La vittoria di
Donald Trump riporta alla Casa Bianca un negazionista del cambiamento
climatico, disposto a smantellare le politiche ambientali del suo predecessore
e a fermare le misure contro il riscaldamento globale.
Il repubblicano
ha ripreso il suo slogan "drill, drink, drill" (perfora, bevi,
perfora) durante la sua campagna. A modo suo ha addirittura negato l'esistenza
di cambiamenti climatici causati dall'uomo: "Fa molto freddo qui
oggi".
Gli esperti
avvertono che la seconda presidenza di Trump interromperà bruscamente la transizione
verso l’energia verde. Si teme che Washington abbandoni la diplomazia
climatica.
Se Trump
dimenticasse gli obiettivi climatici per gli Stati Uniti, il secondo maggiore
produttore di gas serra, ciò potrebbe portare altri grandi inquinatori, come
Cina e India, ad abbandonare i loro piani ambientali.
Durante il suo
primo mandato, Trump ritirò gli Stati Uniti dallo storico accordo di Parigi. E promise
di farlo ancora, dopo che il suo successore, il democratico Joe Biden, aveva
ricollegato il Paese agli obiettivi della comunità internazionale.
La procedura
formale di uscita dura un anno, quindi formalmente gli Stati Uniti rimarranno
nell’ambito dell’accordo fino al 2026 (Trump entrerà in carica nel gennaio
2025). Ma questo è solo sulla carta; in pratica l’amministrazione repubblicana
potrà adottare misure che si discostano dagli obiettivi prefissati.
Washington si era
impegnata a dimezzare le proprie emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto
ai livelli del 2005. Entro il 2023, le emissioni sarebbero diminuite del 18%.