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martedì 6 febbraio 2018

Omicidio Giuzzi: c’è un colpevole, è stato arrestato, ma…


Un colpevole c’è sempre. Ricordo che un italiano aveva delle divergenze per delle proprietà immobiliari con dei personaggi locali di una cittadina turistica. Erano in corso diversi processi e a suo dire li aveva tutti praticamente vinti. Un bel giorno gli hanno dato una coltellata allo stomaco e tutto è finito lì. Non è morto ma se n’è dovuto tornare in Italia. Le sentenze favorevoli non sono mai state emesse e gli immobili sono rimasti a chi li rivendicava senza averne diritto. L’accoltellatore: un giovane considerato anormale. Evidentemente c’erano dei mandanti. Ma le indagini si sono fermate lì.
Anche in questo caso salta fuori un giovane come omicida. Ci sarà stato qualcuno a cui le terre rese fertili dal duro lavoro di Vittorio Giuzzi interessavano? Terre, immobili, senza titolo di proprietà. Sono di chi le possiede. Un trasferimento può essere anche un semplice subentro nel possesso, anche magari dopo un omicidio.
I figli di Vittorio Giuzzi ieri hanno riconosciuto la salma del padre, presso l’impresa di pompe funebri Blandino della Lincoln. Seguirà la cremazione non appena saranno pronti i documenti necessari. Ora intendono recarsi a Batista dove abitava il loro defunto padre. Ci andranno domani. Vogliono vedere ancora una volta dove viveva e magari prendersi qualche cimelio, qualcosa che li faccia pensare a lui una volta tornati in Svizzera dove abitano.

Intanto anche l’ex moglie dominicana è rientrata dall’Italia. Con lei Vittorio è arrivato nel 2002 con un volo di sola andata. L’ha sposata e ha dato il cognome ai tre figli di lei. Ha costruito una bella casa in paese, come fanno di solito gli italiani. Poi c’è stato il divorzio. Vittorio ha lasciato tutto alla moglie e si è trasferito in campagna a vivere da solo, insieme al suo cane. Una specie di cascina, come quella in cui aveva abitato da piccolo con i suoi 10 fratelli in provincia di Brescia, una cascina dei Caraibi! L’agricoltura era la sua passione. Ha dissodato una terra rocciosa, l’ha resa coltivabile e ora ne stava raccogliendo i frutti. Sarebbe tornato in Italia tra due anni, diceva. La sua famiglia era là, ma la sua passione era qui e forse non se la sentiva di abbandonare le sue terre, il suo cane. Ora un po’ delle sue ceneri tornerà in Italia, ma la maggior parte resterà qui, nei tropici, diciassette anni della sua vita, forse anche diciassette anni felici, da contadino, “nihil agricoltura melius”, non c’è niente di meglio dell’agricoltura si diceva una volta.