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martedì 30 gennaio 2018

Alessandro Grandis: un’altra riapertura di un caso che in un primo tempo si voleva chiudere come suicidio


Da un articolo pubblicato sul Diario Libre il 19 gennaio scorso si evince che la procura (fiscalia) di Higuey ha deciso recentemente di designare una commissione integrata dai magistrati Monegro Pion e Jorge Luis Amador per continuare le indagini sulla vicenda.
Gli inquirenti hanno ritenuto in un primo momento che il ragazzo avesse fatto un salto di sei metri al massimo allo scopo di suicidarsi. Invece da quell'altezza il farmacista avrebbe potuto riportare tante fratture, ma difficilmente trovare la morte.
Bisogna tener conto anche della distanza tra il muro e la posizione della testa. Escluderei che il ragazzo abbia potuto suicidarsi, facendo un acrobatico tuffo a volo d’angelo con contorsione finale e caduta a piombo con impatto sulla nuca, posizione di atterraggio supina a tre metri dal muro e con i piedi nell'acqua della piscina.
Si parla spesso di un terzo piano e di un balcone antistante alla piscina nella camera dove era stato alloggiato il savonese .
Ciò che per i dominicani è un terzo piano per noi a tutti gli effetti è un secondo piano. Quindi va un po’ ridimensionata la significatività dell’altezza ai fini di un eventuale suicidio. Un’altra cosa degna di nota, e di cui finora non si è tenuto conto, è che il balcone della camera dove era alloggiato il savonese non si affaccia alla piscina. Da lì si accede invece a un ampio terrazzo, munito di balaustra, sulla quale ci si può comodamente appoggiare con i gomiti e dalla quale si può vedere la sottostante piscina e magari chattare con uno smartphone, mentre si viene aggrediti alle spalle a sorpresa, colpiti alla nuca mortalmente e scaraventati nella stessa posizione supina in cui il cadavere è stato ritrovato con i piedi in avanti.
E probabilmente prima della “caduta”, Alessandro stava proprio chattando. Tant’è che il suo telefonino è stato ritrovato nella piscina. E ci si chiede, tenendo conto dei principi di inerzia, come abbia fatto a finirci lì. La spiegazione più logica è che vi sia stato volutamente lanciato.

Così come stanno le cose gli inquirenti avrebbero dovuto capire subito che non si poteva trattare di suicidio, come tale però è stato chiuso il caso una prima volta per poi riaprirlo subito dopo.
Di fatto non sono state prese misure di nessun tipo per evitare l’occultamento o l’inquinamento delle prove. La polacca ha immediatamente modificato i suoi account di Facebook e quant’altro. Gli interrogatori sono stati una formalità e non si è chiesto nemmeno alla giovane donna perché avesse risposto all’haitiano che ha rinvenuto il cadavere subito dopo di non avere ospiti a casa.
Nessuno ha sentito niente e nessuno ha visto niente nel cuore della notte in un residenziale super custodito. Si può parlare di omertà? Un omicidio evidente e quindi dei criminali ancora a piede libero che erano all’interno del residenziale. Eppure non sono state fatte ricerche di nessun tipo. Non si è nemmeno indagato a dovere sui retroscena della cena a Bavaro di Alessandro e della polacca e sulla gelosia manifestata del cameriere venezuelano.
Insomma un caso chiuso più volte e riaperto subito dopo a seguito delle lamentele della famiglia della vittima. Una seccatura per gli inquirenti? A questo punto viene proprio da pensare di sì!
E si tratta di un omicidio efferato nel vero senso della parola e con ogni probabilità per futili motivi… Gelosia? Chissà. La polacca è sicuramente una bella donna.
Ma in che nido di vipere è finito il “mochilero” (viaggiatore zaino a spalla) Alessandro Grandis?
Al riguardo il forense a noi ormai noto per altre vicende, Sergio Sarita Valdez, sostiene che “la morte a seguito di caduta si può presentare secondo tre modalità diverse: che la persona sia stata spinta, che si sia lanciata e allora si tratterebbe di un suicidio o che sia caduta incidentalmente. In un’autopsia questo non può essere definito e si determina solo a seguito di una buona investigazione.”
Anche una buona autopsia può essere di aiuto: “trauma cranico encefalico severo a seguito di contusione con emorragia cerebrale diffusa, necrosi emorragica nei lobuli frontali e temporale sinistro…” Un tuffo a volo d’angelo con verticale finale a testa in giù o uno o più colpi contundenti alla testa con successivo lancio verso la piscina?
Su questo i forensi non si pronunciano.