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venerdì 23 febbraio 2018

I venezuelani e le leggi migratorie. Aspetti che interessano anche i nostri connazionali con status migratorio irregolare



Le leggi dominicane obbligano a far ritorno al paese di origine per avviare la pratica di regolarizzazione migratoria, ma la crisi economica e sociale dilagante nel loro paese, rendono la decisione per i venezuelani un vero e proprio conflitto personale e familiare: rischiare o vivere nel limbo?
Secondo l’Associazione della Diaspora Venezuelana, nella Repubblica Dominicana vivono tra i 19.800 e i 25.000 venezuelani.
In realtà la percezione che si ha è molto maggiore perché li si trova in ogni angolo di strada, in tutti i rioni e nelle località più sperdute.
La Repubblica Dominicana sta prendendo misure di difesa contro questa invasione strisciante. Moltissimi venezuelani vengono respinti negli aeroporti. Poche le deportazioni, in media una quindicina al mese.
La stragrande maggioranza dei venezuelani ha uno status migratorio irregolare in quanto è entrata come turista e ci è rimasta.
Una piccola parte di questi venezuelani, circa 5.000, sono dominicani che erano emigrati in Venezuela negli anni 80 e 90. Si sono nazionalizzati e ora davanti alla crisi economica del paese fanno ritorno con i figli e persino con i nipoti di origine venezuelana. In questo caso ci sono tutti i presupposti per regolarizzare la loro situazione migratoria.
Come si procede alla regolarizzazione di un cittadino straniero nella Repubblica Dominicana?

Le leggi migratorie concedono diverse opzioni: residenze temporanee, permanenti e definitive. Ma per avviare una pratica di residenza, in primo luogo bisogna chiedere un visto ed è a questo punto che si complica la panoramica specialmente per i richiedenti venezuelani: si deve ritornare al paese di origine e recarsi in un consolato dominicano dove dovranno essere presentati documenti il cui ottenimento può richiedere mesi a causa delle lungaggini burocratiche.
In Venezuela ottenere un certificato di assenza di precedenti penali apostillato può significare una corsa agli ostacoli che allunga talvolta di mesi una pratica che in altri paesi richiede soltanto pochi giorni o anche minuti. Fino allo scorso gennaio il ministero degli affari esteri dominicano esigeva che questo documento riportasse una data di emissione non superiore ai tre mesi, ma a febbraio si è iniziato ad accettare certificati emessi fino a un anno prima.
Il ministero degli affari esteri dominicano esige agli immigrati che il passaporto abbia ancora non meno di sei mesi di vigenza affinché il visto venga approvato e più di 18 mesi per il disbrigo della pratica di residenza temporanea dominicana.
Il problema è che da metà 2016, l’autorità venezuelana che emette i passaporti affronta una grave situazione di scarsità di materiali per la stampa il che ha provocato un intasamento delle emissioni. Un appuntamento per ottenere questo documento può durare settimane se ci si trova in Venezuela e mesi se ci si trova all’estero e ci vuole ancora del tempo per la stampa in quanto i materiali mancano.

L’associazione della Diaspora Venezuelana in RD ha richiesto formalmente che si concedano misure speciali affinché i venezuelani con status migratorio irregolare possano ottenere una residenza legale. La proposta si focalizza su due opzioni: concedere ai venezuelani in via eccezionale in conformità con l’articolo 35 numero 8 della legge migratoria (285-04), la residenza temporanea o che il presidente Danilo Medina decreti un visto umanitario per loro. Per quanto riguarda il primo punto ci vorrebbe un’autorizzazione eccezionale del Direttore Generale della Migrazione a favore di questi stranieri, tenendo conto dell’attività che intendono esercitare e del beneficio che questa può apportare al paese. Evidentemente il menzionato articolo non riesce ad applicarsi alla problematica se non in modo forzato. La seconda opzione implicherebbe poi una differenza di trattamento tra le varie nazionalità di immigrati.
La vicenda dell’esodo di venezuelani interessa da vicino anche la nostra comunità. Ancora non abbiamo riscontri sull’impatto subito dalla nostra ambasciata, già oberata da ingenti ritardi pregressi e dalla carenza cronica di personale, a seguito delle richieste di iscrizione all’AIRE e di rilascio di passaporti da parte degli italo-venezuelani.
Di certo di questa situazione abbiamo solo riscontri in alcune dichiarazioni del dott. Livio Spadavecchia e nella prima comunicazione affissa alla porta esterna dell’ambasciata successivamente alla riapertura.