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domenica 4 febbraio 2018

L’invidia non uccide dicono, ma Vittorio Giuzzi era un uomo invidiato


Il bresciano ucciso a Batista, municipio di El Cercado nella provincia di San Juan de la Maguana era un uomo invidiato. Lo riferisce la nipote Miriam nel suo messaggio sulle reti sociali che ha diffuso la notizia dell’omicidio.
Il cav. Paolo Dussich, presidente del Comites, come al suo solito sempre presente nelle vicende che riguardano i connazionali, ne parlava venerdì sera e si chiedeva perché la nipote avesse fatto riferimento all’invidia nel suo messaggio. Testualmente Miriam Giuzzi sostiene che: “Non è possibile che la vita non abbia più valore. Non si può morire di botte per un furto, per invidia, per cattiveria.”
Il valore della vita in giro per il mondo si quota come le valute nel mercato monetario. Il criterio non è la risultanza della domanda e dell’offerta, ma la storia, la cultura e il livello di civiltà. Nel continente americano la vita è quotata molto poco. Qui nella Repubblica Dominicana, tra le prime al mondo per numero di omicidi ogni 100.000 abitanti, la vita vale mediamente ancora di meno e nelle campagne remote praticamente non vale niente.
Non è un’accusa, è un dato di fatto. I numeri sono eloquenti, spesso sono anche bugiardi per difetto.
Un omicidio efferato dove uno straniero anziano residente è stato ucciso barbaramente a bastonate e percosse avrebbe meritato che qualche giornale locale ne facesse parola. Invece niente. Tutto tace. I misfatti che riguardano stranieri vengono sottaciuti dalla stampa scritta, dai media e dai blog vari. Una vera e propria censura. Le notizie arrivano dall’Italia, la stampa italiana se ne sta occupando, ma brancola un po’ nel buio per evidenti difficoltà linguistiche e logistiche.
Ma tornando all’invidia e ricordando le perplessità espresse dal Cav. Dussich, ho posto alla signora Miriam la seguente domanda:

“Lei parla di invidia. Insieme al presidente del COMITES, dal quale ho avuto diverse informazioni, stavamo commentando proprio questo ieri. Perché invidia?”
Miriam Giuzzi, ha risposto quanto segue:
“Perché lui era invidiato dalla gente del posto che lo credeva ricco ma lui è sempre stato semplicemente un gran lavoratore che se li è sudati i sui campi, dissodandoli con buoi ed aratro i primi anni in cui si era trasferito. Proprio come aveva fatto un tempo da ragazzo nella sua cascina di famiglia. Ed ha anche cercato di insegnare loro a lavorare la terra ma loro lo prendevano in giro per poi invidiare i frutti del suo sudato lavoro.”
Attenti quindi all’invidia che da queste parti può anche far male e non importa se dietro quel po’ che avete, per cui siete oggetto d’invidia, ci sia in realtà del duro lavoro e delle grandi rinunce.
Intanto sembra che la polizia locale abbia già arrestato il presunto assassino, un ragazzo dominicano.

Due dei tre figli di Vittorio sono già qui e si apprestano a riconoscere il cadavere del padre per riportarselo poi in Italia.