pratica, alcuni genitori, dopo aver riconosciuto un bambino davanti al competente Ufficio di Stato Civile e dopo che è stato rilasciato l'atto di nascita, anche diversi anni dopo, decidono di effettuare sul minorenne il test scientifico del DNA per accertarsi di essere effettivamente il padre biologico. C'è chi fa il test del DNA e pur accorgendosi che il bambino non porta il suo sangue, conserva nella busta il test indicato, e non presenta un’azione di disconoscimento della paternità presso il Tribunale competente per l'esclusione del proprio nome e cognome dall'atto di nascita; ma questo tipo di persone è l'eccezione poiché nella maggior parte dei casi, l'uomo che scopre attraverso un test del DNA che il bambino non è suo, procede immediatamente alla rimozione del suo cognome.

L’azione di disconoscimento della paternità si applica anche ai casi dei patrigni che hanno riconosciuto dei figli del coniuge in libera unione. Spesso, dopo la separazione, la madre del bambino chiede il pagamento del mantenimento pur sapendo che l’ex non è il padre biologico. L’unico modo per quell'uomo di sottrarsi al pagamento della pensione alimentare è contestare la paternità, affinché il suo nome e cognome siano cancellati dall'atto di nascita del minore.