I posti ambulanti di vendita di alimenti sono molto
diffusi nella Repubblica Dominicana. Sembrerebbe quasi che chiunque possa
aprirne uno se ha la disponibilità di uno spazio libero da qualche parte e dell’attrezzatura
necessaria. Il tutto senza licenze o quant’altro, diversamente dall’Italia dove
un’autorizzazione allo spaccio ambulante di alimenti sarebbe un’impresa di non
poco conto.
Eppure anche qui ci sono delle disposizioni di
carattere amministrativo e sanitario molto severe. Certo, come al solito
vengono applicate sporadicamente, ma la tendenza a esigerne l’osservanza aumenta
di giorno in giorno. Ogni tanto il personale dell’”ayuntamiento” ad esempio fa un giro di perlustrazione e tutte le
baracchette che trova le carica su e se
le porta via e così piano piano chi non è in regola scompare. Qui le regole
nuove vanno applicate così, un pochino alla volta, in modo che non ci siano
delle violente resistenze. Lo abbiamo visto di recente anche a Las Terrenas e
se stiamo attenti con degli intervalli regolari di pausa lo vedremo un po’
dappertutto.
I nuovi arrivi di stranieri, soprattutto dal
Venezuela hanno messo alla prova le leggi migratorie la cui applicazione si è
irrigidita in particolare per quel che riguarda i respingimenti agli aeroporti
che iniziano a riguardare anche i cittadini europei amanti del turismo squattrinato
e quindi avventuroso. I venezuelani sono
anche quelli che hanno occupato subito abusivamente dei posti di fast food
latinoamericano, in particolare delle loro specialità nazionali e le vendono in
baracchini fissi che circolando per le strade.
Per esercitare l’attività di spaccio di alimenti in
posti fissi o ambulanti è necessario un permesso obbligatorio di vendita che
viene rilasciato dalle autorità municipali e dalle autorità sanitaria e che ha la
validità di un anno. Per l’ottenimento di questa autorizzazione deve essere
presentata una richiesta corredata da un
certificato di salute rilasciato dal ministero della sanità nonché un permesso dell’amministrazione municipale e un diploma
che attesti che è stato superato un corso di manipolazione di alimenti
rilasciato dall’autorità competente. Il certificato di salute viene concesso a
seguito di un esame clinico generale e di uno studio di carattere parassitario.
La legge contempla anche la possibilità che
tale certificato possa essere revocato in caso di tosse oppure dell’esistenza di
qualche malattia infettiva che possa
essere trasmessa attraverso gli alimenti. Inoltre il regolamento stabilisce che
il venditore di alimenti debba indossare sempre un grembiule che copra il suo
abbigliamento abituale preferibilmente bianco o di colore chiaro e che sia
pulito e in buono stato. Deve anche avere
i capelli corti o raccolti. La sua testa deve essere coperta con un berretto o
con una reticella, le unghie devono essere corte e senza smalto, non deve
indossare anelli, braccialetti oppure l’orologio.
Deve mantenere le mani sempre pulite e gli uomini non devono avere la barba. Chi è addetto alla manipolazione di alimenti deve
lavarsi le mani prima, durante e dopo la loro elaborazione, non deve tossire o starnutire sugli alimenti, non deve fumare durante il processo, non deve manipolare alimenti quando sono
presenti ferite, infezioni o malattie cutanee o malattie infettive come ad
esempio l’influenza e la diarrea acuta. La legge ordina inoltre ai venditori di
eseguire permanentemente dei controlli su mosche, scarafaggi e ratti mediante
una frequente fumigazione.
E proprio per la presenza di numerosi scarafaggi
sono stati chiusi in questi giorni ben tre ristoranti di cui uno cinese
specializzato nei frutti di mare.