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martedì 7 novembre 2017

Ilio Capocci e la battaglia del Puente Duarte del 27 aprile 1965


“Un Titano di decine di battaglie che morì il 19 maggio 1965 durante l’assalto al Palacio Nacional, dopo aver trascorso tutta la sua vita flirtando con la morte in altre guerre. Un veterano della Seconda Guerra Mondiale, venuto a morire nella Repubblica Dominicana. Protagonista della battaglia del Puente Duarte come  unico veterano di guerra. Insegnò soprattutto al presidente costituzionalista Francisco Caamaño Deño strategie e tattiche combattive in mezzo alla battaglia. Tra sparo e sparo istruiva i militari costituzionalisti a combattere. Capocci insegnò in breve tempo a tutto un popolo a battersi per la sua libertà, a sconfiggere in maniera schiacciante gli sbirri traditori, mettendo in evidenza il coraggio del dominicano contro i nemici interni ed esterni. Ilio Capocci è stato uno dei combattenti di maggiore importanza in questo evento storico, epico ed eroico del nostro paese senza sminuire con questo il valore e il coraggio degli altri indomabili Guerrieri della Libertà.” Henry Osvaldo Tejeda Báez.

La battaglia del Puente Duarte
La battaglia ebbe luogo nella testa occidentale del Ponte Duarte e si svolse nel pomeriggio del 27 aprile nella zona tra le vie Duarte e José Martí. Durante tutto il 26 aprile e nella mattinata del giorno seguente i golpisti della base di San Isidro fecero incursioni aeree, mitragliando le postazioni di difesa. La resistenza dei circa 55 soldati costituzionalisti venne così annullata, centinaia di civili e di soldati giacevano morti nelle vicinanze del ponte. A seguito della dispersione delle forze costituzionaliste, la strada era aperta per far entrare nella città le truppe golpiste precedute da 16 carri armati con due soldati ciascuno. Ben presto i carri armati si introdussero nelle vie strette dell’area, spostandosi con difficoltà e diventando facile bersaglio della pioggia di pallottole provenienti dai terrazzi e dai vicoli. Al contempo si era scatenato l’attacco diretto di soldati addestrati, per lo più uomini rana, ai carri armati con bombe molotov abilmente allestite nelle adiacenze. Gli squadroni golpisti furono divisi, creando sconcerto tra le file dei soldati. Diversi bazooka sono stati sparati distruggendo i carri armati rimasti. Tra le 4 e le 5 del pomeriggio lo scenario della guerra era commovente. 14 carri armati catturati, la maggioranza incendiati, centinaia di morti e feriti, una vera e propria fuga disordinata verso il fiume che tanti golpisti presi dalla disperazione cercarono di attraversare a nuoto.

E se il comandante Montes Arache avesse seguito il consiglio del colonnello Ilio Capocci, la base di San Isidro sarebbe stata presa. Un errore manifesto che gli venne rinfacciato successivamente. Comunque a seguito di questa clamorosa sconfitta dei golpisti, il giorno dopo sbarcarono nella Repubblica Dominicana non meno di 20.000 marines. Senza questa battaglia probabilmente l’intervento americana non avrebbe avuto luogo.