Oltre al danno la beffa. Questa è la situazione precisa del
turista francese Maurois Alain Siounanda deceduto lunedì scorso a seguito di
una caduta dal terzo piano in un incidente nella scala elettrica.
La scala elettrica e il suo eventuale corretto funzionamento sono
passati in secondo piano mentre i media si sono focalizzati sul presunto stato
di ebbrezza della vittima.
Le condanne al poveraccio non si sono fatte attendere, tipo: “Tanti
incidenti di ogni genere non succederebbero se le persone fossero lucide invece
che alterate da alcol o altre sostanza.”
E non è per solidarizzare con il turista francese, ma mi chiedo se
per salire su una scala elettrica ci sia bisogno della massima lucidità e
attenzione. E me lo chiedo come utente frequente dell’AILA come tanti altri
membri della nostra comunità.
I bambini, le persone con handicap vari anche mentali, insomma
tutti gli utenti senza eccezione possono accedere al servizio della scala
mobile o è meglio che si facciano a piedi le rampe di una normalissima scala o
che, se c’è, si prendano l’ascensore?
A parte che sinceramente non si capisce bene dove si sia
impigliato questo zainetto, se nell’ingranaggio mobile o nel passamano. Di
fatto si trattava della scala discendente e il turista vi era appena salito.
Come sia stato scaraventato dall’inizio del tragitto di discesa al
pavimento dell’aeroporto tre piani sotto resta un mistero. Invece si sostiene
che fosse ubriaco, come se l’ebbrezza facesse spiccare non solo voli mentali,
ma anche fisici. Ma dove si è impigliato questo zainetto, ma cosa ha fatto
precipitare il giovane francese? E soprattutto: perché la scala non si è
bloccata?
Non è un segreto per nessuno che se nei meccanismi della scala
qualcosa resta impigliato, vi si aggroviglia, deve scattare la più elementare
delle misure di sicurezza e cioè l’arresto della scala. Questo invece non è
successo.
Ma la vittima era ubriaca! Una spiegazione o piuttosto un
trasferimento di responsabilità?
La scala non si è arrestata quando lo zainetto del francese vi si
è impigliato. TENIAMO QUINDI PRESENTE CHE LE SCALE ELETTRICHE DELL’AILA NON
SONO SICURE.
Il francese era in stato di ebbrezza. Lo dice la dottoressa del
centro sanitario dell’aeroporto. E fin qui non ci sarebbe da ridire, andrebbe
accettato il verdetto e si dovrebbe escludere o meno lo stato di ebbrezza come
causa dell’incidente.
Di fatto però nella Repubblica Dominicana praticamente non esiste
un’attrezzatura diffusa in grado di misurare il livello alcolico delle persone.
Soprattutto non esiste negli ambulatori medici. Questa possibilità è forse
diventata attuabile con l’inizio dell’anno da parte di alcune, poche, pattuglie
della polizia a seguito di donazione dell’apparecchiatura necessaria da parte
di uno stato estero.
Né nell’ambulatorio né nell’ospedale Dario Contreras è stato
eseguito l’esame del sangue. E allora da cosa si deduce che fosse ubriaco? Dalla
puzza d’alcol?
Intanto nell’ospedale Dario Contreras il giovane è deceduto dopo 7
ore dal ricovero. Ripeto, non gli è stato fatto l’esame del sangue. Il
direttore sostiene che riscontrava segni di ebbrezza. Eppure lo stesso
direttore afferma che gli sono state praticate delle trasfusioni per risolvere
il problema dell’abbassamento del volume del sangue a seguito di emorragie
interne.
C’è una profonda contraddizione che fa pensare che queste
trasfusioni non siano state praticate al paziente e che quindi non gli siano state date le cure necessarie.
Comunque ricordiamoci che il turista era ubriaco, è caduto perché
era ubriaco, è morto in ospedale perché era ubriaco e ora si trova in qualche
obitorio con la sbornia già smaltita in attesa che qualcuno venga dalla Francia
a riconoscere il suo cadavere.