Da un articolo pubblicato sul Diario Libre il 19
gennaio scorso si evince che la procura (fiscalia) di Higuey ha deciso
recentemente di designare una commissione integrata dai magistrati Monegro Pion
e Jorge Luis Amador per continuare le indagini sulla vicenda.
Gli inquirenti hanno ritenuto in un primo momento
che il ragazzo avesse fatto un salto di sei metri al massimo allo scopo di
suicidarsi. Invece da quell'altezza il farmacista avrebbe potuto riportare
tante fratture, ma difficilmente trovare la morte.
Bisogna tener conto anche della distanza tra il muro
e la posizione della testa. Escluderei che il ragazzo abbia potuto suicidarsi,
facendo un acrobatico tuffo a volo d’angelo con contorsione finale e caduta a
piombo con impatto sulla nuca, posizione di atterraggio supina a tre metri dal
muro e con i piedi nell'acqua della piscina.
Si parla spesso di un terzo piano e di un balcone antistante
alla piscina nella camera dove era stato alloggiato il savonese .
Ciò che per i dominicani è un terzo piano per noi a
tutti gli effetti è un secondo piano. Quindi va un po’ ridimensionata la
significatività dell’altezza ai fini di un eventuale suicidio. Un’altra cosa
degna di nota, e di cui finora non si è tenuto conto, è che il balcone della
camera dove era alloggiato il savonese non si affaccia alla piscina. Da lì si
accede invece a un ampio terrazzo, munito di balaustra, sulla quale ci si può
comodamente appoggiare con i gomiti e dalla quale si può vedere la sottostante
piscina e magari chattare con uno smartphone, mentre si viene aggrediti alle
spalle a sorpresa, colpiti alla nuca mortalmente e scaraventati nella stessa
posizione supina in cui il cadavere è stato ritrovato con i piedi in avanti.
E probabilmente prima della “caduta”, Alessandro
stava proprio chattando. Tant’è che il suo telefonino è stato ritrovato nella
piscina. E ci si chiede, tenendo conto dei principi di inerzia, come abbia fatto
a finirci lì. La spiegazione più logica è che vi sia stato volutamente
lanciato.
Così come stanno le cose gli inquirenti avrebbero dovuto capire subito che non si poteva trattare di suicidio, come tale però è stato chiuso il caso una prima volta per poi riaprirlo subito dopo.
Di fatto non sono state prese misure di nessun tipo
per evitare l’occultamento o l’inquinamento delle prove. La polacca ha
immediatamente modificato i suoi account di Facebook e quant’altro. Gli
interrogatori sono stati una formalità e non si è chiesto nemmeno alla giovane donna
perché avesse risposto all’haitiano che ha rinvenuto il cadavere subito dopo di
non avere ospiti a casa.
Nessuno ha sentito niente e nessuno ha visto niente
nel cuore della notte in un residenziale super custodito. Si può parlare di
omertà? Un omicidio evidente e quindi dei criminali ancora a piede libero che erano
all’interno del residenziale. Eppure non sono state fatte ricerche di nessun
tipo. Non si è nemmeno indagato a dovere sui retroscena della cena a Bavaro di
Alessandro e della polacca e sulla gelosia manifestata del cameriere
venezuelano.
Insomma un caso chiuso più volte e riaperto subito
dopo a seguito delle lamentele della famiglia della vittima. Una seccatura per
gli inquirenti? A questo punto viene proprio da pensare di sì!
E si tratta di un omicidio efferato nel vero senso
della parola e con ogni probabilità per futili motivi… Gelosia? Chissà. La
polacca è sicuramente una bella donna.
Ma in che nido di vipere è finito il “mochilero” (viaggiatore
zaino a spalla) Alessandro Grandis?
Al riguardo il forense a noi ormai noto per altre
vicende, Sergio Sarita Valdez, sostiene che “la morte a seguito di caduta si
può presentare secondo tre modalità diverse: che la persona sia stata spinta,
che si sia lanciata e allora si tratterebbe di un suicidio o che sia caduta
incidentalmente. In un’autopsia questo non può essere definito e si determina
solo a seguito di una buona investigazione.”
Anche una buona autopsia può essere di aiuto: “trauma
cranico encefalico severo a seguito di contusione con emorragia cerebrale
diffusa, necrosi emorragica nei lobuli frontali e temporale sinistro…” Un tuffo
a volo d’angelo con verticale finale a testa in giù o uno o più colpi
contundenti alla testa con successivo lancio verso la piscina?
Su questo i forensi non si pronunciano.