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mercoledì 14 febbraio 2018

Proposta di cena di riconciliazione post elettorale per tutti nonostante l'esito e le ideologie




Recentemente si è parlato in uno dei nostri gruppi di Facebook di una cena di riconciliazione post elettorale. E l’iniziativa ha suscitato l’interesse di diversi nostri connazionali. Lanci di frasi ad effetto, tipo “metteremo da parte le magliette nere e le magliette rosse”. Un momento di incontro che dovrebbe favorire la nascita di una comunità italiana più coesa. Qualcuno parafrasando Garibaldi ha anche lanciato lo slogan “o si fa la comunità o si muore”.
Eppure la comunità italiana è più coesa di quanto di primo acchito possa sembrare. E si raccoglie intorno a pochissime figure, che sono quelle che si dedicano al servizio. Tutti sanno a chi rivolgersi quando c’è un italiano indigente, tutti sanno chi visita i malati se ci sono e i carcerati, tutti sanno chi promuove la cultura italiana, chi ha speso soldi di tasca sua per presentare il ricorso al TAR del Lazio contro la chiusura della nostra ambasciata. Non occorre fare i nomi di queste persone. Le conosciamo benissimo. Eppure nonostante ci sia tra questi uno che si candida come deputato, ci mettiamo a parlare di destra e di sinistra. Perché quando avrai bisogno di aiuto ti orienterai secondo il colore delle idee o piuttosto secondo la disponibilità ad aiutarti? E allora c’è chi sostiene candidati ignoti, di cui non si sa niente e che una volta in parlamento si adegueranno alla linea dei loro partiti, ignorando gli elettori della circoscrizione estero. Succede spesso. Taceranno come hanno sempre taciuto e se diranno qualcosa verranno zittiti.
Ci hanno chiuso l’ambasciata e una delle attuali candidate non si è vista, nemmeno con un “mi dispiace”. Ora si fa avanti e a ogni passo sospinto dimostra tutta la sua superficialità e ignoranza sui temi che ci interessano. E anche gli altri: dei tre parlamentari eletti nella nostra circoscrizione nessuno ha mosso un dito per noi, una comunità numerosa che per tre anni è rimasta abbandonata e la cui riaperta ambasciata stenta a distanza di quasi un anno a erogare servizi consolari in tempi ragionevoli.
Vogliamoci bene! Tanto le elezioni non sono una cosa seria, sembrano dire gli organizzatori della cena. Non sarebbe quindi una cosa seria la possibilità che si prospetta di avere un candidato nostro, uno che ha la vocazione al servizio, uno che è circondato da persone esperte e desiderose di essere di aiuto alla comunità.
I “servitori” polarizzano gente attorno a sé e creano comunità.

Quando nel 2008 si è verificato un incidente stradale che ha coinvolto molti connazionali, uno di questi servitori ha messo insieme all’istante una squadra di volontari che si è recata sul posto per prestare assistenza agli incidentati, per affiancarli negli ospedali e per mantenere informate le famiglie.
E quando ci saranno le calamità tipiche dei Caraibi, gli uragani, che hanno messo in ginocchio le isole vicine a chi ci rivolgeremo?
Vogliamo votare per ignoti o per noti che non hanno mai mosso un dito per noi e che non conoscono i nostri problemi?
A ognuno la sua scelta, tanto si sa, questi servitori ci sono e ci saranno sempre e all’occorrenza sapremo a chi rivolgerci, ma una cena di riconciliazione non serve.
Le elezioni non sono uno scherzo sul quale ci si può ridere sopra e una comunità non si fa durante una cena.