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venerdì 24 agosto 2018

Governo del cambiamento, la burocrazia che rema contro e la bandiera rainbow nell’ambasciata italiana di Madrid



Il governo del cambiamento trova tanti ostacoli nel suo percorso. Questa non è una novità. C’è tanta resistenza esterna: stampa e media di parte, mercati finanziari, mondialisti ecc. Chi si sente leso nei suoi interessi non rimane a braccia incrociate e non sta a guardare senza far niente come la “plebaglia dei populisti” gli rompe le uova nel paniere.
Una guerra non dichiarata ma scontata che ha avuto inizio lo stesso giorno in cui per tanti malauguratamente è nata la coalizione pentaleghista e si è formato questo governo.
Le ostilità sono all’ordine del giorno e si spera che la volontà degli elettori abbia alla fine il sopravvento, il che però non è sicuro al 100%. Ne vedremo ancora delle belle. E fin qui, a livello esterno nessuna novità.
La resistenza tuttavia non è solo esterna. I politici eletti quando vengono insediati negli incarichi assunti in sostituzione della gestione precedente si ritrovano un contesto burocratico che non sempre è favorevole.
Nella Repubblica Dominicana ad esempio una cosa del genere non potrebbe mai capitare. Qui si taglia la testa al toro. Semplicemente tutto il personale  statale del governo precedente viene sostituito con persone gradite ai nuovi eletti. Si tratta di un vero e proprio cataclisma sociale e viene appunto chiamato “aplanadora”, bulldozer, che coinvolge centinaia di migliaia di persone.
Questo non succede da noi ed è un bene, penso. Del resto il personale statale viene assunto a seguito di concorso.
Comunque è scontato che ai vertici delle posizioni burocratiche più importanti ci siano personaggi legati ai politici uscenti.
Ed ecco che ci ritroviamo ora in Italia con il governo eletto con al suo interno gente che rema contro. E se è vero che i panni sporchi si dovrebbero lavare a casa succede anche che qualcosa sfugga e diventi di dominio pubblico.
Tra i burocrati che manifestano una maggiore insubordinazione guarda caso ci sono proprio i super pagati diplomatici.
Questi per la verità non dovrebbero assumere posizioni politiche in quanto incompatibili con la loro funzione. Comunque è un dato di fatto che tanti diplomatici legati al PD non abbiano mai fatto mistero di questa loro simpatia dalla quale hanno tratto concreti vantaggi.
Ora è naturale che dopo la debacle elettorale e la perdita di consenso a vista d’occhio del PD, i burocrati simpatizzanti di questo partito impostino una qualche resistenza che potrebbe essere definita insubordinazione.
Comunque il nostro ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi non è certo la persona adatta per arginare questa quasi rivolta. Certe sue recenti dichiarazioni dimostrano senza ombra di dubbio di non essere schierato al 100% con gli obiettivi del governo pentaleghista.
E tanto per sorridere un po’ mi sembra interessante ricordare che recentemente l’ambasciatore italiano a Madrid, in occasione del Pride Gay di tale città, abbia issato accanto alla bandiera dell’Italia e dell’Unione Europea della sede dell’ambasciata anche la bandiera Rainbow.
Si tratta di un evidente vilipendio al tricolore. E questo è solo un episodio, ce ne sono degli altri, tanti, e avremo occasione di parlarne.