Quando si parla di tagli di spese bisognerebbe quanto
meno essere a conoscenza dei rudimenti di contabilità. Ci sono spese che
producono ricavi e spese superflue. Sarebbe bene anche conoscere i dati dei ricavi
e delle spese.
Per le imprese private la valutazione risulta
abbastanza semplice perché si punta al profitto direttamente o indirettamente.
Per l’amministrazione dello stato invece si deve tener conto del servizio che
deve essere erogato ai cittadini e in generale dal punto di vista contabile si
opera in perdita.
Nel nostro caso sempre relativamente all’estero, i
destinatari dei servizi della rete diplomatica sono i connazionali, le imprese,
i rapporti tra gli stati.
La Farnesina ha operato durante i cinque anni della
gestione passata tagli, soprattutto quelli relativi alla Spending Review, senza
ponderare l’effetto sui servizi ai cittadini. Ha venduto proprietà demaniali
riducendo drasticamente il patrimonio nazionale all’estero.
Per tagli intendiamo la chiusura di ambasciate e
consolati in tutto il mondo.
Emblematico è stato il caso della chiusura dell’ambasciata
di Santo Domingo operata sulla base di una legge che prevedeva l’invarianza dei
servizi. Questa non è stata rispettata il che è stato tuttavia paradossalmente
sancito come corretto dal Consiglio di Stato che si è assunto così facendo una
funzione legislativa.
Non si è tenuto conto nemmeno del fatto che la
nostra ambasciata si autofinanziasse con gli incassi dei servizi erogati, oltre
1.000 passaporti l’anno e circa 7.000 visti erogati.
Un risparmio da analfabeti contabili, che puntava
ovviamente alla vendita degli immobili della nostra ambasciata, il che per
diversi motivi non è stato possibile.
Un risparmio capriccioso e arbitrario.
Ora siamo nel governo del Cambiamento e riponiamo la
nostra fiducia sulle persone alla guida del MAECI.
Ci viene detto che la cronica insufficienza dei
servizi consolari che si riscontra dappertutto dipende dalle esigue risorse
economiche e di personale in forza negli uffici.
Dieci anni senza concorsi per diplomatici, cinque
anni dall’ultimo concorso per funzionari. Un personale ridotto a un terzo con
una popolazione di italiani residenti all’estero aumentata quasi nella stessa
misura.
Notiamo però che le risorse ci sono e ci sono sempre
state. Il problema è la scelta che si fa all’interno della Farnesina tra i
fondi da destinare alla cooperazione internazionale e quelli invece da erogare
alla rete diplomatica.
Nella gestione passata esterofila per antonomasia si
è optato per favorire a oltranza i paesi del terzo mondo, riducendo
consapevolmente all’osso i servizi consolari.
Ma ora siamo entrati nell’era degli “Italians first”
tanto per scimmiottare il motto di Trump dell’”America first”.
Non è detto però che ci sia una forte differenza tra
le assegnazioni di fondi al MAE e alla CI per gli anni a venire. Si vuole
infatti a livello di governo centrale risolvere il problema dell’immigrazione
sostenendo i paesi dai quali gli immigrati provengono.
Viene quindi chiesta pazienza ai cittadini della
diaspora: le cose non si risolvono dall’oggi al domani. La nuova
amministrazione si è insediata pochi mesi fa. Si notano già comunque dei
miglioramenti spontanei per il solo fatto che alla Farnesina è stato nominato
un senatore, Ricardo Merlo, eletto all’estero, esperto di tutto quanto riguarda
le esigenze degli italiani della diaspora e che interpreta il suo ruolo non
soltanto come un incarico di grande rilevanza ma anche come missione alla quale
si dedica completamente.
Esiste comunque un errore di base nella disamina che
precede e questo è dovuto alla convinzione che le carenze nell’erogazione dei
servizi consolari dipendano esclusivamente dalla mancanza di risorse. Non si
tiene conto ad esempio dell’impegno profuso dai diplomatici e dai funzionari.
Si prende per scontato che questo sussista sempre nella stessa misura e
dappertutto. Invece è facilmente dimostrabile il contrario.
Si è parlato di recente di controllo della
produttività delle singole sedi. Si può fare? O si va incontro alla reazione
dei potenti sindacati della Farnesina?
I diversi livelli di produttività tra le sedi sono
facilmente verificabili. Ci sono sedi con decine di migliaia di iscritti AIRE che
emettono i passaporti praticamente in tempo reale e che non ricorrono al
servizio Prenota-online.
Se la mancanza di risorse è critica sarebbe
interessante sapere in quale misura la carenza dei servizi consolari dipenda
anche dallo scarso impegno dei diplomatici e dei funzionari.
Una cosa è certa nella rete diplomatica non ci
saranno cambiamenti rilevanti in fatto di risorse economiche e di personale per
il 2019.
Nell’arco degli auspicabili cinque anni di governo
molte cose sicuramente cambieranno in meglio.
Sarebbe ora comunque di verificare il diverso
impegno dei dipendenti della Farnesina e a questo scopo ovviamente sono
importanti le testimonianze dei connazionali della diaspora.
Difficile pensare che i controlli sull’efficienza
del personale consolare possano partire dalla stessa Farnesina.