Spesso ci si
dimentica che il Ministero degli Esteri non è soltanto rete diplomatica e
quindi servizi ai cittadini e alle imprese italiane all'estero nonché rappresentanza
dell'Italia nel mondo. È anche cooperazione internazionale e cioè aiuti allo
sviluppo di paesi del terzo mondo.
Una cosa è
la gestione delle sedi diplomatiche e un'altra ben diversa l'elargizione di
aiuti economici ad altri paesi.
Da una parte
ci sono oltre 5 milioni di cittadini italiani residenti all'estero che hanno
bisogno di servizi anagrafiche per poter esercitare il diritto alla
cittadinanza italiana e sono in questo anche tutelati dalle leggi e dalla
costituzione. La rete diplomatica favorisce inoltre la generazione di affari
per le nostre imprese all'estero. In tal senso c'è stato un apporto complessivo
nel 2016 quantificabile in una percentuale dell'1% del PIL e la creazione di 234.000
posti di lavoro. Anche le rimesse a seguito della nuova emigrazione stanno
aumentando di anno in anno e nel 2016 hanno raggiunto mezzo punto del PIL.
Inoltre i cittadini italiani residenti all'estero, che hanno come punto di
riferimento la rete diplomatica, promuovono il made in Italy e fanno turismo di
ritorno. La spesa quindi destinata alla rete diplomatica è generatrice di
rilevanti entrate e viene in gran parte finanziata dalle tariffe pagate dagli
iscritti AIRE a fronte dei servizi consolari.
Dall'altra
parte c'è la Cooperazione internazionale: elargizioni a fondo perduto fini a se
stesse che producono poca utilità economica per l'Italia. La gestione di questa
attività da parte del MAECI è completamente diversa da quella anteriormente
descritta. Possiamo immaginare che ci siano burocrati che perorano le ragioni
di un paese o dell'altro e non si può non pensare che per loro non ci possano
essere anche dei cospicui ritorni. Sappiamo che le amministrazioni pubbliche si
sono rese e si rendono colpevoli un po' dappertutto, e non capita solo a noi
italiani, di fatti di corruzione e che le tangenti sono spesso all'ordine del
giorno. Sarà questo il motivo di questa dicotomia all'interno del Ministero
degli Affari Esteri?
Sta di fatto
che al MAECI sono stati destinati, nel 2016, 2.700.000 euro circa di cui
soltanto 900.000 sono andati a finire alla rete diplomatica. Alle nazioni
africane dalle quale proviene l'attuale invasione di stranieri, nel 2016 sono stati
erogati ben 200.000 euro, il 22% di quanto destinato a tutta la rete
diplomatica!
Sta di fatto
che quando si è parlato di spending review, i tagli alle spese hanno riguardato
soltanto la rete diplomatica con conseguente soppressione di consolati e
ambasciate, esternalizzazioni a società off-shore dei servizi consolari, riduzione
del personale e svendita di beni demaniali. A una riduzione delle elargizioni
ai paesi in via di sviluppo non si è nemmeno accennato. La Cooperazione con i
suoi interventi di aiuto e con la partecipazione a progetti internazionali
attualmente supera per importi erogati i valori del 2011, ciò in barba alla
spending review!
Vogliamo
pensare male? E allora io direi che la Cooperazione Internazionale resta
insieme al Ministero degli Esteri perché così è meno visibile e criticabile dai
cittadini e dai parlamentari.
Ci si chiede
come faccia poi l'Italia a regalare a destra e a manca i soldi sudati dei suoi
cittadini? Ne risulta una situazione paradossale: da una parte l'Italia fa la
figura di un paese rovinato e non più all'altezza delle altre potenze
industriali quando chiude ambasciate e consolati e dall'altra pretende farsi
avanti come un paese benefattore dei paesi più poveri, vantando grandi disponibilità
finanziaria e assumendo a livello internazionale un ruolo che non gli spetta. È
chiaro che c'è qualcosa che non va!
L'Italia sta
andando a catafascio. La disoccupazione giovanile è oltre il 40%,
l'infrastruttura industriale subisce perdite enormi ogni anno. Non siamo in
grado di aiutare nessuno. I nostri fondi li dobbiamo destinare alla creazione
di reddito e occupazione e non alle regalie internazionali.