Un colpevole c’è sempre. Ricordo che un italiano
aveva delle divergenze per delle proprietà immobiliari con dei personaggi locali
di una cittadina turistica. Erano in corso diversi processi e a suo dire li
aveva tutti praticamente vinti. Un bel giorno gli hanno dato una coltellata allo
stomaco e tutto è finito lì. Non è morto ma se n’è dovuto tornare in Italia. Le
sentenze favorevoli non sono mai state emesse e gli immobili sono rimasti a chi
li rivendicava senza averne diritto. L’accoltellatore: un giovane considerato
anormale. Evidentemente c’erano dei mandanti. Ma le indagini si sono fermate
lì.
Anche in questo caso salta fuori un giovane come
omicida. Ci sarà stato qualcuno a cui le terre rese fertili dal duro lavoro di
Vittorio Giuzzi interessavano? Terre, immobili, senza titolo di proprietà. Sono
di chi le possiede. Un trasferimento può essere anche un semplice subentro nel possesso,
anche magari dopo un omicidio.
I figli di Vittorio Giuzzi ieri hanno riconosciuto
la salma del padre, presso l’impresa di pompe funebri Blandino della Lincoln.
Seguirà la cremazione non appena saranno pronti i documenti necessari. Ora
intendono recarsi a Batista dove abitava il loro defunto padre. Ci andranno
domani. Vogliono vedere ancora una volta dove viveva e magari prendersi qualche
cimelio, qualcosa che li faccia pensare a lui una volta tornati in Svizzera
dove abitano.
Intanto anche l’ex moglie dominicana è rientrata
dall’Italia. Con lei Vittorio è arrivato nel 2002 con un volo di sola andata. L’ha
sposata e ha dato il cognome ai tre figli di lei. Ha costruito una bella casa
in paese, come fanno di solito gli italiani. Poi c’è stato il divorzio.
Vittorio ha lasciato tutto alla moglie e si è trasferito in campagna a vivere
da solo, insieme al suo cane. Una specie di cascina, come quella in cui aveva
abitato da piccolo con i suoi 10 fratelli in provincia di Brescia, una cascina
dei Caraibi! L’agricoltura era la sua passione. Ha dissodato una terra
rocciosa, l’ha resa coltivabile e ora ne stava raccogliendo i frutti. Sarebbe
tornato in Italia tra due anni, diceva. La sua famiglia era là, ma la sua
passione era qui e forse non se la sentiva di abbandonare le sue terre, il suo
cane. Ora un po’ delle sue ceneri tornerà in Italia, ma la maggior parte
resterà qui, nei tropici, diciassette anni della sua vita, forse anche
diciassette anni felici, da contadino, “nihil agricoltura melius”, non c’è
niente di meglio dell’agricoltura si diceva una volta.