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lunedì 15 ottobre 2018

Smantellamento della rete consolare e prospettive dell’inversione di tendenza





Quando si parla di tagli di spese bisognerebbe quanto meno essere a conoscenza dei rudimenti di contabilità. Ci sono spese che producono ricavi e spese superflue. Sarebbe bene anche conoscere i dati dei ricavi e delle spese.
Per le imprese private la valutazione risulta abbastanza semplice perché si punta al profitto direttamente o indirettamente. Per l’amministrazione dello stato invece si deve tener conto del servizio che deve essere erogato ai cittadini e in generale dal punto di vista contabile si opera in perdita.
Nel nostro caso sempre relativamente all’estero, i destinatari dei servizi della rete diplomatica sono i connazionali, le imprese, i rapporti tra gli stati.
La Farnesina ha operato durante i cinque anni della gestione passata tagli, soprattutto quelli relativi alla Spending Review, senza ponderare l’effetto sui servizi ai cittadini. Ha venduto proprietà demaniali riducendo drasticamente il patrimonio nazionale all’estero.
Per tagli intendiamo la chiusura di ambasciate e consolati in tutto il mondo.
Emblematico è stato il caso della chiusura dell’ambasciata di Santo Domingo operata sulla base di una legge che prevedeva l’invarianza dei servizi. Questa non è stata rispettata il che è stato tuttavia paradossalmente sancito come corretto dal Consiglio di Stato che si è assunto così facendo una funzione legislativa.
Non si è tenuto conto nemmeno del fatto che la nostra ambasciata si autofinanziasse con gli incassi dei servizi erogati, oltre 1.000 passaporti l’anno e circa 7.000 visti erogati.
Un risparmio da analfabeti contabili, che puntava ovviamente alla vendita degli immobili della nostra ambasciata, il che per diversi motivi non è stato possibile.
Un risparmio capriccioso e arbitrario.
Ora siamo nel governo del Cambiamento e riponiamo la nostra fiducia sulle persone alla guida del MAECI.
Ci viene detto che la cronica insufficienza dei servizi consolari che si riscontra dappertutto dipende dalle esigue risorse economiche e di personale in forza negli uffici.
Dieci anni senza concorsi per diplomatici, cinque anni dall’ultimo concorso per funzionari. Un personale ridotto a un terzo con una popolazione di italiani residenti all’estero aumentata quasi nella stessa misura.
Notiamo però che le risorse ci sono e ci sono sempre state. Il problema è la scelta che si fa all’interno della Farnesina tra i fondi da destinare alla cooperazione internazionale e quelli invece da erogare alla rete diplomatica.
Nella gestione passata esterofila per antonomasia si è optato per favorire a oltranza i paesi del terzo mondo, riducendo consapevolmente all’osso i servizi consolari.
Ma ora siamo entrati nell’era degli “Italians first” tanto per scimmiottare il motto di Trump dell’”America first”.
Non è detto però che ci sia una forte differenza tra le assegnazioni di fondi al MAE e alla CI per gli anni a venire. Si vuole infatti a livello di governo centrale risolvere il problema dell’immigrazione sostenendo i paesi dai quali gli immigrati provengono.
Viene quindi chiesta pazienza ai cittadini della diaspora: le cose non si risolvono dall’oggi al domani. La nuova amministrazione si è insediata pochi mesi fa. Si notano già comunque dei miglioramenti spontanei per il solo fatto che alla Farnesina è stato nominato un senatore, Ricardo Merlo, eletto all’estero, esperto di tutto quanto riguarda le esigenze degli italiani della diaspora e che interpreta il suo ruolo non soltanto come un incarico di grande rilevanza ma anche come missione alla quale si dedica completamente.
Esiste comunque un errore di base nella disamina che precede e questo è dovuto alla convinzione che le carenze nell’erogazione dei servizi consolari dipendano esclusivamente dalla mancanza di risorse. Non si tiene conto ad esempio dell’impegno profuso dai diplomatici e dai funzionari. Si prende per scontato che questo sussista sempre nella stessa misura e dappertutto. Invece è facilmente dimostrabile il contrario.
Si è parlato di recente di controllo della produttività delle singole sedi. Si può fare? O si va incontro alla reazione dei potenti sindacati della Farnesina?
I diversi livelli di produttività tra le sedi sono facilmente verificabili. Ci sono sedi con decine di migliaia di iscritti AIRE che emettono i passaporti praticamente in tempo reale e che non ricorrono al servizio Prenota-online.
Se la mancanza di risorse è critica sarebbe interessante sapere in quale misura la carenza dei servizi consolari dipenda anche dallo scarso impegno dei diplomatici e dei funzionari.
Una cosa è certa nella rete diplomatica non ci saranno cambiamenti rilevanti in fatto di risorse economiche e di personale per il 2019.
Nell’arco degli auspicabili cinque anni di governo molte cose sicuramente cambieranno in meglio.
Sarebbe ora comunque di verificare il diverso impegno dei dipendenti della Farnesina e a questo scopo ovviamente sono importanti le testimonianze dei connazionali della diaspora.
Difficile pensare che i controlli sull’efficienza del personale consolare possano partire dalla stessa Farnesina.