Certo, i prezzi dei combustibili si mantenevano
bassi, anzi con la riduzione delle quotazioni del petrolio i conducenti hanno
ricevuto benefici che ora non sono disposti a restituire. Vogliono l’aumento
delle tariffe e basta e sono poco flessibili alla trattativa.
Del resto i trasportatori organizzati in pseudo sindacati
che altro non sono che strutture di lotta urbana a tutto campo sempre pronta al
contrasto con le forze dell’ordine e alla vessazione degli utenti.
I sindacati sono molto politicizzati tant’è che uno
dei suoi leader, Juan Hubieres, il presidente di Fenatrano, il principale
sindacato dei trasportatori a livello nazionale, è stato in passato anche
deputato.
Gli scioperi a sorpresa hanno tutta l’aria di
puntare più in là del semplice aumento delle tariffe del trasporto passeggeri.
La tempistica, e cioè l’approssimarsi della campagna elettorale del 2020,
presidenziali e amministrative, e la modalità della guerriglia urbana non
passano inosservate.
Diversamente dal passato le forze dell’ordine non
sono disposte a tollerare molto. Fanno uso di gas lacrimogeni, di proiettili di
gomma e di pallettoni. Il rischio di perdere un occhio è alto e non solo per i
manifestanti.
Comunque non si scherza più di tanto. Ora però la
lotta urbana è stata organizzata diversamente. Il servizio di trasporto viene
cessato senza preavviso. Migliaia di persone restano a piedi in attesa del
servizio di trasporto statale che è insufficiente. Come se questo non bastasse
vengono organizzati blocchi stradali da parte dei passeggeri e si fanno delle
vere e proprie battaglie all’interno dell’università statale UASD.
Una situazione che secondo i sindacati è solo l’inizio,
una sorta di riscaldamento per prepararsi a battaglie ben maggiori.
A distanza di meno di un anno dalle prossime
elezioni le cose si stanno mettendo male. La posta in gioco è alta come si sa,
qui le elezioni quando cambia il partito di governo sono una specie di
cataclisma con milioni di persone coinvolte dal punto di vista economico,
con migliaia di eletti e circa un
milione di posti di lavoro che si rendono disponibili ai militanti del partito
vincitore.