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giovedì 3 agosto 2017

I burocrati della Farnesina non fanno gli interessi dell’Italia. Questi vengono posti in un secondo piano. E non rispettano la legge della spending review…


Con la scusa del risparmio i burocrati della Farnesina si dedicano ad affossare la nostra rete diplomatica e quindi a distruggere una struttura fondamentale che dà uno sbocco internazionale all'attività delle nostre imprese, che crea reddito e posti di lavoro per il nostro paese. Una struttura che a seguito di questa strategia antitaliana del MAECI non riesce più nemmeno a soddisfare le esigenze di servizi consolari dei nostri connazionali residenti all'estero che sono circa cinque milioni trecentomila. Eppure anche questi rappresentano un pilastro della nostra economia nazionale in quanto promuovono il made in Italy a livello mondiale e il turismo di ritorno e coprono con il pagamento delle tariffe consolari gran parte delle spese delle sedi diplomatiche.
Tutti i paesi del mondo sono fortemente interessati ad avere una rete diplomatica efficiente, a essere presenti a livello globale per sfruttare ogni occasione per le proprie imprese, favorendo così gli interessi economici nazionali. Esiste una grande competizione tra i paesi industrializzati e un paese cresce e fiorisce economicamente quando le sue imprese operano anche all'estero. Si veda ad esempio la Svizzera: le sue aziende sono orientate verso l’esportazione e vengono fortemente sostenute in questo da istituzioni ad hoc e dalla rete diplomatica svizzera. Lo stesso succede per la Germania e in genere per gli altri paesi all'avanguardia. Ma questo governo che ci troviamo, il peggiore in assoluto della storia, ha deciso di smantellare definitivamente la nostra rappresentanza diplomatica all'estero.
Soffermandoci sul motivo ufficiale che sta alla base di tutto questo e cioè sulla necessità di ridurre le spese, si rileva un analfabetismo contabile preoccupante da parte dei burocrati alla guida della Farnesina che propongono i tagli e dei politici che li approvano.
Innanzitutto, la legge della Spending Review invita i ministeri all'attuazione di riduzioni delle spese nel rispetto della condizione tassativa dell’«invarianza dei servizi», che il MAECI non ha mai osservato. Ed è eloquente al riguardo il disagio dei nostri connazionali e delle nostre aziende all'estero ben noto a tutti.
L’«invarianza dei servizi» deve essere rispettata, altrimenti si agisce in violazione della legge. Ed è ora di finirla con queste trasgressioni che siccome sono così frequenti fanno pensare che siano la norma e non mi riferisco soltanto ai tagli alla rete diplomatica… dove non c’è quasi di che lucrare da parte di eventuali burocrati corrotti, ma anche e soprattutto alla cooperazione internazionale che elargisce miliardi di euro a paesi del terzo mondo.
Alla Farnesina si vantano di operare in modo moderno, imprenditoriale, ma non sanno quali sono le conseguenze a livello di ingressi dei tagli operati. Come si fa a parlare di criteri imprenditoriali quando non esiste una contabilità con tutte le uscite e tutte le entrate? Un’impresa prende le sue decisioni di risparmio a ragion veduta e non alla cieca! La Farnesina vede solo le spese. Le entrate della rete diplomatica vanno a finire nel cumulo delle entrate di tutti i ministeri e non sono gestibili dal MAECI.
Così non si gestisce nemmeno un’economia domestica.
C’è tanto da cambiare al MAECI. Innanzitutto si deve ottenere la scissione dei due ministeri, che è stata già in essere dal 2011 al 2013 su iniziativa di Mario Monti. Si devono creare due ministeri diversi con dei burocrati diversi che parlano chiaro sui fondi che vogliono e sui destinatari degli stessi, che non tolgono fondi alla rete diplomatica per favorire la cooperazione internazionale. Così facendo chi approva la finanziaria saprà cosa va alla rete diplomatica e cosa va alla cooperazione. Inoltre quando saranno da operare dei tagli questi si dovranno fare non soltanto sulla rete diplomatica, ma anche direttamente sulla cooperazione internazionale. Tra l’altro qui non esiste obbligo di sorta di invarianza dei servizi perché si tratta di elargizioni a fondo perduto.
Inoltre si deve chiedere e ottenere per il Ministero degli Affari Esteri una gestione privilegiata a livello contabile. Il ministero deve avere un prospetto contabile delle entrate e delle uscite di ogni ambasciata. Gli incassi devono essere devoluti allo stesso ministero affinché ne possa disporre, in modo che tutti i parlamentari e i cittadini italiani sappiano quanto costa in realtà la rete diplomatica che in parte si autofinanzia e che apporta reddito e occupazione all'economia nazionale

Mi sembra il minimo… Si tratta di obiettivi primari!