Salvatore Foti,
presidente del Com.It.Es di Quito, è il primo Delegato Nazionale del CTIM
dell’Ecuador. Si tratta di un evento importante per l’associazione più
rappresentativa degli italiani nel mondo. Lo abbiamo intervistato per
complimentarci con lui e per mettere in evidenza il lavoro finora svolto e i
suoi progetti futuri da attuare insieme al CTIM.
Salvatore Foti è
nato a Catania il 26.02.1973. Ha due figli. È professore universitario, insegna
Scienze Politiche.
Domanda: Tenendo anche conto che gli iscritti
AIRE in Ecuador sono quasi 30.000, una cifra di riguardo, può indicare su cosa
ha focalizzato la sua attività a favore della comunità italiana in questi anni
anche come presidente del Com.It.Es?
Risposta: Mi sono focalizzato sul rilascio
dei passaporti; ho pubblicato e distribuito un libro sull’immigrazione italiana
in Ecuador, il secondo volume sarà presentato nel 2024; ho eseguito visite in
loco ed effettuato aiuto sociale ad italiani in difficoltà; durante il covid
siamo riusciti a far arrivare un aereo che è stato capace di rimpatriare
centinaia di connazionali bloccati in Ecuador; obiettivo nuovo: ottenere uno
sportello consolare a Guayaquil capace di soddisfare le necessità dei
connazionali. Il Consolato Onorario di Guayquil ha svolto in ottimo lavoro ma è
arrivato il momento di chiedere ed ottenere uno sportello consolare a tutti gli
effetti. Roma è già stata avvisata e sembra sia disposta a soddisfare la
richiesta. In ogni caso, il Comites non si fermerà fino a quando non otterrà
quanto richiesto.
Domanda: Un paese con circa 30.000 iscritti
AIRE, con una sola cancelleria consolare e un’ambasciata con 15 dipendenti
riesce a emettere 3.000 passaporti all’anno. Si può parlare di efficienza. In che
modo Lei ritiene di aver contribuito a questo?
Risposta: Nella città di Guayaquil dove
risiedono più italiani i passaporti non si rilasciavano, obbligando migliaia di
italiani a dover recarsi alla capitale. Grazie ad una raccolta firme, siamo
riusciti ad ottenere che finalmente i passaporti possano essere rilasciati
anche a Guayaquil. Anni addietro ho presentato una denuncia documentata sulla
crisi degli appuntamenti.
Domanda: Sappiamo che si serve della Radio
Comites e che spesso fa delle interviste a funzionari dell’ambasciata. Ci può
raccontare qualcosa sulle sue attività di contatto con la comunità e con la
sede diplomatica?
Risposta: Ho provveduto alla creazione di
Radio Comites, un podcast che informa sulle attività delle istituzioni italiane
in Ecuador, ma soprattutto sul ruolo degli italiani in Ecuador, intervistando
autorità consolari ma anche ristoratori, imprenditori ecc. I nostri rapporti
con le autorità consolari e con la comunità sono ottimi.
Domanda: Come intende impostare per il futuro
la nuova ottica dei suoi ruoli come delegato nazionale CTIM, un’associazione
storicamente importante per gli italiani residenti all’estero, e di presidente
del Com.It.Es di Quito?
Risposta: La presenza sul territorio è
fondamentale. Il Comites conosce profondamente le necessità della comunità ed è
sicuro che il lavoro con il CTIM potrà essere molto più capillare perché
sensibile ai problemi degli italiani sia quando si tratta delle grandi che
delle piccole comunità. La comunità ecuadoriana ha bisogno di un sostegno
continuo nonostante non rappresenti il numero ed il peso di voti di altri
paesi. Sono sicuro che il nostro Comites e il CTIM svolgeranno un lavoro
simbiotico che potrebbe diventare un esempio d’efficienza e capacità di fare e
ispirare anche altre comunità “ meno importanti “ rispetto a quelle “piu
coccolate “ che, ripeto, risiedono in
altri paesi.
Domanda: Infine, come potrebbe sintetizzare la
sua missione nei confronti della comunità italiana residente in Ecuador?
Risposta: Noi abbiamo due linee
fondamentali:
1. lavorare “con”
e non lavorare “contro”;
2. non importa
dove vivi non cessi mai di essere italiano.
Questi due
assiomi ispirano il nostro lavoro.