Al primo posto si trova il Messico con 1,16 kg al
giorno per persona, al secondo, il Cile con 1,14 kg, al terzo, l’Argentina con
1,14 kg e al quarto posto la Rep. Dominicana con 1,08 kg, seguita dal Brasile
con 1,04 kg.
Nella produzione di rifiuti influisce l’elevata
densità della popolazione e l’esistenza di attività commerciali e turismo.
Quest’ultimo fattore è una delle cause che spiega la presenza della Repubblica
Dominicana tra i cinque paesi che producono in America Latina il maggiore
quantitativo di rifiuti solidi urbani.
Esiste comunque un altro fattore che consente di
capire quali paesi producono più spazzatura e quali meno. Si tratta del livello
di reddito degli abitanti.
Se la popolazione ha una più elevata disponibilità
di denaro, il suo consumo aumenterà e la produzione di rifiuti sarà maggiore. Complessivamente
a livello mondiale i paesi con i redditi più alti generano oltre il 34% dei
rifiuti nonostante ci abiti soltanto il 16% della popolazione del pianeta.
In America Latina ci sono paesi con redditi medio-alti
e la loro generazione di rifiuti è molto maggiore rispetto ad altri paesi del
mondo come ad esempio nel continente africano.
La disuguaglianza economica all’interno di una
regione spiega perché paesi come Messico, Cile o Argentina siano quelli che più
rifiuti producono. All’estremo opposto ci sono paesi come Guatemala o Bolivia.
Ecco la classifica dei paesi che meno rifiuti
producono in America Latina
È evidente che a rendere la Repubblica Dominicana
uno dei paesi maggiormente produttori di spazzatura non è un reddito procapite
più alto a livello regionale, ma il grande afflusso di turisti che si aggira
sui 7 milioni di persone ogni anno e che si incrementa sempre, essendo 10
milioni l’obiettivo che si cerca di raggiungere a medio termine.
Il Turismo, una voce importante del PIL della
Repubblica Dominicana, che apporta poco a livello di imposte e che crea
evidenti scompensi nelle zone dove si sviluppa. I grandi gruppi non contribuiscono a
risolvere il problemi che il turismo crea in quanto puntano solo a distribuire dividendi ai soci.
Per forza di cose non è lontano il giorno in cui il
turismo dovrà apportare risorse anche alla collettività sotto forma di fondi da
destinare alla conservazione delle aree turistiche e alla riparazione dei danni
che l’attività provoca nelle zone dove si svolge: bidonville di forza lavoro, rifiuti
urbani, acque nere e degrado delle spiagge.