L'immigrazione haitiana verso la Repubblica
Dominicana è ormai a ruota libera, eppure sono tante le misure legislative e i
dislocamenti di forze dell'esercito nell'area di frontiera. Questi ultimi annunciati
recentemente con il coinvolgimento di migliaia di militari. Di fatto invece l'invasione
graduale non si arresta.
Questi immigrati illegali che non solo si
dedicano a lavori agricoli o di costruzione, ma vanno a infoltire la schiera dei
criminali, diventata ormai un settore lucrativo e a poco rischio.
Le autorità si limitano a fare riferimento
alla legge e alla Costituzione. All'atto pratico però la sovranità territoriale
non viene tutelata e il flusso di haitiani persiste indisturbato.
La meta preferita è Santiago dove si
sostiene che fluisce il numero più rilevante di illegali di ogni età. Si
profila anche un traffico di bambini, adolescenti e donne haitiani. A Santiago questi,
le donne spesso con neonati nelle braccia, si dedicano all'accattonaggio.
I trafficanti di illegali hanno segnato
delle rotte di attraversamento della frontiera che agevolano l'ingresso di migliaia
di haitiani al giorno. Dopo lunghe camminate, essi sono attesi da mototassi disposti
a portarli a Santiago o a Navarrete a cambio di 3.000 pesos per persona. Alcuni
illegali vengono rapinati dagli stessi mototassisti. La maggioranza si reca ai
posti di destinazione a piedi perché non ha abbastanza denaro per pagarsi il
trasporto.
Qualche giorno fa ci sono stati degli
episodi di conflitto tra le due culture incompatibili dei due Paesi. Singoli
haitiani hanno defecato in mezzo alla strada o si sono resi colpevoli di altri atti
in totale disprezzo delle più elementari regole di comportamento civile. Di
questo si sono molto lamentati i dominicani nei media locali, ma sta di fatto
che esiste una strategia mondialista che vede i due paesi Haiti e Repubblica
Dominicana unificati in un futuro non molto lontano. E la pressione in tal
senso non si attenua… Cede invece la resistenza del governo impantanato in un
grande scandalo di corruzione e fortemente contestato dai cittadini sulle
strade.
La strategia mondialista Obama Clinton è
rimasta in essere con tutta la sua forza in tutte le aree geografiche, nonostante
Trump e quanto da lui annunciato nella sua campagna elettorale.
D'altro canto tangentopoli Odebrecht ha
fortemente indebolito il governo dominicano che nel bel mezzo di una bufera politica
senza precedenti non ha abbastanza forza per difendere la sovranità del Paese.
La trappola Odebrecht ha messo in ginocchio
i governi ribelli del continente, soprattutto il Brasile. E gli Usa sono gli Usa,
può cambiare il presidente, ma gli obiettivi restano. Odebrecht e gli scandali
connessi possono essere visti complessivamente come una trappola tesa dalla
grande potenza americana. Anche la Repubblica Dominicana rientra fra i ribelli.
Innanzitutto ha sempre sostenuto sotto sotto il Venezuela di Chavez-Maduro e in
secondo luogo non è intenzionata a "fallire".
Lo diceva spesso anche l'ex presidente Leonel
Fernandez: "Si desidera che la Repubblica Dominicana fallisca proprio come
Haiti". Si tratta di una condizione necessaria per l'unificazione
dell'isola sotto una sola bandiera e sono in tanti a volerlo.