Condannato a 10 anni per l'omicidio di una
persona che non figurava nell'anagrafe, uno dei tanti “no declarados” con nomi
e cognomi altisonanti ma ovviamente falsi, del quale, però, si sono fatti
avanti dei parenti come parte civile aspirando a un risarcimento. Come abbiano
fatto dimostrare il legame di parentela con la vittima resta un mistero, ma da
queste parti va bene anche così.
L'intervento della discutibile parte
civile è stato fondamentale per la gestione del processo e per la sentenza di
condanna.
L’omicidio prevede una pena minima di 20
anni. Al Vulso ne sono stati imposti 10. Anche qui la logica ci abbandona, ma
in fondo siamo nel mondo dell'assurdo… Peraltro, l'unico elemento di prova è
stato il test della paraffina, ritenuto inaffidabile dappertutto, ma non qui.
Wagner Vulso è ammalato. È affetto da un
aneurisma dissecante dell'aorta addominale. È in carcere dal 2014. Riesce
difficile capire come sia riuscito a sopravvivere finora. Comunque attualmente
potrebbe tornare in libertà. Ha trovato un garante. Gli serve un avvocato. Ci
vogliono RD$100.000. L’ambasciata non si è pronunciata al riguardo. Sappiamo che
i fondi a sua disposizione sono pochi. Su iniziativa di Vittorio Accolti Gil
Vitale è stato sollecitato l’ASSIT, la Fundacion Italiana de Apoyo Solidaridad
Socorro che procederà alla raccolta della suddetta somma.
L’ambasciata non ha risposto alla
richiesta di informazioni al riguardo rivoltale da Vittorio per questioni di
privacy. Dal Comites fanno sapere che per interpellarli bisogna presentare
un'istanza perché si tratta di un organo rappresentativo. Va bene dai, vediamo
di risolvere il problema con la fondazione ASSIT. Chi fa per sé, fa per tre.