Sarebbero due ogni settimana gli italiani che muoiono nella Repubblica
Dominicana, di cui parecchi non vengono reclamati. Sono notizie recenti apprese dal Corriere della Sera. In questo caso dopo alcuni
giorni il cadavere viene sepolto in un cimitero municipale. Il tempo di attesa
prima di procedere all'inumazione va dai 15 ai 30 giorni a seconda della
disponibilità di posti.
Questa situazione è tipica dei “lupi solitari” che vivono nell'isola come
turisti. Sono italiani per lo più anziani. Qualcuno ha la pensione e vive con
quella. Ne ho conosciuti con pensioni di 600 euro o con pensioni sociali che
continuavano a percepire pur non trovandosi in Italia. Altri fanno qualche
lavoretto per campare. Arrivano con il biglietto d’aereo e pochi soldi, hanno
rapporti allentati in patria o nessun rapporto e rapporti superficiali sul
posto. Sono incuranti del loro status migratorio, non smettono mai di essere turisti, nemmeno dopo vent'anni. E la tassa di soggiorno? Non la pagano, e con la morte la “evadono”
definitivamente.
Di questi “lupi solitari” che arrivano qui a sopravvivere in qualche modo e
soprattutto a morire ce ne sono tanti. Io ne conosco almeno tre. Certamente
sono incuranti del giorno in cui finiranno di vivere, che non sarà tanto
lontano dal giorno in cui si ammaleranno perché non hanno nemmeno un’assicurazione
sanitaria.
La Repubblica Dominicana è anche questo a quanto pare, un posto dove si
viene volentieri a morire. Non per niente trovo giustificato tutto questo
rigore nell’ammettere nel territorio le persone che non soddisfano i requisiti
minimi di solvenza economica e che non dimostrano la sicura intenzione di fare
ritorno in patria. In fondo sono destinati a diventare una spesa per lo stato
dominicano, per la nostra ambasciata e per noi, loro connazionali, per forza di
cose anche i parenti più vicini sul posto.