Con la scusa del risparmio i burocrati della Farnesina si
dedicano ad affossare la nostra rete diplomatica e quindi a distruggere una
struttura fondamentale che dà uno sbocco internazionale all'attività delle
nostre imprese, che crea reddito e posti di lavoro per il nostro paese. Una struttura
che a seguito di questa strategia antitaliana del MAECI non riesce più nemmeno
a soddisfare le esigenze di servizi consolari dei nostri connazionali residenti
all'estero che sono circa cinque milioni trecentomila. Eppure anche questi
rappresentano un pilastro della nostra economia nazionale in quanto promuovono
il made in Italy a livello mondiale e il turismo di ritorno e coprono con il
pagamento delle tariffe consolari gran parte delle spese delle sedi
diplomatiche.
Tutti i paesi del mondo sono fortemente interessati ad avere
una rete diplomatica efficiente, a essere presenti a livello globale per
sfruttare ogni occasione per le proprie imprese, favorendo così gli interessi
economici nazionali. Esiste una grande competizione tra i paesi
industrializzati e un paese cresce e fiorisce economicamente quando le sue
imprese operano anche all'estero. Si veda ad esempio la Svizzera: le sue
aziende sono orientate verso l’esportazione e vengono fortemente sostenute in
questo da istituzioni ad hoc e dalla rete diplomatica svizzera. Lo stesso
succede per la Germania e in genere per gli altri paesi all'avanguardia. Ma
questo governo che ci troviamo, il peggiore in assoluto della storia, ha deciso
di smantellare definitivamente la nostra rappresentanza diplomatica all'estero.
Soffermandoci sul motivo ufficiale che sta alla base di
tutto questo e cioè sulla necessità di ridurre le spese, si rileva un
analfabetismo contabile preoccupante da parte dei burocrati alla guida della
Farnesina che propongono i tagli e dei politici che li approvano.
Innanzitutto, la legge della Spending Review invita i
ministeri all'attuazione di riduzioni delle spese nel rispetto della condizione
tassativa dell’«invarianza dei servizi», che il MAECI non ha mai osservato. Ed
è eloquente al riguardo il disagio dei nostri connazionali e delle nostre aziende
all'estero ben noto a tutti.
L’«invarianza dei servizi» deve essere rispettata,
altrimenti si agisce in violazione della legge. Ed è ora di finirla con queste
trasgressioni che siccome sono così frequenti fanno pensare che siano la norma
e non mi riferisco soltanto ai tagli alla rete diplomatica… dove non c’è quasi
di che lucrare da parte di eventuali burocrati corrotti, ma anche e soprattutto
alla cooperazione internazionale che elargisce miliardi di euro a paesi del
terzo mondo.
Alla Farnesina si vantano di operare in modo moderno,
imprenditoriale, ma non sanno quali sono le conseguenze a livello di ingressi
dei tagli operati. Come si fa a parlare di criteri imprenditoriali quando non
esiste una contabilità con tutte le uscite e tutte le entrate? Un’impresa
prende le sue decisioni di risparmio a ragion veduta e non alla cieca! La
Farnesina vede solo le spese. Le entrate della rete diplomatica vanno a finire
nel cumulo delle entrate di tutti i ministeri e non sono gestibili dal MAECI.
Così non si gestisce nemmeno un’economia domestica.
C’è tanto da cambiare al MAECI. Innanzitutto si deve
ottenere la scissione dei due ministeri, che è stata già in essere dal 2011 al
2013 su iniziativa di Mario Monti. Si devono creare due ministeri diversi con
dei burocrati diversi che parlano chiaro sui fondi che vogliono e sui
destinatari degli stessi, che non tolgono fondi alla rete diplomatica per
favorire la cooperazione internazionale. Così facendo chi approva la
finanziaria saprà cosa va alla rete diplomatica e cosa va alla cooperazione.
Inoltre quando saranno da operare dei tagli questi si dovranno fare non
soltanto sulla rete diplomatica, ma anche direttamente sulla cooperazione
internazionale. Tra l’altro qui non esiste obbligo di sorta di invarianza dei
servizi perché si tratta di elargizioni a fondo perduto.
Inoltre si deve chiedere e ottenere per il Ministero degli
Affari Esteri una gestione privilegiata a livello contabile. Il ministero deve
avere un prospetto contabile delle entrate e delle uscite di ogni ambasciata.
Gli incassi devono essere devoluti allo stesso ministero affinché ne possa
disporre, in modo che tutti i parlamentari e i cittadini italiani sappiano quanto
costa in realtà la rete diplomatica che in parte si autofinanzia e che apporta reddito
e occupazione all'economia nazionale
Mi sembra il minimo… Si tratta di obiettivi primari!