Una storia di ordinaria ingiustizia. Niente di
nuovo sotto il sole. Ci sono connazionali che danno per scontato che il
substrato di base che fa da premessa di tutto quello che si fa e cioè le leggi
civili e penali, lo svolgimento dei processi, la sicurezza giuridica ecc. sia
uguale in tutto il mondo. Non è così.
Apprendiamo oggi dal giornale il Giorno, cronaca di Brescia, che Vittorio Giuzzi risulta ora deceduto per cause
naturali e tutti gli implicati sono stati messi in libertà
Questa vicenda sin dall’inizio era destinata a
insabbiarsi.
La prima versione della polizia che è pervenuta
anche in ambasciata è stata che il Giuzzi era stato ucciso da un ladro di
avocado sorpreso in flagranza dei reato. Dopo un po’ è venuto fuori che l’anziano
era stato aggredito a martellate mentre era seduto in una sedia della casa
rurale in cui abitava. Successivamente c’è stata la novità del reo-confesso. Questo
tipo di colpo di scena si verifica abbastanza frequentemente. I rei confessi ci
sono sempre. Raramente vengono condannati però.
Questa situazione avrebbe dovuto portare alla
chiusura delle indagini. Invece poi è stata arrestata l’ex moglie del Giuzzi arrivata
nella Repubblica Dominicana dall’Italia per essere presente al funerale dell’ex
marito. Secondo la polizia l’omicidio sarebbe stato commissionato dall’ex
moglie a dei balordi per appropriarsi dell’eredità di Vittorio Giuzzi. Eredità
di cosa? Di un appezzamento di terra in capo al mondo, sprovvisto di titolo di
proprietà?
Assurdo, come del resto è assurdo che si possa
pensare alla possibilità da parte dell’anziano bresciano di vendere la sua
fattoria. Nessuno gliel’avrebbe comprata. Vista l’età e la sua manifesta
volontà di abbandonare il paese avrebbero atteso o la sua morte o la sua partenza.
Non scordiamoci che i fondi erano privi di titoli di proprietà.
Ora a quanto pare tutti gli implicati, anche il reo
confesso sono a piede libero e il processo è svanito nel nulla prima ancora di
iniziare. Paese che vai usanza che trovi. Se manca la parte civile il processo
non si fa. Ci vuole la querela di parte e la presenza degli interessati,
assistiti da un avvocato, per lo svolgimento del processo e la successiva condanna degli imputati.
Invece i familiari del Giuzzi non si sono rivolti ad
avvocati e hanno preferito rimanere in contatto con il pubblico ministero
telefonicamente attraverso un amico che faceva le veci di interprete.
A un certo punto non c’è più stato verso di
comunicarsi con il magistrato.
E si scopre che la giustizia ha scagionato gli
indagati “privando la famiglia dell’unica consolazione possibile: sapere che i
responsabili sono stati individuati e che pagheranno.” Lo riferisce il giornale
Il Giorno nella sua cronaca di Brescia.
Per giunta secondo le dichiarazioni di uno dei figli
il caso è stato archiviato, derubricato da omicidio a morte naturale.
Per arrivare da un omicidio a martellate in testa a
una morte naturale per infarto da queste parti non ci vuole niente…