Le leggi dominicane obbligano a far ritorno al paese
di origine per avviare la pratica di regolarizzazione migratoria, ma la crisi
economica e sociale dilagante nel loro paese, rendono la decisione per i
venezuelani un vero e proprio conflitto personale e familiare: rischiare o
vivere nel limbo?
Secondo l’Associazione della Diaspora Venezuelana,
nella Repubblica Dominicana vivono tra i 19.800 e i 25.000 venezuelani.
In realtà la percezione che si ha è molto maggiore
perché li si trova in ogni angolo di strada, in tutti i rioni e nelle località
più sperdute.
La Repubblica Dominicana sta prendendo misure di
difesa contro questa invasione strisciante. Moltissimi venezuelani vengono
respinti negli aeroporti. Poche le deportazioni, in media una quindicina al
mese.
La stragrande maggioranza dei venezuelani ha uno
status migratorio irregolare in quanto è entrata come turista e ci è rimasta.
Una piccola parte di questi venezuelani, circa
5.000, sono dominicani che erano emigrati in Venezuela negli anni 80 e 90. Si
sono nazionalizzati e ora davanti alla crisi economica del paese fanno ritorno
con i figli e persino con i nipoti di origine venezuelana. In questo caso ci
sono tutti i presupposti per regolarizzare la loro situazione migratoria.
Come si procede alla regolarizzazione di un
cittadino straniero nella Repubblica Dominicana?
Le leggi migratorie concedono diverse opzioni:
residenze temporanee, permanenti e definitive. Ma per avviare una pratica di
residenza, in primo luogo bisogna chiedere un visto ed è a questo punto che si
complica la panoramica specialmente per i richiedenti venezuelani: si deve
ritornare al paese di origine e recarsi in un consolato dominicano dove
dovranno essere presentati documenti il cui ottenimento può richiedere mesi a causa
delle lungaggini burocratiche.
In Venezuela ottenere un certificato di assenza di
precedenti penali apostillato può significare una corsa agli ostacoli che
allunga talvolta di mesi una pratica che in altri paesi richiede soltanto pochi
giorni o anche minuti. Fino allo scorso gennaio il ministero degli affari
esteri dominicano esigeva che questo documento riportasse una data di emissione
non superiore ai tre mesi, ma a febbraio si è iniziato ad accettare certificati
emessi fino a un anno prima.
Il ministero degli affari esteri dominicano esige
agli immigrati che il passaporto abbia ancora non meno di sei mesi di vigenza
affinché il visto venga approvato e più di 18 mesi per il disbrigo della
pratica di residenza temporanea dominicana.
Il problema è che da metà 2016, l’autorità
venezuelana che emette i passaporti affronta una grave situazione di scarsità
di materiali per la stampa il che ha provocato un intasamento delle emissioni.
Un appuntamento per ottenere questo documento può durare settimane se ci si
trova in Venezuela e mesi se ci si trova all’estero e ci vuole ancora del tempo
per la stampa in quanto i materiali mancano.
L’associazione della Diaspora Venezuelana in RD ha richiesto
formalmente che si concedano misure speciali affinché i venezuelani con status
migratorio irregolare possano ottenere una residenza legale. La proposta si
focalizza su due opzioni: concedere ai venezuelani in via eccezionale in
conformità con l’articolo 35 numero 8 della legge migratoria (285-04), la
residenza temporanea o che il presidente Danilo Medina decreti un visto
umanitario per loro. Per quanto riguarda il primo punto ci vorrebbe un’autorizzazione
eccezionale del Direttore Generale della Migrazione a favore di questi
stranieri, tenendo conto dell’attività che intendono esercitare e del beneficio
che questa può apportare al paese. Evidentemente il menzionato articolo non
riesce ad applicarsi alla problematica se non in modo forzato. La seconda opzione
implicherebbe poi una differenza di trattamento tra le varie nazionalità di
immigrati.
La vicenda dell’esodo di venezuelani interessa da
vicino anche la nostra comunità. Ancora non abbiamo riscontri sull’impatto subito
dalla nostra ambasciata, già oberata da ingenti ritardi pregressi e dalla
carenza cronica di personale, a seguito delle richieste di iscrizione all’AIRE
e di rilascio di passaporti da parte degli italo-venezuelani.
Di certo di questa situazione abbiamo solo riscontri
in alcune dichiarazioni del dott. Livio Spadavecchia e nella prima
comunicazione affissa alla porta esterna dell’ambasciata successivamente alla
riapertura.