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lunedì 19 febbraio 2018

Processo Wagner Vulso: l’impianto accusatorio si basa soltanto su una prova di paraffina ormai in disuso dappertutto in quanto imprecisa



Nel comunicato pubblicato sull’account di Facebook del Ministerio Público di La Romana si informa che “il Ministerio Público di questo distretto giudiziario ha ottenuto dal tribunale collegiato della camera penale di prima istanza di questa città la comminazione di una pena di dieci anni di reclusione a WAGNER VULSO, accusato dal Ministerio público dell’omicidio del cittadino Luis Alberto Cordero Cerda avvenuto nel settore Romana Del Oeste di questa città.
Victor Ramon Camacho Padua e Dario Morla, i pubblici ministeri che sono stati presenti all’udienza hanno riferito che in data 24 settembre 2014 è stato rinvenuto senza vita nel settore Romana Del Oeste il corpo del cittadino Luis Alberto Cordero Cerda che presentava due ferite di arma da fuoco senza foro di uscita in diverse parti del corpo che gli hanno provocato la morte.
Dopo un’ardua investigazione e diverse perquisizioni, il Ministerio público è riuscito a determinare che la morte del cittadino Luis Alberto Cordero Cerda è stata provocata dal menzionato WAGNER VULSO. Questi è stato arrestato e sottoposto alla giustizia con una misura di coercizione per vincolarlo al processo fino alla sua condanna.
Il Ministerio público ha fatto rientrare il fatto nell'articolo 304 del codice penale dominicano che verte sull’omicidio.
Come conseguenza di quanto suesposto, il Ministerio público ha richiesto al tribunale una condanna a 20 anni di reclusione per il nominato WAGNER VULSO, richiesta accolta in parte dai tre giudici che hanno comminato all’imputato la pena di dieci anni di reclusione che lo stesso dovrà scontare nel centro di correzione e riabilitazione Cucama di questa città”.

Considerazioni:

La vittima: Luis Alberto Cordero Cerda

Viene nominato almeno tre volte nel comunicato che precede il nome del “cittadino” Luis Alberto Cordero Cerda. E si tratta di un nome altisonante che farebbe pensare a una sua appartenenza a un elevato ceto sociale. Di fatto però la vittima non si chiamava così, anzi avrebbe potuto chiamarsi in qualunque modo. Come vogliamo chiamare una persona che non risulta registrata all’anagrafe? Luis, Juan, Francisco… ed è consentita anche molta fantasia per i cognomi, addirittura due, Cordero, ci suona familiare… Ed è giusto che si parli di “cittadino”? Certo chi uccide un essere umano deve scontare una pena. La legge lo esige, ci mancherebbe, ma trattandosi di un fantasma anagrafico parlare di cittadino sembra eccessivo. E poi che indagini sono state fatte su questo soggetto? Sicuramente non aveva una fedina penale sporca o ne aveva  tante vista la possibilità di dichiarare un nome diverso ogni volta. Poi due cognomi! In questo paese li può portare solo chi è stato riconosciuto dal padre. Qui manca pure il riconoscimento della madre!
E cosa faceva di mestiere questo giovane a cui si attribuisce l’età di 24 anni? Non si sa! In questa “ardua investigazione” non risulta la professione della vittima. Ma un fantasma anagrafico cosa vuoi che faccia in un paese dove senza carta d’identità non vai da nessuna parte? Potrebbe fare il manovale certo e altri lavori faticosi in concorrenza con gli haitiani, oppure potrebbe fare il ladro e il rapinatore. Tant’è vero che la vittima si aggirava nelle ore notturne con una pistola che aveva la matricola abrasa. O almeno si presume che si aggirasse con tale pistola perché questa, secondo la polizia, è stata rinvenuta sotto il suo corpo e non infilata nella cinghia dei suoi pantaloni. Secondo la polizia… Ma era sua la pistola? Nemmeno questo è stato appurato.
Un'investigazione coi fiocchi, non c’è che dire! Anzi nell'impossibilità di sostenere che i due colpi sono partiti da 131 metri da una pistola si è accennato all'ipotesi che l’arma del delitto fosse proprio quella pistola con la matricola abrasa che poi sarebbe stata sistemata dall'omicida sotto la spalla del corpo senza vita.
Bella confusione altro che ardua investigazione! Certo che se la vittima fosse stata un rapinatore di professione, chiunque avrebbe potuto sparargli e non c’era bisogno di scomodare un italiano che abitava a 131 metri dal posto dove l’omicidio è stato perpetrato.

Prova della paraffina

Tutto l’impianto accusatoria si basa su una prova della paraffina ormai in disuso dappertutto, tranne che nella Repubblica Dominicana. I moderni sistemi per accertare se una persona ha sparato non sono ancora disponibili qui.
Questo test però se positivo non può essere considerato che un mero indizio perché ci sono altre sostanze come fertilizzanti o saponi che possono far sì che i reagenti diano esito positivo al test. Un indizio che non è stato integrato da altri elementi probatori fondamentali come per esempio la perizia balistica.
Siamo senz'altro in presenza di un impianto accusatorio insufficiente che punta il dito sul nostro connazionale, sulla base di niente.
E oltre al danno c’è anche la beffa perché dopo tre anni di viavai dal carcere al tribunale per sentire testimonianze inattendibili e disattese e per costanti rinvii per i motivi più svariati, ora non è che sia previsto uno sconto di pena per i tre anni trascorsi in attesa di sentenza nel carcere di Cucama. La condanna a dieci anni parte da zero!