Gli
uragani Irma e Maria a Porto Rico non li dimenticheranno mai. Non sono ancora
passati due mesi da quando Maria ha colpito in pieno l’isola con i suoi quasi
300 chilometri orari di velocità con i quali ha attraversato il suo territorio,
rimanendoci per dodici ore di fila e provocando danni di ogni sorta. Ne è seguito
un vero e proprio esodo dovuto alla disperazione. Se ne sono già andati da
Porto Rico 140.000 persone con destinazione in gran parte la Florida, ma anche
New York, New Jersey e altre città americane. Tanti sono arrivati anche qui
nella Repubblica Dominicana. Il governo americano ha trasferito di recente a
sue spese 3.000 persone tra quelle meno abbienti per una sistemazione
provvisoria negli Stati Uniti mentre i servizi essenziali di erogazione di
acqua e di corrente elettrica vengono ripristinati. Si prevede che si riavrà la
corrente elettrica a febbraio del 2018. Nel frattempo, molte attività
commerciali continuano a rimanere chiuse e la disoccupazione è aumentata in
modo vertiginoso. Presumibilmente nei prossimi mesi abbandoneranno l’isola
altre 400.000 persone. Una decisione quella di andare via sicuramente dolorosa,
ma al di là dei danni provocati dagli uragani Irma e Maria si deve anche
prendere in considerazione una novità assoluta dal punto di vista del rischio del
radicamento nei Caraibi. Ormai il tema del cambiamento climatico è venuto alla
ribalta con forza per rimanerci e dovrà essere sempre tenuto presente per gli
anni a venire. Sul nostro futuro incombe la minaccia di uragani di potenza al
di là di ogni immaginazione. Chi abita vicino al mare o ai fiumi deve sapere
che le cose non stanno più come prima. Due uragani di categoria cinque: non se
n’era visto uno a Porto Rico da un secolo e nel giro di una settimana ce ne
sono stati due, uno ha sfiorato l’isola e l’altro l’ha colpita in pieno. Una novità
che non può essere ignorata. Se prima eravamo invidiati come abitanti dei
Tropici, un paradiso, ora siamo in balia di fenomeni atmosferici che da un
momento all’altro ci possono rendere la vita impossibile oltre a mettercela
direttamente a rischio, tsunami, inondazioni, distruzioni dei nostri immobili e
delle nostre pertinenze. Il paradiso può diventare da un giorno all’altro un vero
e proprio inferno. Chi ha delle imbarcazioni ormeggiate nei porti è meglio che
pensi di non avere niente o quasi. Probabilmente le compagnie di assicurazione
correggeranno fortemente verso l’alto o addirittura rifiuteranno le polizze di
copertura contro eventi naturali. Non va inoltre sottovalutato il fatto che gli
ingenti danni che i nostri corregionali caraibici hanno subito sarebbero stati di
gran lunga maggiori nella Repubblica Dominicana del tutto impreparata per
questo tipo di fenomeni atmosferici.
L’arcipelago
è stato devastato in particolare da Irma, ma una settimana dopo ci è passato
anche Maria per completare il “lavoro” della collega. L’effetto di Irma è stato
brutale. Le isole dei Caraibi orientali sono state praticamente cancellate
dalla carta geografica. Barbuda è rimasta totalmente devastata con nove case
distrutte ogni dieci. Secondo le autorità
il 98% delle strutture sono inabitabili. Irma è stato il peggiore uragano affrontato
dall’Atlantico. Ha colpito le isole dell’arcipelago con venti di velocità
superiore ai 300 km/h. I danni stimati sono di centinaia di migliaia di dollari.
I container sono volati in aria come giocattoli. Irma con le sue dimensione
comparabili all’estensione territoriale della Colombia, dopo aver attraversato Barbuda
ha colpito le isole francesi e olandesi di San Martino e San Bartolomeo, lasciandole
devastate completamente senza acqua potabile e senza elettricità e con un 70%
delle case distrutte
Chi si aspetta
di vedere scoperchiate soltanto le case con tetti in lastre metalliche sbaglia.
Questi uragani hanno divelto i tetti in cemento armato, hanno rotto le finestre
di vetro di edifici adibiti ad hotel e ne hanno scaraventato in mezzo alle
strade tutto il mobilio e l’arredamento, facendo diventare gli immobili dei
veri e propri gusci vuoti. Soltanto a San Martino sono state affondate oltre
100 imbarcazioni del valore ognuna di diversi milioni di dollari. Tante sono
finite lontano dal mare, nelle strade e addirittura nei giardini. Una devastazione
che va al di fuori dell’immaginazione umana e meno male che per il momento non
ci sono stati tsunami!