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martedì 16 gennaio 2018

Le autopsie di 26 giovani deceduti nel 2017 hanno rivelato che questi erano fumatori abituali della “hookah” (narghilè).




I medici sono preoccupati per l'alta incidenza in persone giovani di malattie cardiache e cerebrali associate all'uso del narghilè.
Durante l'anno scorso, presso l'Istituto Nazionale di Patologia Forense, sono state eseguite 26 autopsie su giovani adulti di entrambi i sessi deceduti per problemi cardiaci, respiratori, cerebrali e virali, come l'HIV e l'epatite, la cui storia clinica ha in comune l'uso abituale della pipa d’acqua o narghilè (hookah).
Sebbene l'INPF non disponga di dati che consentano di dimostrare scientificamente che la causa della morte sia stata l'uso di sostanze inalate attraverso il narghilè, si può affermare che queste possono provocare la morte, perché producono disturbi al funzionamento degli organi, rendendoli vulnerabili. La quantità di sostanze utilizzate contribuisce a provocare arresti cardiaci, problemi respiratori o polmonari e ictus.
I decessi sono avvenuti, nella maggior parte dei casi, improvvisamente a casa, al lavoro e negli ospedali. Gli uomini sono i più colpiti
Ci sono anche casi di malattie virali croniche contratte dalle persone che usano questo dispositivo, come è il caso dell’herpes orale, dell’epatite virale B e C, e il virus dell'AIDS che potrebbero essere associate all’uso del narghilè.
Il problema di questo dispositivo è che le sostanze , una volta mescolate nel narghilè, creano un cocktail che colpisce organi vulnerabili come il cervello, il sistema respiratorio e il sistema cardiovascolare.

Nella Repubblica Dominicana è stato approvato un progetto di legge che vieta l’uso della hooka. Questa legge però non è stata ancora emanata e il suo uso è molto diffuso non solo nei locali notturni, ma anche sui marciapiedi delle strade per cui esiste il rischio non tanto infrequente di ritrovarsi insieme a tutta la famiglia, bambini compresi, fumatori “passivi” di hooka o narghilè o pipa d’acqua o come la si voglia chiamare.