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sabato 10 febbraio 2018

Sono tanti I morti che non vengono reclamati da nessuno, tra di loro diversi italiani



Sarebbero due ogni settimana gli italiani che muoiono nella Repubblica Dominicana, di cui parecchi non vengono reclamati. Sono notizie recenti apprese dal Corriere della Sera. In questo caso dopo alcuni giorni il cadavere viene sepolto in un cimitero municipale. Il tempo di attesa prima di procedere all'inumazione va dai 15 ai 30 giorni a seconda della disponibilità di posti.
Questa situazione è tipica dei “lupi solitari” che vivono nell'isola come turisti. Sono italiani per lo più anziani. Qualcuno ha la pensione e vive con quella. Ne ho conosciuti con pensioni di 600 euro o con pensioni sociali che continuavano a percepire pur non trovandosi in Italia. Altri fanno qualche lavoretto per campare. Arrivano con il biglietto d’aereo e pochi soldi, hanno rapporti allentati in patria o nessun rapporto e rapporti superficiali sul posto. Sono incuranti del loro status migratorio, non smettono mai di essere turisti, nemmeno dopo vent'anni. E la tassa di soggiorno? Non la pagano, e con la morte la “evadono” definitivamente.

Di questi “lupi solitari” che arrivano qui a sopravvivere in qualche modo e soprattutto a morire ce ne sono tanti. Io ne conosco almeno tre. Certamente sono incuranti del giorno in cui finiranno di vivere, che non sarà tanto lontano dal giorno in cui si ammaleranno perché non hanno nemmeno un’assicurazione sanitaria.
La Repubblica Dominicana è anche questo a quanto pare, un posto dove si viene volentieri a morire. Non per niente trovo giustificato tutto questo rigore nell’ammettere nel territorio le persone che non soddisfano i requisiti minimi di solvenza economica e che non dimostrano la sicura intenzione di fare ritorno in patria. In fondo sono destinati a diventare una spesa per lo stato dominicano, per la nostra ambasciata e per noi, loro connazionali, per forza di cose anche i parenti più vicini sul posto.