Non si tratta di un’accusa
nei confronti di nessuno, sia ben chiaro. I burocrati, tra l’altro ottimamente
retribuiti, soprattutto quelli che lavorano all’estero, dovrebbero ritenersi al di sopra di ogni sospetto. Invece, il
denaro facile e abbondante che la corruzione consente senza tanti rischi perché
tutto finisce sempre a tarallucci e vino e una pacca sulla schiena, attira
evidentemente più di qualcuno per non dire molti.
Visti e
cittadinanze sono nell’occhio del ciclone. Per i primi è già partita un’ispezione
del Ministero degli Esteri dopo le segnalazioni dell’on. Andrea Di Giuseppe. Per
le cittadinanze, invece, si scopre che la ricostruzione dell’albero genealogico
per lo ius sanguini genera un business dai 6.000 ai 10.000 euro, talvolta fino
a 20.000 euro, con il coinvolgimento di funzionari pubblici, dirigenti ecc.,
che incorrono in reati come la falsità ecologica, la falsificazione di
documenti pubblici e le dichiarazioni di residenza fittizie o false.
Sostiene l’On.
Roberto Menia in una sua recente lettera ai ministri degli esteri e dell’interno:
“L’aumento vertiginoso del rilascio di passaporti italiani, principalmente in
alcuni Paesi dell’America latina, mette a dura prova il Visa waiver program
(VWP), che consente di recarsi per turismo o affari negli Stati Uniti d’America
in regime di esenzione del visto per viaggi brevi di cui godono i cittadini
italiani ed altri Paesi dell’Unione europea. Non si può escludere che in futuro
possa verificarsi una sospensione o una limitazione dell’electronic system for
travel authorization (noto come ESTA), il sistema elettronico per l’autorizzazione
al viaggio senza visto del Governo americano.”
Non è una novità
per nessuno che la richiesta della cittadinanza italiana iure sanguini è spesso
finalizzata unicamente all’ottenimento del passaporto italiano per i vantaggi
che ne discendono, da utilizzare altrove, soprattutto negli Stati Uniti e
Canada ma anche in Spagna dove ad esempio nell’AIRE di Barcellona la metà degli
iscritti sono di origine latino-americana.
Per il momento si
parla solo di un racket di visti e di cittadinanze. Restiamo ora in attesa che
venga seriamente affrontato il problema degli appuntamenti. In fondo se esiste
una propensione alla corruzione dei burocrati del Ministero degli Esteri per
certi servizi, probabilmente questa esiste anche per altri. Del resto la
piattaforma Prenota@mi ha le maglie larghe e si presta a delle irregolarità
lucrative per gli operatori.