Non è una novità. Dappertutto nel mondo, anche qui da
noi, chi ha bisogno di servizi consolari si trova di fronte a un muro
invalicabile. Ogni tanto guardare quel che succede altrove è utile per capire meglio
come stanno le cose. Ad esempio in Uruguay i cittadini italiani sono esasperati
dallo stato dei servizi consolari. È passato un anno dall’inaugurazione della
nuova sede del consolato eppure le difficoltà persistono con il totale silenzio
dei politici che hanno promesso tanto senza mantenere niente.
“Profili bloccati dopo diversi tentativi sul sistema on
line degli appuntamenti, anziani esclusi dall’utilizzo della tecnologia e poi
ancora il fenomeno degli intermediari che lucrano a gonfie vele sui diritti
rivendendo gli appuntamenti a cifre da capogiro tra i 400 e i 600 dollari: tutto
questo e altro ancora non è più una novità, è un’abitudine.” Proliferano gli
intermediari quindi a causa dell’inefficiente erogazione dei servizi consolari.
Nessuno ne parla, ma se ci sono degli intermediari che guadagnano tanto, ci
dovrebbero essere anche dei complici all’interno della struttura consolare.
Evidentemente c’è chi è al di sopra di ogni sospetto.
Era presente alla riunione il capo della cancelleria
consolare di Montevideo, Alessandra Crugnolo, che ha sostenuto che “si sta
facendo il possibile, trasmetteremo le preoccupazioni al Ministero degli Esteri”.
Secondo i calcoli citati dalla Crugnola sono 14 i funzionari in più di cui
avrebbe bisogno la sede di Montevideo in rapporto alla sua popolazione.
Notiamo invece che in Venezuela con 13.000 iscritti AIRE
in più (144.000 contro 131.000) e 12 impiegati in meno (16 contro 28) vengono erogati
i servizi consolari praticamente in tempo reale, prescindendo della prenotazione
online ed emettendo ogni anno 16.500 passaporti contro 5355 di Montevideo.
Inutile nascondersi dietro un dito, evidentemente la
mancata erogazione dei servizi in tempi accettabile non è dovuta alla carenza
del personale né a Montevideo né a Santo Domingo né altrove.