Intorno alla vicenda dello sfratto a punta di pistola del
nostro connazionale Riccardo Rigoni si è sollevato un dibattito acceso tra
coloro che hanno giustificato il proprietario e hanno applaudito il suo operato
e coloro invece che hanno preso le difese del connazionale.
La vicenda è stata approfondita nel senso che esisteva
ovviamente un diritto di abitazione in quella casa, in forza di due contratti
sottoscritti dalle parti, dallo stesso proprietario, Sebastian Egon Furstenberg
e dal connazionale Riccardo Rigoni, con firme autenticate da un notaio. Questo
contratto contemplava il diritto di abitazione come parte di un rapporto in cui
il Rigoni assumeva le funzioni di custode adibito a diversi lavori di
manutenzione e anche di ristrutturazione.
Il rapporto è durato ininterrottamente per otto anni nei
quali il connazionale ha abitato in quella casa insieme alla compagna. Poi il
proprietario ha deciso di interrompere il rapporto. Certamente era un suo
diritto. Ha deciso di dargli una liquidazione e visto che il Rigoni non l’ha
accettata, ha depositato la somma come si fa da queste parti. Certo una
liquidazione di parte, mica concordata. Come dire: “Toh cane prendi questo
ossicino”.
Non si tratta di un problema semplice. In base a che cosa si
deve calcolare la liquidazione in una situazione del genere? Sicuramente ci
sono dei criteri legali per farlo. Esistevano mille modi perché il proprietario
facesse valere le sue ragioni rispettando la legge e ottenendo alla fine un
provvedimento che gli avrebbe consentito di allontanare da quella casa il
Rigoni. E non è che adire le vie legali potesse essere ritenuto al di fuori
economicamente della portata di Sebastian Egon Furstenberg.
Invece si è preferito ricorrere all’illegalità. E qui sì che
la spesa diventa elevatissima, in termini di reputazione almeno. Come fa una
persona a quei livelli, di quella posizione economica, che un giorno sì e un
giorno no appare sui principali giornali italiani a farsi coinvolgere in una
situazione del genere?
Tanti connazionali gli danno ragione. Ha fatto bene a
violare la legge per così poco? A macchiarsi di un reato per il quale qui la
galera è più che sicura? Perché nella Repubblica Dominicana per mandare via
qualcuno dalla casa in cui abita e non importa in base a quale rapporto, ci
vuole un provvedimento giudiziario, quanto meno un’autorizzazione di un
“fiscal” o magistrato di rione. E invece non c’è stato niente! Troppo costoso
per un personaggio del genere ottenere un provvedimento giudiziario?
Non auguro a coloro che sostengono l’illegalità di subirla
sulla loro pelle perché sono certo che è alle porte di casa loro.
C’è chi ha tagliato la luce a un inquilino moroso di una
stanza ammobiliata con acqua e luce comprese nel canone di affitto e che in
quello stesso giorno è stato prelevato dalla sua casa dalla polizia. C’è chi ha
bloccato la porta di un altro inquilino moroso di una camera ammobiliata, non di una
casa, e il giorno dopo si è dovuto recare dal “fiscal” con un avvocato,
rischiando di essere incarcerato. C’è stato un avvocato che gestiva una casa
con un inquilino moroso da mesi. Quando l’inquilino se n’è finalmente andato
via, ha lasciato un lucchetto sulla porta e l’avvocato ha fatto passare qualche
mese prima di rompere il lucchetto e lo ha fatto con un’autorizzazione del
“fiscal” in mano.
Diciamoci la verità, nessuno si sarebbe azzardato a fare
qualcosa del genere a un cittadino dominicano. A uno straniero lo si può fare
certo, tanto non contiamo nulla, ma a un dominicano sono certo che non
l’avrebbero fatto mai. Oltre venti anni di esperienza in questo paese mi hanno
insegnato qualcosa!
Un personaggio come Sebastian Egon Furstenberg che si fa
immischiare in una situazione di sfratto abusivo a mano armata! È vero che la
realtà supera spesso la fantasia! Speriamo che il principe sappia giustificarsi
in modo che questa infamia non si attacchi al suo nome permanentemente.
E se di infamia parliamo e a proposito di realtà che spesso
supera la fantasia, non avrei mai immaginato che tra i nostri connazionali ci
fossero tanti disposti a giustificare la violenza per risolvere un problema che
invece nelle società civili è di competenza della magistratura.
Come dicevo poc’anzi comunque c’è sempre un saggio proverbio
italiano che dice che “chi la fa l’aspetti.