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venerdì 28 luglio 2017

Affari esteri e cooperazione internazionale sono due cose ben diverse che convivono all'interno della Farnesina. Una dicotomia che non giova…






Spesso ci si dimentica che il Ministero degli Esteri non è soltanto rete diplomatica e quindi servizi ai cittadini e alle imprese italiane all'estero nonché rappresentanza dell'Italia nel mondo. È anche cooperazione internazionale e cioè aiuti allo sviluppo di paesi del terzo mondo.
Una cosa è la gestione delle sedi diplomatiche e un'altra ben diversa l'elargizione di aiuti economici ad altri paesi.
Da una parte ci sono oltre 5 milioni di cittadini italiani residenti all'estero che hanno bisogno di servizi anagrafiche per poter esercitare il diritto alla cittadinanza italiana e sono in questo anche tutelati dalle leggi e dalla costituzione. La rete diplomatica favorisce inoltre la generazione di affari per le nostre imprese all'estero. In tal senso c'è stato un apporto complessivo nel 2016 quantificabile in una percentuale dell'1% del PIL e la creazione di 234.000 posti di lavoro. Anche le rimesse a seguito della nuova emigrazione stanno aumentando di anno in anno e nel 2016 hanno raggiunto mezzo punto del PIL. Inoltre i cittadini italiani residenti all'estero, che hanno come punto di riferimento la rete diplomatica, promuovono il made in Italy e fanno turismo di ritorno. La spesa quindi destinata alla rete diplomatica è generatrice di rilevanti entrate e viene in gran parte finanziata dalle tariffe pagate dagli iscritti AIRE a fronte dei servizi consolari.
Dall'altra parte c'è la Cooperazione internazionale: elargizioni a fondo perduto fini a se stesse che producono poca utilità economica per l'Italia. La gestione di questa attività da parte del MAECI è completamente diversa da quella anteriormente descritta. Possiamo immaginare che ci siano burocrati che perorano le ragioni di un paese o dell'altro e non si può non pensare che per loro non ci possano essere anche dei cospicui ritorni. Sappiamo che le amministrazioni pubbliche si sono rese e si rendono colpevoli un po' dappertutto, e non capita solo a noi italiani, di fatti di corruzione e che le tangenti sono spesso all'ordine del giorno. Sarà questo il motivo di questa dicotomia all'interno del Ministero degli Affari Esteri?
Sta di fatto che al MAECI sono stati destinati, nel 2016, 2.700.000 euro circa di cui soltanto 900.000 sono andati a finire alla rete diplomatica. Alle nazioni africane dalle quale proviene l'attuale invasione di stranieri, nel 2016 sono stati erogati ben 200.000 euro, il 22% di quanto destinato a tutta la rete diplomatica!
Sta di fatto che quando si è parlato di spending review, i tagli alle spese hanno riguardato soltanto la rete diplomatica con conseguente soppressione di consolati e ambasciate, esternalizzazioni a società off-shore dei servizi consolari, riduzione del personale e svendita di beni demaniali. A una riduzione delle elargizioni ai paesi in via di sviluppo non si è nemmeno accennato. La Cooperazione con i suoi interventi di aiuto e con la partecipazione a progetti internazionali attualmente supera per importi erogati i valori del 2011, ciò in barba alla spending review!
Vogliamo pensare male? E allora io direi che la Cooperazione Internazionale resta insieme al Ministero degli Esteri perché così è meno visibile e criticabile dai cittadini e dai parlamentari.
Ci si chiede come faccia poi l'Italia a regalare a destra e a manca i soldi sudati dei suoi cittadini? Ne risulta una situazione paradossale: da una parte l'Italia fa la figura di un paese rovinato e non più all'altezza delle altre potenze industriali quando chiude ambasciate e consolati e dall'altra pretende farsi avanti come un paese benefattore dei paesi più poveri, vantando grandi disponibilità finanziaria e assumendo a livello internazionale un ruolo che non gli spetta. È chiaro che c'è qualcosa che non va!
L'Italia sta andando a catafascio. La disoccupazione giovanile è oltre il 40%, l'infrastruttura industriale subisce perdite enormi ogni anno. Non siamo in grado di aiutare nessuno. I nostri fondi li dobbiamo destinare alla creazione di reddito e occupazione e non alle regalie internazionali.