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venerdì 16 febbraio 2018

Al Pronto Soccorso si muore prima di entrare, gli accertamenti su tessere sanitarie e solvibilità sono prioritari



I respingimenti dalle cliniche private o i ritardi nell’erogazione delle cure di emergenza per accertamenti sull’assicurazione del paziente o sulla sua solvibilità sono all’ordine del giorno e rappresentano una causa abbastanza frequente di morte, anche per i nostri connazionali.
Non tanto tempo fa mi è stato riferito che un connazionale è deceduto mentre nell’ufficio amministrativo della clinica dove lo si voleva ricoverare per un attacco cardio respiratorio si stava cercando di prendere contatto con la sua assicurazione senza riuscirci perché nessuno rispondeva. In questo caso il paziente era assicurato, ma la clinica prima di prestargli le cure di emergenza voleva essere certa della validità dell’assicurazione e della copertura dei trattamenti che era in procinto di effettuare.
Anch’io sono stato testimone di un caso analogo di un mio amico colpito da infarto che entrato in clinica non ricevette alcuna cura e morì nello stesso lettino a rotelle dove era stato sistemato all’arrivo senza che gli si misurasse nemmeno la pressione.
Questa è una situazione che è salita negli ultimi tempi alla ribalta della cronaca e oggi se ne parla nelle prime pagine dei giornali. Qualche giorno fa infatti è deceduto a Puerto Plata un giornalista al quale venne richiesta una garanzia economica come condizione per l’erogazione delle prestazioni sanitarie di emergenza in una clinica privata e che morì come conseguenza del mancato immediato intervento.
C’è anche un caso diffuso dai giornali in cui una madre si è rivolta al pronto soccorso di una clinica per dei problemi di salute di suo figlio di otto anni con seri disturbi respiratori e dolori allo stomaco e che è stata respinta perché sprovvista della tessera di assicurazione che aveva dimenticato a casa.

C’è un altro caso di ematosi grave sempre recente per il cui trattamento di urgenza è stato richiesto il deposito di 300.000 pesos. Sono tante le situazioni verificatesi in diversi centri sanitari dove si riscontrano i respingimenti o “rimbalzi”, il rifiuto del trattamento di emergenza e la richiesta di pagamenti non dovuti, il tutto in violazione delle leggi 42-01 General de Salud, 87-01Seguridad Social e di quanto stabilito dalla costituzione dominicana.
Secondo il ministro della Sanità casi come quelli enunciati sopra sono oggetto di indagini e vengono trasmessi alla Procura della Repubblica. La legge General de Salud prevede la possibilità di applicare sanzioni di dieci salari minimi, 50.000 pesos circa, “ma cosa sono dieci salari minimi quando c’è stata di mezzo la vita di una persona”? Aggiunge il ministro.
Negli ospedali pubblici si riceve il trattamento, ma è necessario fornire il materiale necessario. Lo abbiamo visto l’anno scorso con l’intervento chirurgico all’ospedale pubblico Dario Contreras di riduzione di diverse fratture del connazionale Carmelo Di Bella. È dovuta intervenire l’ambasciata con un finanziamento a favore del Di Bella di circa 100.000 pesos.
Ricordiamo anche Vincenzo Salomone morto d’infarto nell’Ospedale pubblico di Las Terrenas al quale si era rivolto dopo essersi sentito male.
C’è poi il turista francese precipitato recentemente dalle scale elettriche e ricoverato sempre nel Dario Contreras con fratture e traumi. Sarebbe stato necessario procedere a una trasfusione di sangue in quanto erano in corso delle emorragie interne. Questa evidentemente non è stata effettuata e il paziente è deceduto.
Una cosa che può capitare a chiunque e che capita anche a italiani turisti o residenti più frequentemente di quel che si pensa: un banale incidente o malore può comportare la morte per il rifiuto di interventi o per la lentezza del loro avvio a seguito di accertamenti sulla tessera sanitaria o di richieste di copertura finanziaria a garanzia.